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Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
di [user #36147] - pubblicato il

È il 1959, anno iconico per le chitarre e di molti cambiamenti introdotti nei prodotti Fender. Scopriamoli attraverso tre diversi "casi studio": un Jazz Bass e due Stratocaster d'epoca.
Quando si parla di "1959" e di chitarre vintage, è impossibile non pensare alle mitiche Les Paul Standard in Sunburst, ma il 1959 fu anche un anno di grandi cambiamenti in casa Fender, che sul finire del 1958 introdusse la prima Jazzmaster, mentre nel corso del 1959 sviluppò i prototipi di quello che sarebbe diventato il basso elettrico per antonomasia, il mitico Jazz Bass, offerto a partire da metà 1960.

Pochi sanno che Leo, da buon inventore quale era, difficilmente si sentiva “arrivato” o “soddisfatto”. Infatti, ogni sei mesi circa andava introducendo “migliorie” alla produzione dei propri strumenti, per poter rinnovare sempre l’offerta e anche venire incontro sia alle esigenze dei musicisti sia al feedback dei negozianti che vendevano i prodotti Fender.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il prototipo della Jazzmaster del 1958.

Visto il buon successo della Jazzmaster, che per la prima volta nella storia Fender fu il primo strumento a ricevere una tastiera in palissandro applicata sul manico di acero, a metà 1959 questa nuova tipologia costruttiva venne introdotta anche per le Stratocaster e Telecaster, e ovviamente tutti gli altri modelli di casa Fender.

Le ragioni sono molteplici, pare che si volesse ovviare alla “antiestetica” usura (che oggi tanto bramiamo) che si andava formando sui manici di acero monoblocco, ma la ragione era anche costruttiva: nascondendo di fatto l’intera lavorazione del truss rod, si azzerava praticamente la possibilità di errori in fase di fresatura del canale, che sarebbero stati visibili sia sul retro manico sia sul fronte della paletta.

Per cui, quando pensiamo a una Stratocaster del 1959, a ben vedere dovremmo pensare ad almeno tre versioni della stessa. Infatti, per i primi mesi del 1959 lo strumento era ancora a tre toni con il rosso ben presente nel Sunburst, manico di acero e battipenna monostrato bianco a otto viti, poi venne introdotta la tastiera in palissandro “slab board”, con in un primo momento una varietà di configurazioni, battipenna monostrato bianco, oppure il primo “green celluloid” a tre strati, a otto, nove, dieci viti, per poi consolidare il design a quello che tutti oggi conosciamo, battipenna “green celluloid” a undici viti.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Due rarissime 1959 slab board con ancora più rari battipenna in green celluloid a nove e otto viti.


Le modifiche costruttive, e non solo nel design dello strumento, sono state molteplici. Di fatto la "nuova" Stratocaster era a tutti gli effetti uno strumento che si distaccava, anche in termini di suono, da quelli anni ’50, e una caratteristica unica di questo periodo è proprio il colore del sunburst.

Per approfondire il tema oggi vi proponiamo tre restauri che abbiamo curato, come ToneTeam, per ripristinare la verniciatura di tre strumenti Fender del 1959/1960, due Stratocaster e un raro Jazz Bass di agosto 1960, uno dei primissimi mesi di produzione dell’iconico basso.

La Fender Stratocaster del 1959 Maple Neck - seriale #36028
Nonostante tutto quello che si può pensare, accadono ancora cose meravigliose. Un caro amico musicista stringe una bellissima amicizia con una ragazza dal Portogallo che, anni dopo, decide di donargli lo strumento di famiglia, la Stratocaster di suo padre. E non si trattava di una chitarra qualunque, ma di una vera Strat del 1959 maple neck! Lo strumento era stato riverniciato di bianco, ma con ancora la data originale ben visibile sul body, e conservava ancora tutte le parti originali.
Di comune accordo con la famiglia del proprietario originale, sono stato incaricato di curare il restauro dello strumento. Così, dopo averlo analizzato in dettaglio, ho attivato il nostro Tone Team per poter procedere.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
La chitarra prima del restauro


Il Manico - Liutaio Matteo Rufini
Il manico, di inizio 1959 con un bellissimo profilo a “C” piena, conservava ancora la verniciatura originale sul retro e sul fronte paletta, mentre il fronte tastiera è stato interamente riverniciato in occasione del refret. Lo stato dei tasti e anche la posa era eccellente, per cui ci siamo limitati a lavorare sull’aspetto che premeva al proprietario, e cioè ripristinare l’aspetto originario, visto che la vernice utilizzata per la tastiera era di un colore assolutamente non naturale, nemmeno parente della verniciatura originale.
Il nostro Maestro Liutaio Matteo Rufini ha curato il restauro del manico del 1959.

Il manico è stato dapprima pulito dalla vernice non originale, mantenendo inalterata la sagoma e i profili del legno. Matteo ha poi isolato le usure originali presenti sulla tastiera prima di procedere alla verniciatura, in modo tale da restituire al manico il feeling originario, con il suo vissuto.
Procedimento analogo a quello utilizzato anche per il restauro della 1958 che abbiamo raccontato qui.

Il body - Liutaio Romano Burini
Il body, in due pezzi di leggero ontano, era stato riverniciato in un tentativo di Olympic White amatoriale. Per fortuna la cavità posteriore del tremolo è stata preservata, con la data originale, a testimonianza della verniciatura originale in Sunburst con cui lo strumento ha lasciato la factory nel 1959.

Del restauro del body si è occupato il nostro Maestro Liutaio Romano Burini, che ha prima di tutto rimosso la verniciatura amatoriale sunburst dal body, mantenendo bordi, sagome e spessori.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il body una volta ultimata la rimozione della vernice non originale, sono ancora visibili le tracce del sunburst.

A quel punto è iniziata la fase di verniciatura vera e propria. Non tutti sanno che Fender, negli anni '50, applicava il sunburst di fatto sempre “a tre toni”. Infatti dal 1954 al 1958 la verniciatura prevedeva un terzo “colore” che era il marrone chiaro, per favorire una transizione più “sfumata” per l’appunto tra il giallo e il bordo esterno marrone scuro. È per questo che praticamente tutte le “reissue” lasciano stranito l’osservatore, perché per via della “banalizzazione” della dicitura “2-tone” la stessa Fender si limitò a spruzzare un bordo nero attorno al “cuore” giallo.

Quello che cambiò nel 1958 fu l’introduzione del rosso vivo al posto del marrone chiaro. Ed è proprio così che Romano ha ripristinato la tinta di questa Fender del 1959.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il body con il “vestito” di un tempo, prima delle ultime mani di trasparente.


Su richiesta del cliente la verniciatura sarà poi trattata con un processo di “aging” leggero, consono all’età dello strumento.

La Fender Stratocaster del 1959 Slab Board - seriale #42788
Questa splendida Stratocaster di dicembre 1959 invece è arrivata in condizioni originali, fatto salvo la verniciatura del body, rifatta in un discutibile tentativo di Shoreline Gold, per così dire. Per fortuna anche qui la data nella cavità del tremolo è stata preservata, così come la vernice originale in quel punto.

