VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
di [user #36147] - pubblicato il

Ormai succede spesso di sentir gridare “al falso!” di fronte a strumenti d’epoca, non era però il caso di una rara Stratocaster in swamp ash del 1958, come emerso durante le fasi di restauro.
Uno degli aspetti più affascinanti del restauro è senza dubbio quello “conoscitivo”, in quanto certi aspetti costruttivi, certi dettagli o lavorazioni specialistiche, le possiamo scoprire solo durante le opere di restauro.

Oggigiorno, quando si ha l’occasione di acquistare strumenti “refin”, riverniciati, e quindi dal prezzo più abbordabile, è buona norma - a meno che la riverniciatura non sia già stata eseguita professionalmente - procedere a un restauro coerente con l’epoca e le specifiche dello strumento, al fine di poter fugare qualsiasi dubbio relativo all’originalità sia dei legni sia delle componenti hardware.

È esattamente quanto accaduto con una bellissima Stratocaster del 1958 acquistata alla fiera di Arlington negli anni ’90 da un amico musicista che all’epoca viveva negli States, messa in vendita lo scorso anno e acquistata da un collezionista in Francia.

Dopo qualche mese di apparente felicità per lo strumento, che suona in maniera davvero incredibile, l’acquirente muove dubbi circa l’autenticità del pezzo e richiede di renderlo per acquistarne un altro. Una volta rientrato “alla base”, consiglio il proprietario di procedere a un restauro professionale da documentare fase per fase al fine di rendere giustizia allo strumento stesso.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
La chitarra così come si presentava, tasti jumbo “a fine corsa” e refin non professionale.


La chitarra infatti aveva un “old refin” al manico e al body non esattamente all’altezza di quello che era in origine, anche i tasti erano stati arrotondati troppo ai bordi e, come conseguenza, le note suonate sia sul Mi cantino sia su quello grave tendevano a uscire dalla tastiera suonando. Quindi aldilà dell’aspetto estetico e di feeling dato dalla verniciatura non corretta, lo strumento meritava un restauro adeguato anche per quanto concerne la suonabilità.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Dettaglio del play wear originale che abbiamo preservato e dei tasti eccessivamente stondati.


Il manico - Liutaio Matteo Rufini

Il manico, pur non avendo danni strutturali, era stato ritastato con tasti jumbo - ora “a fine corsa” - ed eccessivamente stondati nel corso delle rettifiche, tanto che ora sia il Mi grave che quello cantino tendevano a uscire dalla sede del tasto mentre si suonava. Il manico era stato anche interamente rivestito di una vernice acrilica, anche sopra le usure naturali presenti sulla tastiera, mentre era ancora visibile l’impressione della decal orginale sulla paletta, dove il legno non si è mai potuto scurire per l’esposizione al sole.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Il manico pronto per la verniciatura. Con ancora visibile la posizione della decal originale.


Il nostro Maestro Liutaio Matteo Rufini ha curato il restauro del manico del 1958. 
Di comune accordo con il proprietario, si è deciso per un refret con tasti di stile vintage, leggermente più alti rispetto a quelli in uso all’epoca, rifacimento del capotasto in osso e riverniciatura “period correct” alla nitro.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Il manico a verniciatura ultimata, finalmente in risalto la figurazione in leggero “birdseye”, prima nascosta dalla vernice acrilica ambrata artificialmente.


Il manico, che presenta il tipico profilo a C di fine '58 inizio 1959, è stato dapprima pulito dalla vernice non originale, mantenendo inalterata la sagoma e i profili del legno. Matteo ha poi isolato le usure originali presenti sulla tastiera prima di procedere alla verniciatura, in modo tale da restituire al manico il feeling originario, con il suo vissuto.

La decal replacement, realizzata in corretta serigrafia, ci è stata fornita dal cliente.

