Perfezionarsi nel Jazz: tra versatilità e consapevolezza
di redazione [user #116] - pubblicato il 07 giugno 2021 ore 13:30
BASSO ELETTRICO JAZZ VOL.2 è il testo di Alex Carreri che affianca a nozioni teoriche e armoniche un percorso che spazia dalla tradizione al Jazz contemporaneo. Ad arricchire il lavoro, la presenza dei migliori bassisti italiani: da Paolo Costa a Federico Malaman, passando per Lorenzo Feliciati, Pierpaolo Ranieri, Andrea Lombardini e tanti altri...
Due sono i punti di forza del metodo di Alex Carreri BASSO ELETTRICO JAZZ. Il primo è la contestualizzazione storica dello strumento. Il percorso didattico proposto poggia, infatti, sulla storia e lo sviluppo del basso elettrico: dalle origini negli anni ’50 (in cui rivestiva un ruolo marginale e subordinato al contrabbasso) fino al suo fiorire nelle produzioni di Miles Davis, Sonny Rollins, Gary Burton o Herbie Hancock grazie all’evoluzione di cui ha beneficiato nella tecnica, inventiva e musicalità di giganti come Jaco Pastorius, Bob Cranshaw, Stanley Clarke, Antony Jackson…
In questo modo, il continuo rifarsi della proposta didattica a un repertorio musicale selezionato e colto ne rinforza l’autorevolezza e contribuisce a offrire allo studente un approccio concreto che sviluppa e alimenta tecnica, teoria e cultura musicale.
Il secondo punto di valore è la scelta brillante di Carreri di coinvolgere nel testo alcuni dei più attivi e capaci bassisti italiani: Federico Malaman, Andrea Lombardini, Dino D’Autorio, Lorenzo Feliciati, Pierpaolo Ranieri, Attilio Zanchi e molti altri…i musicisti coinvolti eseguono proprio le parti di basso selezionate da Carreri per proporre allo studente un percorso di studio, analisi e arricchimento culturale attraverso linee di John Patitucci, Victor Bailey, Marcus Miller… ogni ospite porta approcci, sonorità e personalità diverse che sensibilizzano e arricchiscono lo studente tanto sul tema della versatilità che sul valore imprescindibile di avere una voce unica.
Un buon metodo che può aiutare a fare un salto di qualità e consapevolezza soprattutto a bassisti già capaci - magari autodidatti – ma persi e confusi nell’overload di informazioni del web. “Il valore che un metodo può offrire è di attenuare o compensare questa dispersione, attraverso una raccolta di contenuti messi in ordine seguendo criteri logici e progressivi in base ad un preciso obiettivo prefissato.”
Abbiamo incontrato Carreri per affrofondire il suo lavoro.
La copertina di BASSO ELETTRICO JAZZ VOL.2 parla di "tecniche e concetti avanzati": spiegaci quali sono i requisiti di preparazione che un bassista deve avere per poter studiare in maniera consapevole questo manuale...
“Basso Elettrico Jazz”, edito da Isuku Verlag (DE) e distribuito da Volonté&Co, è un’opera didattica suddivisa in due volumi concepita per creare un percorso strutturato e completo nello studio del basso elettrico nel linguaggio jazz.
Per affrontare lo studio del volume 2 – “Tecniche e concetti avanzati per l’accompagnamento”, occorre avere una preparazione tecnica di base e una discreta capacità di lettura, requisiti fondamentali per qualsiasi tipo di studio di perfezionamento si intenda intraprendere, a prescindere dal genere che si desidera approfondire. Nello specifico, i prerequisiti richiesti sono la conoscenza delle triadi, delle scale principali, e degli elementi di base dell’armonia (intervalli, accordi e progressioni armoniche), argomenti presenti e trattati nel volume1 – “Tecniche e concetti di base per l’accompagnamento”.
Il tuo testo si distingue per il contributo attivo di tantissimi bassisti. Ce ne parli? Ci spieghi come sono intervenuti sul libro?
L’anno scorso, durante la prima fase del lockdown, stavo lavorando alla realizzazione di 22 trascrizioni di linee di basso di bassisti celebri (A. Jackson, M. Miller, J. Pastorius, S. Swallow, J. Haslip, etc.) da inserire nel metodo. Trovandomi in una condizione particolare che ha costretto molti musicisti all’isolamento, è nata l’idea di provare a rompere questa distanza fisica e nello stesso tempo rafforzare il senso di comunità tra musicisti. Ho iniziato così a contattare alcuni colleghi bassisti, tra cui molti che già conoscevo, per proporgli di incidere le tracce di basso relative alle trascrizioni.
Grazie alla loro disponibilità e a questa forma di collaborazione, durante la fase di revisione abbiamo potuto confrontarci su varie soluzioni tecniche, timbriche e di scrittura da poter adottare per rendere le trascrizioni il più possibile fedeli e autentiche rispetto alle incisioni originali, mettendo in campo tutte le conoscenze musicali e professionali che ognuno di noi bassisti aveva nel proprio background. E’ stata un’esperienza straordinaria che conserverò per tutta la mia vita.
Quali ritieni siano gli elementi tecnici ed espressivi più importanti che un bassista deve coltivare per essere coerente e preparato nel jazz?
Gli elementi chiave che secondo me caratterizzano in modo significativo il linguaggio jazz sono quattro: la pronuncia, una buona preparazione armonica, le abilità ritmiche e il processo teorico-pratico che guida verso l’improvvisazione. Attraverso i contenuti, presenti nei due volumi di “Basso Elettrico Jazz”, ho voluto affrontare tutti questi punti fondamentali proponendoli in modo organico e graduale all’interno di un percorso strutturato su vari livelli. A supporto dei due testi sono contenute anche numerose tracce audio relative agli esercizi, agli esempi e alle trascrizioni, in modo da facilitarne la comprensione, anche per gli studenti che hanno iniziato da poco e non hanno ancora raggiunto un sufficiente livello per la lettura delle note.