Del restauro del body si è occupato il nostro Maestro Liutaio Romano Burini, che ha prima di tutto rimosso la verniciatura amatoriale Shoreline Gold dal body mantenendo bordi, sagome e spessori.
A quel punto è iniziata la fase di verniciatura vera e propria. E qui però la musica cambia, infatti Fender, sul finire del 1959 e per buona parte del 1960, verniciò i body con un sunburst molto più “spesso” soprattutto per quanto riguarda il marrone scuro più esterno, ed è tipico di questo periodo osservare come i rossi usati per le sfumature spariscano con l’esposizione alla luce UV col passare degli anni. Guarda caso questo avvenne anche sulle mitiche Burst: che fosse una partita di colori “fallata”? Non lo sapremo mai con certezza, ma è un fatto che dal finire del 1960 il “difetto” fu corretto.
Nota per i nerd, non tutte le “faded red” del 1959 / 1960 lo sono davvero. Quelle che lo sono ci mostreranno il rosso originale non sbiadito sotto al battipenna, sotto al jack cup, ecc., mentre ci sono molti strumenti che non hanno proprio mai ricevuto il rosso, forse proprio perché Fender stava lavorando per risolvere il problema della resistenza del pigmento ai raggi UV.

In questo caso quindi Romano ha cercato di ricreare l’effetto del “rosso sbiadito” mentre per intensità e tonalità del giallo ha utilizzato il riferimento del colore originale presente nelle cavità.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il body con il “vestito” di un tempo, prima delle ultime mani di trasparente.

Su richiesta del cliente la verniciatura è stata trattata con un processo di “aging” leggero, consono all’età dello strumento.

Clicca qui per vedere foto del restauro completato.

Il Jazz Bass del 1960 - seriale #54685
Agosto 1960, uno dei primissimi mesi di produzione dell’iconico Jazz Bass, presente sulle prime pubblicità dell’epoca senza ancora un nome sulla paletta. Infatti quello che viene da tutti chiamato “Transition logo” fu disegnato già nel 1960 proprio per lanciare il nuovo strumento di casa Fender.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
La brochure del 1960 che introduce il Jazz Bass, ancora sprovvisto di logo.

Questo esemplare, totalmente originale in ogni sua parte, era stato riverniciato in un tentativo di Sunburst per il quale era stato utilizzato un fondo bianco coprente. Per fortuna la data sul body era stata salvata dallo scempio, e così abbiamo potuto ripristinare il look originario.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
La data originale, sgosto 1960, ancora intatta nella cavità del pickup.


Del restauro se ne è occupato il nostro Maestro Liutaio, e Amico di lunga data, Davide “Utopia” Castellaro.
Davide ha dapprima rimosso la verniciatura amatoriale, preservando sagome e spessori del body in leggero ontano originale. Poi, sfruttando il campione colore individuato nelle cavità, è andato a riprodurre il sunburst di questi primi bassi, che venivano eseguiti con un bordo esterno scuro molto ampio e il tipico “faded red” raccontato prima.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il body con il “vestito” di un tempo, prima delle ultime mani di trasparente.

Su richiesta del cliente la verniciatura è stata trattata con un processo di “aging” leggero, consono all’età dello strumento.

Jazz Bass del 1960 e Stratocaster del 1959: come cambia il Sunburst? Il restauro Tone Team
Il Jazz Bass ripristinato.
 
Clicca qui per vedere foto del restauro completato.
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Link utili
Il restauro della Stratocaster 1958 su Accordo
Le foto del restauro della Stratocaster #42788
Le foto del restauro del Jazz Bass #54685
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di Cliath [user #196]
commento del 08/09/2021 ore 09:30:21
Bellissimo articolo come al solito, grazie.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 12:56:09
Grazie mille !!
Rispondi
di Arch [user #51394]
commento del 08/09/2021 ore 12:53:39
Ottimo articolo come sempre!

Una domanda... se ho ben capito il 2-tone sunburst in origine non esisteva, era sempre un 3-tone ma con un marrone chiaro al posto del rosso, giusto?
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 12:55:52
Grazie! esatto, la dicitura "2 toni" è stata introdotta con le reissue, per distinguere il sunburst da quello anni 60, "a 3 toni", ma, come scritto nell'articolo, è una banalizzazione, data anche dal fatto che negli anni '80 non avevano idea di innumerevoli dettagli costruttivi dell'epoca. Non c'è mai stato un "due toni" inteso come giallo e nero, il "nero" era un marrone scurissimo e tra quello ed il giallo c'era la sfumatura di marrone chiaro !
Rispondi
di Arch [user #51394]
commento del 08/09/2021 ore 12:58:0
Grazie mille! Sei stato chiarissimo. Ho una reissue del 57 2-tone sunburst ma non avevo mai prestato attenzione a quest dettaglio
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 19:05:51
Figurati, è diventato così comune che nemmeno la Fender di oggi si pone il problema, ricordo bene la Eric Johnson che sembrava "verde" proprio perchè oltre al giallo centrale poi c'era solo il bordo nero!
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 08/09/2021 ore 14:43:42
C'è un motivo filologico per cui non vengano rifatte le cromature e/o le nichelature rovinate dal tempo e dal sudore? in fondo è un procewdimento più semplice e facilmente sovrapponibile all'originale, rispetto ad una riverniciatura (stesso metodo, stesse sostanze cedenti). Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 19:01:36
Se intendi il processo di "relic", quello in voga oggi che prevede ossidazioni con acidi, porta a una opacizzazione e arrugginimento che non potranno mai essere "veritieri", basti pensare alle viti, le originali si ossidavano "In testa"; quelle di oggi vengono di fatto intaccate dall'acido in toto, e non sai quante custom shop da 3000 euro ho visto alle quali abbiamo dovuto sostituire piastra ponte, sellette e viteria, perchè corrosa e ormai inutilizzabile.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 09/09/2021 ore 11:41:3
Ciao Cescos, no, non ho mai parlato di "relic" (che considero un'ignobile procedura contronatura, parere personale vè), intendevo chiedere perchè nella procedura di restauro di uno strumento si arriva a portare a nudo il legno e lo si rivernicia in modo e colore originali quando serve, ma poi la stessa procedura non viene riservata alle parti metalliche tramite micropallinatura delicata e conseguente nichelatura e/o cromatura, ma le si lascia così come sono, deteriorate.
Altro particolare, il color marron intermedio nei due toni sunburst, personalmente non ho mai potuto apprezzare da vicino una strato '57, però nell' '83 ho acquistato una Squier STC '57-115 (marcata Fender per il mercato giapponese). Questa prima produzione giapponese fatta in Fujigen era fedelissima, avevano dato loro chitarre originali d'epoca, i giapponesi peraltro, avevano già dimostrato estrema maestria nel copiare. La mia strato (115, modello di punta), ha pickUp made in USA prodotti apposta, con poli Sud alle corde, ponte originale con marcatura Fender, manico monoblocco con regolazione trusrod al tacco, corpo in due pezzi di ontano e verniciatura nitro, ma la sfumatura è data da un diradarsi del nero, non c'è nessun marron intermedio. Non credo che i giapponesi non l'avessero rilevato, ma pensare che abbiano soprasseduto su un particolare così minimo e visibile dopo aver perseguito la perfetta identità su ogni altro aspetto mi sembra strano. Saluti, Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 11:45:48
Ciao Paul, intanto i magneti se sono SUD non sono "corretti", perchè erano Nord negli anni '50, e le repliche japan di allora, pur essendo ben fatte, lasciavano molto a desiderare quanto a dettagli specifici. La regola del restauro è non toccare ciò che è originale, si lavora sul legno perchè la vernice non c'è più, allo stesso modo, se le cromature sono usurate dal tempo, non c'è alcun motivo di toccarle. L'errore del "due toni" arriva proprio dalla superficialità con cui le prime reissues sono state fatte, e "l'idea" delle reissue USA fu proprio copiata dai giapponesi, tanto che le due strato 57 e 62 sul catalogo fender 1982 erano due tokai con decal rimesse. Un saluto!
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 09/09/2021 ore 12:42:48
Ciao Cescos, I miei PickUp hanno poli magnetici, lato corde, polarizzati SUD. Vengono dagli USA e dubito che avrebbero fatto e spedito dei PickUp con polartità sbagliata, in USA conoscevano benissimo le caratteristiche costruttive dei PickUp d'epoca. Ho conferma di ciò dal sito FuzzfFaced
vai al link in cui si specifica che, fino al '57 le strato montavano PickUp con polarità sud lato corde. Sul fatto che le foto sul catalogo non siano di Fender made in Fujigen è una teoria di George Gruhn come scritto nel vecchio articolo di Alberto Biraghi su Accordo vai al link . Ciao, Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 13:13:48
I pickup anni 50 stratocaster avevano tutti polarità Nord sul top del magnete. Come detto, le reissue, specie quelle 82 sono PIENE di inesattezze. Non è "sbagliata" la polarità in sè, ma lo è se si confronta con gli originali che quei modelli si prefiggevano di riprodurre. Proprio con ALberto parlavo la scorsa settimana di quanto "a spanne" la Fender di quegli anni stesse cercando di riprodurre il proprio heritage, non avevano nemmeno più i templates dell'epoca. Non è una teoria, sono due tokai e si vede bene da alcuni dettagli, tra cui anche i dots al 12mo tasto.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 13:16:18
L'amico Antonio ha buona volontà ma su fuzzfaced è pieno di inesattezze, dovute soprattutto al fatto che sta cercando di raccogliere informazioni da altre fonti ma senza riscontro empirico si rischia di incappare in errori. La cronistoria che ha messo in piedi specie per i modelli moderni è invece molto interessante. Gli ho sempre sconsigliato di scrivere di vintage senza avere sottomano gli strumenti, e gli ho fatto correggere molti punti finora, questo mi era sfuggito ma gli segnalo e chiedo di correggere questa stupidaggine quanto prima!. Grazie di averlo segnalato!
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 09/09/2021 ore 18:27:15
Ciao Cescos, se stupidaggine è, l'ha fatta la Fender che ha messo in produzione tutti i Pickup per le tre serie 115/85/65 potendo fornire pickup pronti a magazzino, non è un semplice errore, sono soldi e le multinazionali come Fender, specie in momenti di crisi come quelli di quegli anni, non si sarebbero sbagliate ... sui soldi. Mi potresti citare le tue fonti dato che le mie (Biraghi e Fuzzface) sono inattendibili? Ciao, Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 18:42:40
Antonio di Fuzzface correggerà la baggianata sul sito a breve, l'ho già sentito. Peraltro la tabella di seymour Duncan, che è riportata proprio lì, è corretta e se leggi, riporta correttamente che la polarità è NORD per tutti gli anni 50. Le mie fonti sono le chitarre originali fender, seymour duncan, terry foster.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 19:08:08
Consiglio questa lettura di Lindy Fralin che chiarisce la "direzione magnetica" dei pickups e come leggerla vai al link