Il body - Liutaio Romano Burini
Il body, in leggerissima tavola unica di frassino, era stato riverniciato in un tentativo di Blonde amatoriale. Forse non tutti sanno che, a partire dalla primavera del 1956, Fender smise di utilizzare il frassino per le Stratocaster “standard”, optando per l’ontano. Il frassino venne ancora usato, ma per quegli strumenti richiesti nella finitura custom Blonde. Per cui questa chitarra fin dall’inizio dei suoi giorni è stata vestita della bella finitura semi trasparente tipica di casa Fender.

Del restauro del body si è occupato il nostro Maestro Liutaio Romano Burini, che ha prima di tutto rimosso la verniciatura amatoriale sunburst dal body, manentendo bordi, sagome e spessori.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Il body una volta rimossa la verniciatura non originale.


A quel punto è iniziata la fase di verniciatura vera e propria. Non tutti sanno che Fender, negli anni '50, applicava il Blonde con medesimo procedimento del Sunburst. Infatti gli americani chiamano questa finitura White Burst, perché Fender, al fine di nascondere giunzioni, imperfezioni, e gli stessi fori di lavorazione dei body (dowels) utilizzava una mano più coprente sui bordi dei body in finitura blonde che, invecchiando, viene accentuata in maniera maggiore con l’ingiallimento della nitro. In sostanza, invece di spruzzare il colore più scuro sui bordi, come per il sunburst, per il “white burst” veniva utilizzato il colore chiaro del blonde ma in una miscela più opaca. Così ha fatto Romano per ricreare la finitura del 1958.

Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Prima applicazione del “blonde” in uso all’epoca.


Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Dettaglio trasparenza a lavoro ultimato.


Su richiesta del cliente la verniciatura è stata trattata con un processo di “aging” leggero, consono all’età dello strumento.

Il setup finale e il ritorno a casa
Una volta ultimati i lavori di restauro la chitarra è stata quindi rimontata e, grazie al lavoro fatto in particolare sui tasti, la suonabilità è eccellente. Lo strumento conserva tutte le altre parti originali, in particolare i pickup, mai riavvolti o riparati, con unica eccezione del coperchio coprimolle posteriore.

Il risultato finale è una chitarra che è tornata indietro nel tempo, rivestita dell’abito che aveva in origine e riportata alle sue caratteristiche uniche per quell’anno, anche a livello di suonabilità.
Tra fine 1958 e 1959 infatti il manico diventa a C con un profilo più moderno e comodo rispetto ai precedenti, mentre l’abbinata del leggerissimo body in tavola unica di swamp ash con il manico di acero restituisce uno strumento dal suono veramente unico, e molto risonante anche da spento.

La potete sentire qui, suonata dal grande Mattia Tedesco.



Fender Stratocaster #30817 del 1958: il restauro ToneTeam
Lo strumento a restauro completato.
chitarre elettriche fender gli articoli dei lettori stratocaster vintage vintage vault
Nascondi commenti     43
Loggati per commentare

di Max Scarpanti [user #56093]
commento del 26/07/2021 ore 08:38:55
Splendida creatura!

Grazie Romano Burini ;)
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:19:26
Grazie !!! Romano è un Maestro!
Rispondi
di Zoso1974 [user #42646]
commento del 26/07/2021 ore 10:09:1
...poesia pura...
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:19:41
Grazie mille !!! si questa "canta" come si suol dire !!!
Rispondi
di bobbe [user #36282]
commento del 26/07/2021 ore 10:17:11
Spettacolo
Rispondi
Loggati per commentare