E qui, a metà pagina, c'è la tabella di Seymour duncan dove nella colonna, in "MP" (magnetic polarity) puoi leggere come era la direzione magnetica anno per anno.

vai al link

Ps. "fuzzfaced" è il copia incolla, tradotto, di questo sito.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 09/09/2021 ore 19:43:50
Ciao Cescos, benessum ... mi hai indicato proprio il sito giusto, quello di Fralin. Nella prima foto mostrano una bussolina (esattamente uguale a quella che uso io) che indica NORD la polarità della superficie del magnete a cui è avvicinata: la superficie del magnete è NORD. Peccato che subito sopra esponga uno schemino esemplificativo in cui la bussolina indica SUD una superficie NORD e NORD una superficie SUD, hanno proprio le idee chiare ... complimenti. Relativamente all'altro sito ho notato che Fender monterebbero polarità NORD alle corde fino al '59, per poi montare polarità SUD dal '60 al '67, cosa che non avevo mai letto e di cui non si è parlato prima: o è in errore Fender per le reissue '57 o Vintage Guitar per le '65. Personalmente propendo per Vintage Guitar. Ciao, Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 23:14:29
Veramente il sito di Fralin è chiarissimo, spiega come fare a verificare la direzione magnetica con la bussola o con un magnete di cui si conosce la polarità. E' molto banale, la bussola ti indica la direzione magnetica del pickup. Se avvicinando la bussola al nostro pickup il NORD punta verso l'alto quella è la direzione dei magneti (che è quella anni 50), se punta verso il basso il magnete ha polarità SUD. Tu stai confondendo l'utilizzo della bussola in questo caso, se punta il magnete, come spiega fralin, è perchè gli opposti si attraggono, ed infatti se indica NORD verso il magnete...il magnete è SUD. è l'ABC del magnetismo. E si, è assolutamente corretto lo schema di Seymour Duncan (che è anche quello riportato su Fuzzfaced). C'è solo una gran confusione perchè le persone confondono la lettura della bussola, che indica la DIREZIONE magnetica, per cui se il NORD della bussola "Punta" il magnete quest'ultimo è della polarità opposta, e cioè SUD. Quindi è probabile che la tua chitarra abbia davvero i magneti della polarità corretta, perchè se tu leggevi "SUD" per via del fatto che la bussola puntava SUD sul magnete...beh è perchè quel magnete è di polarità opposta, e quindi è NORD, e quindi corretto per gli anni '50.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 10/09/2021 ore 14:44:40
Ciao Cescos, tu ed io sappiamo benissimo che la punta dell'ago di una bussola indica il NORD, e la bussola della prima foto di Fralin (che è anche la mia), ha proprio la N sulla punta (e la S sulla coda). Per fare ciò, ovviamente, deve essere polarizzata SUD (gli opposti si attraggono), ma il profano a cui Fralin si rivolge non lo sà. Parimenti la coda dell'ago indica il SUD e di conseguenza è polarizzata NORD. Però il disegnino "didattico" di Fralin ci mostra la stessa bussola con la N dell'ago (a questo punto la direzione NORD, nella testa di chi ha visto tutto l'articolo ed anche la foto, e non la polarità Nord come intendono loro) che punta la S del magnete. Parimenti la S dell'ago (a questo punto la direzione SUD) che punta la N del magnete: cosa credi che capirà e ordinerà il cliente a cui quel disegnino era dedicato? Quando avvicino la mia bussola ai miei pickup, è la coda che indica i magneti che sono perciò polarizzati SUD. "Chi sa fa, chi non sa insegna. Ciao, Paul.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 19:11:44
La Fender moderna, dagli anni 80 ad oggi, non si è MAI occupata di studiare il proprio heritage, nemmeno oggi le costruiscono come un tempo. Non gliene importa nulla, loro vendono icone, e marciano su quello. Se dovessi elencare tutti i dettagli "Non filologici" delle costosissime custom shop, c'è da arrabbiarsi davvero! Paradossalmente i giapponesi fecero meglio e con prodotti che costavano meno, ma anche lì, dai legni, ai dettagli, alle sagome, ai materiali, poco di azzeccano con quelle vere. E lo dico da fan delle japan vintage, le ho avute di tutti gli anni dalle prime del 1978 fino alle 1982 quando Fender arrivò a Fuji-gen. Un saluto!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 10/09/2021 ore 08:44:01
Permettimi di dissentire totalmente da questa affermazione, non credo proprio che in questi ultimi 40 anni Fender si sia disinteressata al proprio patrimonio tecnico/storico.
Che esistano Custom Shop filologicamente carenti e che gli importi molto vendere, posso crederlo, ma il resto no.
Si sono evoluti, ma credo con molta cognizione di causa.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 10/09/2021 ore 08:48:18
Invece è proprio così, se vuoi ti elenco tutti i dettagli, costruttivi e di materiali, che non c'entrano nulla con le reissue proposte, dal 1982 ad oggi, ci uscirebbe un bellissimo libro! Ma nulla proprio eh ? Basti pensare che l'anno in cui John Cruz è stato mandato via, le "cruz" venivano costruire ugualmente da un team che lavorava sotto di lui, (tra questi c'era anche Vincent Van Trigt) e gli strumenti uscivano come "masterbuilt" cruz. Purtroppo le repliche delle chitarre storiche, a quei prezzi, dovrebbero a mio avviso essere realizzate con una cura diversa, cosa che dal 1982 ad oggi non c'è mai stata. Nel prossimo libro di Accordo Alberto Biraghi racconterà il perchè di questo, lui lo vide e lo sentì dalla bocca di Freddie Tavares nel 1982, che gli disse come purtroppo si erano perse una infinità di informazioni e che non avevano tenuto mai in casa modelli storici da visionare. Infatti le prime reissue 82 non avevano nulla di "vintage correct" dallo shape manico alle finiture, ai materiali. Diciamo che non avevo idea che da un articolo che trattava del sunburst del 1959 uscissero tante tematiche, sicuramente approfondiremo perchè vedo che c'è interesse. Un saluto
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 10/09/2021 ore 08:51:44
Addirittura un libro....
Comunque se vuoi elencare, fallo, sono curioso.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 10/09/2021 ore 08:54:16
Si non era un eufemismo, uscirà il libro di accordo che racconterà anche di questo, mentre preparerò un articolo più stringato per accordo dove si potranno condensare le principali "Inesattezze" storiche che a tutt'oggi Fender non ha mai avuto interesse a correggere.
Rispondi
di hellequin [user #42701]
commento del 14/09/2021 ore 13:15:45
Complimenti per la preparazione è sempre un piacere leggere queste preziose informazioni. Certo che questa è un affermazione forte, in fondo per creare una copia di una chitarra d'epoca basterebbe andare a prendere da qualunque parte una chitarra di quell'epoca e andare a replicarla, con le tecnologie che ci sono oggi sicuramente sarebbe un lavoro molto semplice. Discorso diverso sono i materiali, che sono ovviamente diversi, ma almeno le forme dovrebbe essere corrette. Io ho una Eric Johnson (non l'ultima versione) che dovrebbe avere un corpo replica di una '57 se non sbaglio? Quindi neanche questa ha un corpo uguale, nella forma, alla magnifica chitarra a cui si ispira?
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/09/2021 ore 18:56:49
Un dubbio sul sunburst "3 toni" col rosso ben visibile: negli anni ho visto variazioni non banali su quanto fosse visibile la parte rossa su esemplari magari anche dello stesso anno, quindi la domanda è: è dovuto più al fading del rosso, a differenze di verniciatura alla fonte (diversi operai avevano "opinioni" diverse su come dovessero estendersi le fasce) o nel mucchio ci sono anche sunburst rifatti (non dichiarati come tali)? Il sunburst era dato a mano libera come sulle Les Paul o con dime per fare da schermo? Quanto era industrializzato come processo produttivo?
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 18:59:39
Ogni era ha specifiche diverse, nel 1966 e nel 1969 per esempio, il rosso usato sbiadisce fino a scomparire in alcuni casi, esattamente come accadde nel 1958. Non c'era alcuna dima, il sunburst da sempre viene fatto ad aerografo, "a mano". Ci possono essere sicuramente dei sunburst rifatti, ma senza vedere gli esemplari a cui fai riferimento è difficile rispondere. diciamo che dal 1958 al 1964 il rosso è in genere ben presente, mentre dal 64 al 69 non è inusuale vedere chitarre con il rosso pressochè totalmente sbiadito.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/09/2021 ore 19:05:08
Esempio: due '64 dichiarare "original finish" che però hanno un aspetto del tutto diverso, e nessuna delle due pare avere un fading accentuato. Sembra una variazione presente all'origine.
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di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 19:09:39
Come ho detto, fino al 64 il rosso è decisamente stabile. a metà 64 cambiarono la verniciatura, e infatti la seconda ha lo stain giallo e il rosso sbiadito, come puoi notare nella foto a battipenna scoperto, si vede il segno di fading. Da nuova era come la prima.
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di RedRaven [user #20706]
commento del 08/09/2021 ore 19:01:15
Invece, sulle slab board: ho letto da varie parti diverse origini della differenza tra slab e veneer, quella più credibile (secondo me, ma chiedo) è che il metodo veneer permetta di usare meno materiale pregiato (palissandro) ma richieda più lavorazione. Invece il metodo slab board pur usando più palissandro, ha produzione più rapida, ed è stato adottato a più riprese anche dipendentemente dalle richieste e quindi dal tempo di produzione disponibile. Il che spiegherebbe come mai uno strumento "student" anni '60 possa avere la "pregiata" slab board: evidentemente vendevano e serviva arrivassero preso in negozio?
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 19:04:50
Le 65 mustang usarono avanzi di tastiere a scala corta, non ci fu un motivo diverso. Non è vero che lo slab richieda meno lavoro, semplicemente la raggiatura veniva fatta alla fine e consumava un sacco di palissandro, invece nel veneer viene fatta all'inizio. Hai ragione in pieno, il motivo fu di ottimizzazione del palissandro (da un blank per fare una sola "tastiera slab" si ottengono due veneer) ma anche di problematiche dovute alla lunghezza delle viti usate all'epoca, che in alcuni casi sollevavano dall'interno la tastiera slab. In fender le principali motivazioni per ogni modifica alla produzione erano: risolvere i problemi; ottimizzare la produzione.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/09/2021 ore 19:06:
dettaglio: la veneer in teoria richiede due passate di raggiatura, la slab una sola. Forse da li nasce la spiegazione in termini di tempistiche produttive.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 19:11:24
No, veneer una sola, sul manico acero. nessuna differenza in termini di tempo. Unica differenza è il taglio sull'acero, piatto per lo slab, curvo nel veneer, ma sempre fatto con macchine apposta, per cui di fatto non c'era alcuna differenza nè difficoltà, solo un risparmio di materiali, che per Fender era però primario
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 20:15:5
Il discorso del veneer per il risparmio dei materiali sembra non sia (almeno in accordo ad alcune fonti tipo il libro di Tom Wheeler sulla Stratocaster) la ragione per cui Fender passò alle tastiere veneer. Pare la motivazione fosse che i tasti sulle Fender all'epoca erano inseriti di lato e avevano un cordolo molto corto. Questo creava talvolta problemi di stabilità ai manici slab, visto il fatto che acero e palissandro si muovono e reagiscono in modo diverso in base alle condizioni di umidità etc. La tastiera veneer rendeva di fatto il manico più stabile evitando questo problema. Sulle riedizioni moderne non si pone il problema perché i tasti sono messi dall'alto e il cordolo è più lungo, di fatto "spezzando" la tavoletta di palissandro dal punto di vista delle forze in azione.