di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:19:50
Grazie mille !!!
Rispondi
di Arch [user #51394]
commento del 26/07/2021 ore 10:19:1
Complimenti ancora una volta per l'articolo. E come al solito, bellissima chitarra : )
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:20:00
Grazie di cuore !!!
Rispondi
di ricctorr [user #10932]
commento del 26/07/2021 ore 11:18:06
Senza parole..
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 26/07/2021 ore 11:43:45
Su che quotazioni si aggirano strumenti di questo tipo restaurati?
Rispondi
di sonicnoize [user #36973]
commento del 26/07/2021 ore 12:03:00
immagino si parta dal solito rene al quale aggiungere altri organi a piacere
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 26/07/2021 ore 12:18:03
Ero curioso perché cercando un po' si trovano facilmente i prezzi dei modelli in buone condizioni senza restauro.
Qui saremo un po' sotto considerato che la non originalità di vernici o componenti un po' fa scendere.
Altra cosa interessante è se questi strumenti vengono corredati con certificati relativi alle lavorazioni, alla loro fedeltà alla tradizione, ecc... questo sicuramente farebbe abbassare meno il prezzo.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 26/07/2021 ore 16:40:27
Ricordo che negli anni '90 i prezzi degli strumenti restaurati e riverniciati cadevano anche del 40%-50% rispetto a strumenti completamente originali. Ora non so, nel senso che di strumenti originali in perfette condizioni ne girano sempre meno, per cui probabilmente hanno preso maggiore valore anche gli strumenti restaurati/riverniciati. Poi dipende molto secondo me dagli interventi. La riverniciatura del solo corpo è un conto, quella di tutto lo strumento inizia ad essere certamente già un discorso un po' diverso. Comunque secondo me il rischio con gli strumenti Fender riverniciati è quello di ritrovarsi con un collage di parti, magari anche tutte originali, ma prese da strumenti diversi. Lo strumento integro ti da più garanzie, soprattutto quando sono ancora presenti le saldature originali dell'elettronica e in particolare quella della pressa del jack, per cui puoi essere ragionevolmente sicuro che non siano state rimosse dal corpo dello strumento. Anche se, chi si intende a falsificare strumenti sa probabilmente anche come replicare le saldature, per cui ci vuole sempre l'occhio di un esperto a valutare.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 21:41:00
se "l'esperto" è tale, le saldature ed altri importanti dettagli non sfuggono, in ogni caso altro mito da sfatare, ci sono molti più falsi Gibson che Fender, anzi, gli Strumenti Fender possono essere autenticati in dettaglio con relativa semplicità, mentre una volta che una Gibson è stata modificata e riverniciata integralmente non è affatto scontato capire l'entità degli interventi fatti, a meno che non venga esplicitata. In ogni caso da anni tutti gli strumenti che passano di qui vengono fotografati, catalogati e foto e numeri seriali esposti nel portfolio dedicato sul mio sito. Così facendo l'eventualità che qualcuno mescoli le chitarre si riduce di molto. Per quanto riguarda il valore, anche oggi le chitarre restaurate valgono meno dei loro alter ego, come detto in uno dei commenti, una 1958 blonde non restaurata oggi costa 80mila euro, per cui questa in realtà è stata venduta per 1/4 del valore pieno.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 26/07/2021 ore 18:26:01
Penso oltre ventimila
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:20:49
Questa è nata blonde, e una blonde 1958 nickel parts totalmente originale oggi passa gli 80Mila Dollari americani. Questa è stata venduta, dopo il restauro, per 23Mila Euro
Rispondi
di Repsol [user #30201]
commento del 26/07/2021 ore 20:31:19
Ho una domanda....chi compra una refin?
Il collezionista? Io non credo, perche' i collezionisti (almeno quelli che conosco io qui in California) comprano chitarre completamente originali, le refin non vengono considerate. Io stesso non ho mai valutato una refin (con 23 mila euro - 27 mila dollari - si prendono pre-CBS originali degli anni '60)
Il musicista proffessionista? Non credo, perche' il proffessionista cerca il suono e con una Custom Shop da 5 mila dollari spesso il suono c'e'. Non voglio entrare nella diatriba tra vintage e Custom Shop ma credo sia palese che con una CS attuale e tutti gli interventi di post-produzione in studio un proffessionista il suono lo trova. Idem in live.
L'amatore? All'amatore basta e avanza una American Standard e credo siamo tutti d'accordo.
La mia non e' una provocazione e' cercare di capire l'utente tipo di questo genere di chitarre.
E ne approfitto per fare i complimenti per il lavoro di restauro, davvero un capolavoro.

Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 26/07/2021 ore 20:49:53
Sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi. Non ho mai acquistato una pre-cbs, ma se dovessi farlo preferirei di gran lunga prenderne magari una di qualche anno più recente (tipo una '64) ma tutta originale che un Refin. Ma immagino che altri possano ragionare in modo diverso.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 21:39:30
"refin" non è mica una malattia. Un restauro ben fatto porta solo valore allo strumento che lo aveva ormai perduto (sono "tutte originali" una volta sola). Se vuoi una anni '50 maple neck non ti interesserà avere una 1964 tutta originale, idem se vuoi una Pre CBS con tastiera in palissandro non ti accontenterai di una 1969 con vernice originale. Chi cerca il suono accoglie a braccia aperte le chitarre, originali, restaurate!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 27/07/2021 ore 05:53:59
E ci mancherebbe che il "refin" non sia una malattia 🤣 A scanso di equivoci, considero di eccezionale valore i lavori di restauro che presenti nei tuoi articoli. Sono operazioni meritorie per preservare questi strumenti, che comunque sono un pezzo di storia e nelle mani giuste possono sicuramente rendere tantissimo.

Il problema filosofico del vintage rimane sempre quello un po' della commistione di due elementi secondo me: 1) L'aspetto storico-collezionistico. Se uno è attratto da quello non ci sarà strumento moderno o replica che tiene. 2) La riproducibilità del suono vintage in strumenti moderni. Da questo punto di vista concordo che la produzione attuale del CS Fender non fa più molte chitarre con l'intento di replicare fedelmente gli originali, ma produce strumenti con un taglio più moderno: vedi in particolare i pickups spesso sopravvolti, tastiere più piatte, tasti più grandi. Però IMHO credo che la possibilità di trovare un punto di equilibrio nel mare magnum della produzione moderna ci sia, magari pure rivolgendosi a produttori indipendenti. Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte e valutazioni, ci mancherebbe. Ecco personalmente forse io sarei più collezionista che musicista da questo punto di vista ma -come scritto nel post sopra- capisco che i punti di vista possono essere diversi.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 06:13:1
E' verissimo quel che dici, ma il punto credo sia solo "mentale", se vuoi l'originale non ci sarà copia che tenga, alla fine, che sia ottima liuteria o Custom SHop, sempre repliche, cloni, ispirazioni, sono... Capisco un musicista che una volta nella vita decide di avere "the real thing". Alla fine l'originale non deve essere altro che ciò che è, mentre le copie partono sempre "In salita", perchè per avvicinarsi davvero al suono di allora devono rispettare una marea infinita di dettagli, tutto meno che scontati, e spesso nemmeno noti ai costruttori di oggi! Si tende ad imitare il "vestito", l'apparenza estetica, piuttosto che la sostanza, che è poi però quella che un musicista cerca!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 27/07/2021 ore 07:27:41
Concordo sul fatto che il nocciolo della questione sia puramente "mentale", che è poi ciò che ti fa spendere 23 mila euro (O_O) per una chitarra elettrica da portare nei locali davanti al pubblico; e ognuno i suoi soldi li spende come crede.