Poi sicuramente si saranno resi conto che potevano prendere due piccioni con una fava, ovvero risparmiare un po' sul materiale. Infatti mi pare che il veneer tende ad assottigliarsi con una fase successiva. Ma all'inizio pare ci fosse una questione pratica e non economica. Non sapevo il discorso delle viti a cui accennavi nel post sopra, un'altra possibile spiegazione.

Comunque bellissimi veramente entrambi i due restauri!
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 20:27:06
La ragione primaria fu semplicissima, evitare il distacco delle tastiere (a me è successo sotto agli occhi!!) e ottimizzare il già allora costoso palissandro. Quella dei tasti mi sembra una "corbelleria", si hanno molti più problemi con il veneer, dove non puoi sbagliare con intaglio quanto a profondità! però ovviamente sono tutte deduzioni e interpretazioni, probabilmente è come dici tu ed hanno messo sulla bilancia problemi e soluzioni ed optato per il processo più conveniente. le tastiere veneer venivano incollate curvate sotto una pressa, e le lavorazioni finali dopo inserimento dei dots in pearloid erano minime (quasi nessun assottigliamento). Grazie mille per il tuo contributo!!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 20:48:19
Questa spiegazione l'ho presa come scrivevo dal libro di Tom Wheeler "The Stratocaster Chronicles", in particolare p. 182 ed è la parte di un'intervista a Dan Smith. Poi ovviamente può essere tutto e una cosa non esclude l'altra.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 20:49:58
si si ho letto, dico solo che a volte per condire i libri ci mettono un po' di tutto! non mi torna la questione dei frets, da quel punto di vista la tastiera slab da molti meno problemi!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 20:55:01
Io avevo letto pure che in origine (ma non ricordo se su quel libro o altro) che all'inizio per altro le tastiere veneer fossero realizzate a partire da una tavoletta slab. Questo a conferma che la motivazione iniziale non fosse il risparmio di materiale. Poi evidentemente, come scrivevo avranno capito, che potevano ottenere pure un risparmio di materiale. Comunque una questione interessante, ma forse rimarrà un po' un mistero!
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 21:00:45
no no, le veneer erano i blocchi dello slab laminati a metà, e curvati al momento dell'incollaggio con la pressa, non eranno lavorati a tondo che sarebbe una follia. E la ragione era assolutamente di risparmio materiale! magari ci faremo un articolo a sè perchè merita, ci sono diversi aspetti tecnici che hanno risolto con il passaggio al veneer, primo tra tutti quello delle "viti lunghe", che con la tastiera arcuata non toccavano più il palissandro dall'interno.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 21:04:37
Io mi riferivo semmai (comunque ripeto notizia da verificare e in questo caso non ho le fonti) proprio ai primi mesi di produzione. Forse puoi confermare o no che tu ne hai viste sicuramente più di me, ma mi pare che il veneer delle tastiere delle '62 siano più spesse di quelle successive.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 21:41:48
In realtà no, le più spesse le ho avute del 1965!!! erano laminate a 2,5 mm (circa) e poi incollate sul manico d'acero. Diciamo che nel 1962 è tipico trovare del palissandro così scuro da sembrare ebano, e molto molto compatto. Ma allo stesso modo anche le slab, ne ho avute di sottili e di più spesse. Non buttavano via nulla!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 22:27:36
Comunque la questione pare sia molto complicata, proprio dal punto di vista delle fonti storiche. Non mi pare di trovare informazioni sicure da un punto di vista o l'altro su come ottenevano la tastiera veneer o forse si dovrebbe dire meglio curved board. Ho trovato un thread qui vai al link in cui qualcuno sostiene che (in base alla testimonianza di un vecchio dipendete Fender che era riportata sul Forum Fender, ma non più accessibile) che le tastiere fossero infatti "scavate": "They did not bend it all at all, they carved it from a larger piece of rosewood. There was all sorts of info on the Fender Discussion page about it about 15 years ago. Someone finally found a guy that had been there and done it. Now, if one of those guys is still around, it sure would be fun to contact them instead of me."

Pare che il rischio di pressare il palissandro sia di creare delle spaccature.

Ovviamente una testimonianza di "seconda mano" non può essere ritenuta affidabile, ma non trovo conferme certe nemmeno nell'altro senso. Mistero!
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 22:42:0
Non erano assolutamente scavate, erano laminate a spessore e curvate con la pressa. il palissandro veniva pressato in ogni caso, sia per la slab che per la veneer. e la "curva" era davvero minima
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 22:47:33
C’è documentazione fotografica sulla pressa? Giusto per curiosità perché la cosa mi pare dibattuta sui vari forums e non trovo fonti attendibili. Scusa, ma è deformazione professionale la mia, occupandomi di studi storici e archeologia...
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 22:54:33
La pressa c'era sia per lo slab che per il veneer, era una forma di legno raggiata "a femmina" per accogliere la tastiera raggiata e veniva morsettata al manico di acero durante l'incollaggio. Figuriamoci se si sarebbero messi a curvare su due lati uno slab. si vede anche bene esaminando le curved board che è una lamina di legno piegato (lo vedi da come corrono le fibre). Cerco le foto perchè ci sono in giro, ne avevo parlato tempo fa con Terry Foster proprio sfatando il mito di Tadeo Gomez. Leo aveva costruito macchine, stampi, forme, in modo tale che chiunque potesse lavorare fin dal primo giorno ed essere efficiente! Io ho studiato Architettura e Restauro, ti capisco benissimo =)
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 23:00:09
Allora abbiamo una formazione in campi vicini, oltre a condividere la passione per le chitarre. Si il punto è che ci sono un sacco di informazioni contrastanti su questa cosa. Ad esempio pure qui: vai al link "The "curved board" was milled on its' underside to match the radius of the maple.Mr. George Fullerton describes this in more than one interview.The reason for the curve board was to eliminate issues with slab-boards creating a twist in the maple/rosewood assembly,due to the rosewood having a controlling effect."