Bazzicando per pura passione nella costruzione/assemblaggio, fatico a spiegarmi come una chitarra costruita oggi, per "avvicinarsi davvero al suono debba rispettare una marea infinita di dettagli".
Parliamo di un manico d'acero, l'acero è un legno comunissimo, si trova molto stagionato se lo si desidera. Avvitato a un pezzo di frassino oppure ontano, anch'essi legni comuni e stagionabili.
I pickup sono certamente un elemento determinate, ma sono straconvinto che con le tecniche di oggi si ottenga tutto. Non stiamo parlando di uno strumento acustico.
Io credo che il punto sia davvero mentale, che ci può stare, per carità, ma rimane tale.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 07:47:0
Eheh, quanto ti sbagli!!! Certo, apparentemente la "ricetta" è semplice, ma non lo è affatto, e a livello sonoro tra quello che puoi costruire tu oggi fa sorridere vicino a quelle vere, proprio perchè si sottovalutano i dettagli, lo ha fatto la Fender in maniera più che approssimativa nel 1982, e lo fa ancora oggi. "si ottenga di tutto" e "non stiamo parlando di uno strumento acustico", Niente affatto. Questi erano e rimangono strumenti straordinari che ancora oggi suonano meglio di qualunque riedizione, non c'è proprio nemmeno da fare il paragone. Non a caso la Fender stessa basa ancora oggi il proprio top di gamma nel tentativo di riproporre quegli strumenti, purtroppo (o per fortuna a ben vedere) senza nemmeno avvicinarcisi.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 21:37:46
Questa la ha comprata un musicista che voleva una strato anni '50, per il suo progetto di surf music / anni 50, e la voleva col body in frassino proprio come questa. L'alternativa originale era troppo costosa per cui questa è stata perfetta per le sue esigenze.
Rispondi
di Repsol [user #30201]
commento del 27/07/2021 ore 00:08:31
Si capisco....é che a parere mio il musicista che ha un progetto può prendere una Custom Shop da 5 mila euro con body in frassino e il progetto non ne risentirá.
In ogni caso si é portato a casa un bellissimo strumento, quindi complimenti a lui e a chi ha seguito il progetto di restauro.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 00:16:41
Il musicista che conosce gli strumenti originali non comprerà mai un custom shop, che imita il look ma per quanto riguarda il suono non è nemmeno parente (purtroppo) di quelle vere. Considera che chi fa musica di nicchia cerca spesso di riprodurre il più fedelmente possibile i suoni, per cui invece di possedere 3,4 custom shop preferisce acquistare quella originale, poi ad ognuno il suo, ma per quei generi "chitarra/ampli" avere tra le mani la chitarra "vera" fa tutta la differenza per chi suona!
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 19/02/2023 ore 19:17:08
Come mai proprio in frassino ,te l’ha detto.
Rispondi
di onlyfender [user #5881]
commento del 26/07/2021 ore 14:03:05
Che dire? Stupenda…
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:21:00
Grazie mille!
Rispondi
di NICKY [user #46392]
commento del 26/07/2021 ore 17:20:43
Magnifico lavoro complimenti!!!!! E' come restaurare la gioconda..........la stratocaster è patrimonio dell'umanità!!