Però sarebbero da trovarle queste interviste a Mr. George Fullerton e verificare se poi dicono veramente quanto riportato.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 08/09/2021 ore 23:03:47
Fullerton ha detto un sacco di belinate, purtroppo essendo sopravvissuto a tutti gli altri ha goduto di una fama maggiore del dovuto. Se leggi il libro, che consiglio a tutti "Fender, the inside story" di Forrest White, Forrest è tutt'altro che contento dell'atteggiamento di George Fullerton e sulle "fantasiose" storie che raccontava. Ci ha ricamato su moltissimo, ma la verità è che basta esaminare le chitarre ed è evidente che erano laminate (veneered) e curvate in fase di incollaggio. Sentirò Terry in merito che ha appena comprato tutto l'archivio personale rimasto alla famiglia di George Fullerton e poi racconterò cosa viene fuori in un articolo dedicato al passaggio slab / veneer !
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 08/09/2021 ore 23:27:30
Bene, allora aspetto un articolo definitivo e seriamente documentato che sciolga definitivamente tutti i dubbi e faccia chiarezza sulla questione.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 09/09/2021 ore 08:34:00
Io ho sempre saputo che le tastiere veneer, quindi un riporto sottile di palissandro curvato come il raggio della tastiera stessa, vennero realizzate perché uno spessore elevato di palissandro peggiorava il suono della chitarra, quindi così facendo si otteneva il feel del palissandro "nudo" sotto le dita, senza compromettere il suono.
Sul fatto che al momento dell'incollaggio le mettessero dritte sotto pressa ho dei dubbi. Credo che le bagnassero prima (il legno bagnato diventa malleabile e prende la forma che si vuole) e gli facessero prendere la curvatura sotto una dima, poi una volta asciugate venissero incollate sotto pressa.
Comunue non ho alcuna certezza.
Attendo anch'io, solo per curiosità, fonti attendibili.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 09:03:2
Non erano bagnate!!!!! E non è assolutamente vero che è stato per un motivo di suono, erano semplici laminati di palissandro incollati sulla base d'acero raggiata, e le ragioni erano meccaniche e economiche. Se prima da un blocco di palissandro si ricavava una sola tastiera, ora se ne ricavavano due. Quella fu la ragione fondamentale visto che Fender, dal 1962 iniziò l'export in Europa con una richiesta di strumenti enorme. Inoltre, un conto era lavorare il duro palissandro per ottenere la curvatura, un conto invece era raggiare l'acero e applicarci sopra la tastiera, lavoro molto più agevole e veloce. Come detto prima, sono state raccontate delle storie assurde, ma Fender lavorava sempre in ottica di ottimizzare produzione e risolvere i difetti, come per esempio il fatto che le viti toccassero dall'interno le tastiere slab, sollevandole. Tutto il resto è "colore" riportato con varie storpiature nel corso degli anni. Direi che l'argomento interessa, per cui ci scriverò un articolo dedicato prima di Natale.
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di zabu [user #2321]
commento del 09/09/2021 ore 15:52:20
Questo è quanto riporta il libro The Fender Stratocaster di Duchossoir:

During the first few years following the withdrawl of the one-piece maple neck, Fender successively tried different rosewood caps. The earliest version, which was actually devised in 1958 for the Jazzmaster, is milled flat on the neck, hence it's current nickname - slab board - because of it's greater amount of wood. It remained in use until July 1962 and then Fender opted for a thinner rosewood fretboard, pre-contoured or curved underneath to adapt itself on a convex neck base. This second version lasted for about a year and it still showed a reasonable amount of rosewood despite the change in the neck construction. Finally, it was resolved to streamline the rosewood cap and by mid-1963 the fretboard began to look almost like a veneer over the neck base. This final version remained the standard fretboard trim on the regular Stratocaster (and the other Fender guitars) until 1983. Such modifications were carried out at the factory in order to strike the best compromise between rosewood and maple, so that both woods would not over-react against each other after being glued. Rosewood has a heavier density and this is why it's thickness was ultimately reduced. Besides, a thicker rosewood cap made it more difficult to adjust the built-in truss rod, should the neck begin to warp.

Questo va ad ulteriore conferma della testimonianza di Dan Smith, riportata sul mio post sopra, che la motivazione del passaggio era strutturale, come anche che nel '62 le tastiere veneer fossero più spesse di quelle adottate successivamente che tendono ad essere più fine, anche se CescoCorner riporta la testimonianza di aver avuto una '65 con tastiera veneer molto spessa. Ma queste variazioni con le Fender vintage non stupiscono.

Invece rimane da chiarire il discorso della eventuale pressatura. Io, pur con il massimo rispetto dell'opinione di CescoCorner, ho ancora dei dubbi, almeno in assenza di una chiara documentazione. Da notare per altro l'uso del termine pre-contoured da parte di Duchossoir. Per quanto possa sembrare un non-senso la doppia raggiatura meccanica di una tavoletta slab è quella che garantisce in teoria il risultato più sicuro. Pressare una lama di palissandro, che comunque ha un certo spessore, e contemporaneamente incollarla sul blocco in acero del manico non è certamente facile dal punto di vista tecnico e meccanico, visto anche il rischio che il palissandro (abbastanza duro come essenza e in particolare quello brasiliano utilizzato ancora fino a metà anni '60) si spacchi. Ma per carità su questo potrei sbagliare e non ho certezze né in un senso né nell'altro.

Da questo punto di vista il discorso del risparmio di materiale rischia di essere un po' un argumentum ex silentio: ovvero si da un po' aneddoticamente per scontato che ogni scelta alla Fender fosse dettata per risparmiare soldi. Certamente, come è ben documentato, Leo Fender era attento agli aspetti dell'economia di scala nella produzione dei suoi strumenti, ma non per questo dobbiamo secondo me presumere che tutte le sue scelte fossero dettate da questa esigenza. Soprattutto come in questo caso dove si può seriamente pensare (visto anche quanto riportato da Dan Smith e Duchossoir) che le motivazioni fossero eminentemente tecniche.

Sarò ben lieto quindi di leggere il futuro articolo di CescoCorner, nella speranza che possa sciogliere una volta per tutte questa questione in modo inequivocabile.
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 16:08:18
Duchoissoir ha il merito di aver aperto la strada ai libri per chitarra, ma è pieno di inesattezze. Questa del veneer pre curvato è talmente sciocca che fa davvero sorridere. Le chitarre parlano, le tastiere veneer erano laminate assolutamente NON lavorate "curve" da uno slab (questa sa di barzelletta!!) ed erano applicate su base di acero con la pressa. Ho appena sentito Terry Foster che conferma il tutto. I libri a volte hanno necessità di creare cronologia, in realtà non c'è una tastiera "più spessa prima e sottile dopo" e basta pensarci un attimo per capire che fender non avrebbe mai effettuato una doppia lavorazione sulle tastiere, non ne avevano assoutamente il tempo !! comunque ho raccolto spunti a sufficienza per un articolo che chiarisca le parti essenziali!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 09/09/2021 ore 17:09:47
Come ho scritto sopra sono disponibilissimo a darti credito e a sciogliere le mie riserve, ovviamente se ne discute da appassionati per imparare qualcosa di più su questi fantastici strumenti. La questione va semplicemente documentata, perché onestamente possiamo ragionare su quello che in teoria ci sembra o meno la cosa più logica, ma questo non è di per se comprovante. Io a ragionarci bene e in base a quanto ho letto, vedo una difficoltà tecnica a pressare una lama di palissandro e contemporaneamente ad incollarla sulla parte in acero del manico, soprattutto se stiamo parlando di una forma di legno, quindi senza applicazione di calore immagino. Secondo me il palissandro rischiava di spaccarsi. Non è possibile che quella forma fosse utilizzata solo per l'incollaggio?