qualcuno mi sa dire perchè su molte strato 50/60s il MI è quasi sporgente a fine tastiera?
Il buon Leo non poteva predisporre sellette meno generose?
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 26/07/2021 ore 17:24:36
Probabilmente la spiegazione è da ricercarsi nell'allineamento ponte/manico non perfetto in alcuni esemplari, non tanto di un problema di spaziatura delle sellette. Ci sono comunque modi di risolvere il problema, spesso giusto riallineando il manico correttamente.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 26/07/2021 ore 18:29:
Ma perché? Questo l'ho trovato su strat anni settanta anche. Il mi cantino vicino al bordo.
Una volta un liutaio mi disse che era un fatto commerciale per accontentare alcuni clienti che volendo fare funky preferivano le corde spostate verso il bordo del cantino.
Sono quelle sfumature di playing che non trovi da nessuna parte e che puoi solo "sperimentare"
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:22:1
Nel caso specifico è la angolazione della foto che inganna, ma come hanno già detto bene in altri commenti, è qualcosa di tipico, non dimentichiamo che all'epoca le corde che montavano in fabbrica erano (minimo) 0.12 con sol Avvolto, nessuno suonava a fondo manico =) Non se ne curavano troppo, ma in fase di setup si può centrare perfettamente.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 26/07/2021 ore 18:32:04
Complimenti per lo strumento, per il musicista e per il restauro.
Una cosa non è chiara: l'usura del manico, visibile in uno scurimento dell'acero in alcune aree circostritte (dovute al sudore, attrito, sporcizia, ecc.) che cosa è corretto in fase di restauro? Rimuoverle, schiarirle, verniciarle tal quali, non verniciarle? Grazie
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 19:23:13
Come raccontato nell'articolo, le abbiamo mantenute, preservate, e non è stata applicata vernice in quei punti (in precedenza erano state coperte) in modo da mantenere il feel originale, visto che erano segni dovuti all'usura naturale data dal suonare
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 26/07/2021 ore 20:12:53
Ok. Quindi la scelta è stata di lasciarle assolutamente naturali, reali senza nemmeno schiarirle o verniciarle.
Ti ringrazio perché sono cose importanti.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 26/07/2021 ore 21:41:10
Figurati, un piacere. Si, l'idea è di riportarla il più possibile a come era in origine, e dove c'è traccia del vissuto originale, non artefatto, mantenerlo e, quando possibile, esaltarlo!
Rispondi
di TOX [user #41333]
commento del 27/07/2021 ore 08:48:3
E' sempre una goduria leggere i tuoi articoli, grazie per la condivisione. Per questo genere di restauri dovrebbero riconoscere ai clienti il superbonus 110% :)
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 27/07/2021 ore 09:45:07
Articoli davvero interessanti e pieni di storia e dettagli, complimenti.
Aggiungo una nota personale, scorrendo gli altri commenti, uno strumento originale suona davvero diverso da qualunque replica moderna, nel mio caso ho provato una 54 e il suono vicino ad una CS era tutt'altra cosa, meglio o peggio son gusti.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 09:48:28
Esatto, non mi piace mai dire che "le vecchie" siano "meglio" a priori, la domanda che mi sono sempre posto è "la replica quanto è fedele all'originale?" e in questi termini, ad oggi, devo ancora trovare una replica che mi soddisfi al 100%. Però devo anche dire che è proprio questo che rende bello ed appassionante lo studio, la ricerca, e la "scoperta" degli strumenti di allora, che ancora oggi sono apprezzati e desiderati, ed ancora belli da suonare!
Rispondi
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 27/07/2021 ore 10:33:
Un altro gran bel restauro e filologicamente il piu' corretto possibile....che dire: oltre che bravi nella realizzazione siete anche molto competenti nel COME fare i lavori.
La chitarra suona che e' una meraviglia
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 27/07/2021 ore 10:42:56
Grazie mille! facciamo del nostro meglio per riportare questi piccoli pezzi di storia nelle condizioni migliori possibili! Si, ha un suono davvero pazzesco!
Rispondi
di XLarge [user #10353]
commento del 29/08/2021 ore 09:41:21
Belli i Nail Holes...😁😁😁
Rispondi
Altro da leggere
Stupende chitarre, meravigliose rovine: l'approccio migliore al restauro
Cinque miti sulle Fender vintage sbugiardati
Come trovare la chitarra vintage dei tuoi sogni
Da Nashville a Perugia: restauro di una Telecaster del 1952
Fender Stratocaster #0018 del 1954: il restauro ToneTeam
Fender Stratocaster #0689 dell'agosto 1954: il restauro ToneTeam
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)
Gretsch G5220: gran muletto per i più esperti
Mini Humbucker FG Mini-H SP-1
Fattoria Mendoza Hi-Crunch: il fratello arrabbiato dell'M
Harley Benton Tube5 combo: sei bella quando strilli
Parliamo di analogico!
Sistemi digitali per cinquantenni soddisfatti
Impressioni a freddo sul Neural DSP Quad Cortex
Acquistare strumenti musicali in Gran Bretagna: come funziona il dazio...
Basi o Altezze?




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964