Però ripeto, sono più che disponibile a darti credito, diciamo sto solo facendo un po' la parte del San Tommaso 😅
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 09/09/2021 ore 17:57:57
Guarda, il fatto è che certe cose che ho sentito qui per la prima volta, sono assolutamente NON possibili, livello leggenda metropolitana. Fender ha ottimizzato il costoso palissandro dividendo le tavole in più parti laminate, la ragione è semplicissima, nel 1962 l'export si è allargato a tutta europa e le richieste sono diventate enormi, è tutto ben documentato, sono passati in pochisismi anni da 1 capannone a 17 edifici !!! Altro aspetto, negli anni un cui certe cose sono state scritte, si credeva ancora alla leggenda del "tadeo gomez" liutaio, in realtà Fender NON aveva alcun liutaio, ma semplici operai, e tutte le lavorazioni erano fatte con macchine che garantissero uniformità di produzione. In nessun caso avrebbero affidato la realizzazione delle tastiere a operai che dovessero creare due raggiature esatte perchè si potessero incollare al manico. Come ho già detto il riscontro lo si ha sulle chitarre. Le veneer sono laminati piani raggiati durante l'incollaggio, ed è così che i Liutai le costruiscono tutt'oggi (anche le ns. tone team 63 sono fatte con la dima pre curvata "a femmina" e vengono incollate sul manico di acero già raggiato. Non c'è alcun problema per il palissandro, il raggio dell'arco è minimo. Comunque raccoglierò un po' di esempi, dal 1962 al 1969, con fotografie dei dettagli degli spessori, al tacco e alla paletta, e la testimonianza di Terry Foster (che ha confermato quanto da me scritto, ed anche delle "frottole" o meglio dire "ricami" inventati da Fullerton, smentiti con fermezza da Forrest White, il vero ed unico braccio destro di Leo alla Fender) a presto!
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 10/09/2021 ore 12:10:05
Bellissimi lavori, come sempre.
A proposito di cura maniacale, mi piace un sacco la foto della "1959 Slab Board - seriale #42788" con i chiodi per poggiare il body ad asciugare ancora piantati...Dettaglio non conosciutissimo (Duchossoir, già citato nella discussione, se l'era brutalmente perso) e segno che il processo di verniciatura usato all'epoca è stato rispettato anche nella lavorazione.
Bravi!
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 10/09/2021 ore 14:33:20
Grazie mille!! spero si sia inteso che considero il mitico Duchoissoir una pietra miliare, solo non si può pensare contenga tutte le informazioni o che tutte siano corrette. Diciamo che è stato un pioniere e che ha tantissimi aspetti positivi, ma di strada ed esperienza da allora se ne è fatta tanta!! grazie mille per aver notato quel dettaglio, cerchiamo di riprodurre quello che accadeva in maniera fedele anche rispetto ai processi di lavorazione ed ai materiali, senza questi accorgimenti il risultato non potrà mai fare giustizia agli strumenti!
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 10/09/2021 ore 16:20:55
Quelli di Duchoissoir rimangono libri fondamentali, sicuramente. Su tantissimi aspetti del vintage, andare a trovare le informazioni dettagliate forse è la parte più difficile, tra leggende metropolitane, conoscenze perse e testimoni poco attendibili. Duchoissoir è stato uno dei primi a cercare, ci sta benissimo che non abbia trovato tutto ;-)
La storia dei chiodi l'ho trovata descritta da Yasuhiko Iwanade (grande liutaio e altrettanto bravo scrittore), il fatto eccezionale è come ci si fosse scervellato per lungo tempo, prima di trovare una foto d'epoca che mostrasse il procedimento.

Rinnovo i complimenti, spero di vedere qualcosa anche fuori da Fender!
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 10/09/2021 ore 16:24:32
Grazie ancora, assolutamente, ci sarà tanto da raccontare, diciamo che, come si è sviluppato anche nei commenti, i temi ancora non chiari per molti sono tanti ed interessanti, non pensavo davvero in un simile riscontro, e mi fa molto piacere! svilupperemo i temi nei prossimi articoli, così da spiegare come mai le reissue sono così distanti dalle originali, come mai passarono alle veneer board e come queste venivano realizzate, che anche qui ho visto molta confusione, e idem come fare a identificare la polarità magnetica dei pickups.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 17:19:51
Non voglio sembrare troppo insistente con la questione, ma finalmente ho trovato un paio di risposte che considero definitive per la questione del veneer board, o meglio bisognerebbe dire round lam fretboard.

Innanzi sopra, citando a memoria, mi era sfuggito che nell'intervista a Dan Smith dal libro di Tom Wheeler dice espressamente "People think the thin one is a veneer, but it's not. They start wit a solid block of wood and use a shaper cutters to hollow it out. The result is what we call the round lam fretboard".

Ora consideriamo che fino al 1980 tutte le Fender in rosewood erano curved board. Dan Smith lavorava alla Fender in quel periodo, per cui è una testimonianza diretta. Per altro il contesto dell'intervista è quello della progettazione nel 1981 della serie America Vintage, per la quale Dan Smith dice che Fender era pronta a tornare alle tastiere round lam, in caso quelle slab avessero dato problemi con la stabilità . Ovvero avevano un piano B e avranno preso quindi in considerazione anche le implicazioni tecniche e produttive dei due tipi di tastiere.

Ma soprattutto a conferma di questo poi c’è un video del Custom Shop in cui al minuto 3:15 Mike Eldred spiega esattamente come sono prodotte ancora oggi queste tastiere round lam e parla espressamente di taglio convesso nel palissandro: vai al link
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 12/09/2021 ore 18:18:20
Guarda, quella delle veneer che sarebbero invece scavate sia top che back è pura follia. Ne parlavo ieri con Terry Foster che è il principale storico al mondo per quanto riguard Leo Fender e La Fender dell'epoca d'oro. Poi per quanto riguarda cosa facciano oggi, Fender già dagli anni '70 non aveva più alcuna idea di come realizzassero gli strumenti negli anni 50 e 60, quindi cosa facciano oggi lascia il tempo che trova. Quello che facevano allora però è quello di cui mi occupo e che studio da anni, e in Nessun caso Leo Fender avrebbe scavato le tastiere una per una!!! Provate a immaginarvi che lavoro significherebbe e che lentezza porterebbe al processo. Pura follia. Le tastiere "curved board" erano laminati di palissandro incollato a pressione sulla tastiera in acero pre curvata, nessuna mitologica lavorazione, anche perchè avrebbe richiesto uno spreco di materiali che semplicemente, Fender non poteva permettersi. Ps. la "progettazione della serie american vintage" non avevano la più pallida idea di come fossero fatte le originali nel 1981, ed infatti quello che produssero non aveva niente a che vedere con quelle di un tempo. Incredibile come le leggende metropolitane facciano breccia con tanta forza, del resto, la "fender" dopo il 1965 ha mantenuto il nome ma è diventata una fabbrica, e il solo vero inventore dietro al "R&D" era Leo Fender. Non stupisce che chi è arrivato dopo avesse poca idea dei processi costruttivi, imitando alla meglio le forme ma senza conoscere i contenuti.

Leo teneva un registro per OGNI lavorazione, con i costi al "centestimo per ora". La lavorazione di una tastiera rifinita curva a partire da una sezione rettangolare, quindi rifinita sia sopra che sotto, è qualcosa che avrebbe richiesto una infinità di passaggi, che semplicemente Fender non poteva permettersi. le "veneer" board erano vere veneer, curvate a pressione sul manico di acero, lavoro veloce, efficiente e senza alcuna problematica realizzativa.

Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 19:59:30
Dire che le tastiere non possono che essere veneer perché la Fender (o se vogliamo Leo Fender) voleva tagliare sul costo dei materiali è un pochino una argomentazione circolare. A me sembra anzi che più fonti, degne almeno di considerazione e che non liquiderei facilmente come legende metropolitane (al netto della non completezza di autori come Duchoissoir o del giudizio critico sulle testimonianze di G. Fullerton) puntino invece nell'altra direzione.

A proposito di quella di Dan Smith ad esempio, a me sembra abbastanza chiaro che nel 1981 sapevano benissimo come fare una tastiera round lam, perché appunto le avevano fatte fino all'altro ieri, ovvero al 1979-80. Tu quindi pensi che a un certo punto per strada la CBS sia passata a quel tipo di lavorazione abbandonando il semplice incollaggio a pressa utilizzato da Leo? E a quale pro, se appunto CBS non ha esitato ad abbattere per risparmiare la qualità degli strumenti? Che gliene sarebbe venuto? A me sembra veramente più logico pensare che fin dall'inizio fosse quella la tecnica, sviluppata probabilmente per ottenere manici più stabili possibile. Una tastiera più sottile, scavata concava nella parte posteriore dava evidentemente le garanzie maggiori.

Inoltre io darei anche un po' di credito al Custom Shop Fender. Capisco che dal punto di vista tuo, da appassionato di vintage vero, certe scelte magari di marketing possano non piacerti, però un pochino di credito gli va pure dato. Non è che sono gli ultimi arrivati. Se loro le tastiere oggi le scavano un motivo ci sarà pure e non penso che lo abbiano tirato fuori dal cilindro. Io prenderei sul serio l’affermazione di Mike Eldred quando parla espressamente di una tecnica tradizionale.

Ripeto (e poi veramente qui chiudo perché mi sembra che le reciproche posizioni le abbiamo ampiamente chiarite a sufficienza) che comunque sono disponibilissimo a cambiare opinione se escono fuori altri dati e testimonianze risolutive sulla faccenda.

Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 12/09/2021 ore 18:27:45
"veneer" o "laminated" significano la stessa cosa, "foglio di", esattamente come "rounded" o "curved".

Erano lamine di palissandro curvate a pressione. Questo negli anni '60.

Infatti l'errore di Dan Smith fu nel temere nella stabilità, non è come dirlo lavorare curva sia sul top che sul back una tavola da 2,5 mm di palissandro, va già bene se non ti si spezza nel farlo, senza considerare la perdita di tempo.

Come non avevano idea di vernici, sagome, spessori, materiali usati per dots, battipenna, magneti, wiring, non avevano nemmeno le idee chiare su come facessero a costruire determinati strumenti. Non a caso le "fullerton 82" sono chitarre che poco ci azzeccano con le originali se hai occasione di metterle a fianco!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 20:14:0
Ho differenziato il termine veneer rispetto a round lam fretboard semplicemente per comodità, per esprimere l'idea che nel primo caso la tastiera fosse semplicemente pressata e incollata. Comunque c’è un video su su YouTube in cui un liutaio fresa una tastiera per il restauro di una '64. Lo fa con una macchina CNC, ma anche all'epoca sarebbe bastata una fresatrice e una dima adatta. Probabilmente una lavorazione di pochi minuti. Poi il punto con Dan Smith che non è importante il discorso della verosimiglianza delle riedizioni dell''82 (su questo siamo tutti d'accordo che non erano precise), quanto il fatto che secondo me aveva chiaro all'epoca di come le Fender le realizzava le tastiere round lam. Che avessero cambiato tecnica dai '60 ai '70, boh può essere tutto, ma anche lì va dimostrato però.
Rispondi
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 12/09/2021 ore 10:49:30
video...video...video...video....video....
Mi piacciono troppo questi articoli.
video...video...video
Rispondi
di CescosCorner [user #36147]
commento del 12/09/2021 ore 10:52:57
Grazie mille!!! hai ragione, anche a me piacerebbe moltissimo unire ai racconti anche i video, non è facile però perchè ci vorrebbe una struttura imponente! spero di riuscire a implementare anche quell'aspetto!
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 12/09/2021 ore 19:40:22
Io comunque resto dell’idea che incollare a pressione una lamina di palissandro (legno piuttosto duro) di 2/3 millimetri, senza curvarlo prima, meccanicamente parlando sia un’aberrazione.
Un conto è una impiallacciatura di mezzo millimetro, un altro è uno spessore così, si creano tensioni.
Questo mi fa capire, ma lo dici tu stesso, che anche all’ora si badava all’ottimizzazione dei costi e questo non sempre va d’accordo con la logica costruttiva.
Ha molto più senso fare come fanno oggi, che eseguono una lavorazione sopra e sotto, si butta un po’ più di materiale, ma è molto più tecnicamente logico.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 20:06:39
Aggiungerei anche che oltre al palissandro nel 1962 la Fender aveva in catalogo special orders per tastiere in acero maple cap. Anche lì l'idea di pressare a freddo mi pare difficile tecnicamente con l'acero.

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di CescosCorner [user #36147]
commento del 12/09/2021 ore 21:07:40
Guardate, posto che l'articolo su cui si è sviluppato tutto questo dibattito raccontava un'altra tematica, lungi da me volervi "convincere", tanto mi è impossibile farlo con dei commenti senza foto e documenti da pubblicare, non mi credete (e va bene così) quindi non mi crederete "finchè non lo proverò".

Fatto sta che non solo vi assicuro che non succede assolutamente nulla nè al palissandro nè all'acero, perchè le abbiamo anche costruite come allora e la curvatura è davvero minima, non si crea alcuna "tensione" o problematica.

Ho provato a immaginare le due metodologie a confronto, in un caso (slab) taglio piatto su acero, incollaggio piatto su piatto del palissandro, raggiatura tastiera. Nel secondo caso, lamina di palissandro incollata a pressione su base d'acero curva. Non a caso la seconda opzione è più veloce e avrebbe loro garantito di soddsfare gli ordini richiesti dall'export Europeo, cresciuto a dismisura.

Se avessero dovuto, raggiare base d'acero, raggiare lato interno del palissandro, incollare, e fare radius alla fine, oltre allo spreco enorme di materiali avrebbero aumentato i tempi di costruzione, cosa che semplicemente non si potevano permettere di fare.
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di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 21:16:58
Mi scuso per aver fatto deragliare il topic, hai ragione, ma l’argomento (almeno per me) era interessante dal punto di vista storico e liuteristico. Se ne riparlerà poi in una sede più adatta se riterrai opportuno di tornaci su.
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di CescosCorner [user #36147]
commento del 12/09/2021 ore 21:19:23
è molto interessante!! è solo un po' frustrante, sia per me che per chiunque credo, argomentare a dovere nei commenti, perchè non si può inserire un disegno o una fotografia. ho pensato che faremo un articolo dedicato, in modo da raccogliere le varie testimonianze, da duchoissoir a Smith, a Terry Foster, e comparar le varie teorie, chiederò poi a qualche liutaio anche il loro parere, in modo da avere un quadro un po' più preciso. Anche a me piace arrivare a fondo, anzi, se riusciamo a chiarire un punto così "tosto" della storia della Fender ne sarei solo che contento!!!
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di zabu [user #2321]
commento del 12/09/2021 ore 21:26:55
Si infatti, sarebbe molto interessante. Comunque ce n’è da studiare, anche capire effettivamente se -come ipotizzavi tu sopra- la tecnica di realizzazione di queste tastiere magari possa essere cambiata negli anni della CBS, perché in caso il Custom Shop ha preso una strada invece che l'altra etc. Io per carità non do per certo nulla, ma sarebbe interessante chiarire tute queste cose.
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di MM [user #34535]
commento del 13/09/2021 ore 08:38:16
No ma guarda che io ti credo, non devi dimostrami nulla.
Sto solo dicendo che è un'intervento che oggi si farebbe in una chitarra economica, proprio per limare i costi sul materiale. In una chitarra, diciamo di livello alto, non si farebbe (e infatti non lo fanno).
Un po' come fanno con le PRS SE coreane, che gli incollano a pressione un bel top di acero marezzato sottile, che prende la forma di quello che sta sotto.
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