Ti trasformo la chitarrina: come è andata a finire
di ninni [user #11826] - pubblicato il 29 ottobre 2021 ore 17:30
Qualche tempo fa, un nostro lettore si è lanciato in un esperimento estremo di liuteria acustica, modificando il bracing di una Yamaha per cambiarne il suono. Stavolta è andato oltre, bucherellandola laddove mai si penserebbe di intervenire su una chitarra di fabbrica.
A febbraio scorso avevo condiviso con voi la trasformazione della mia Yamaha F310, alla quale avevo apportato delle modifiche alle catene interne rendendole del tipo “scallopped”.
A distanza di 8 mesi circa mi sembrava giusto dirvi come è andata a finire. Ne sarà valsa la pena? La chitarrina avrà retto o si sarà aperta come qualcuno aveva preconizzato?
Andiamo con ordine.
Dopo circa tre mesi di utilizzo, non avendo notato nulla che fosse sintomatico di un cedimento, ho pensato “beh, fatto 30, facciamo 31”.
Il sabato successivo (il fine settimana serve a questo, no?) mi ci sono dedicato. Ho quindi smontato le corde (muta .013) e ho rifinito ulteriormente la scalloppatura delle catene. Non solo. Già che c’ero, ho voluto verificare se il medesimo principio fosse applicabile anche al fondo. Pertanto, ho proceduto scalloppando anche le traverse del fondo.
Devo dire che dal punto di vista estetico il risultato finale appagava l’occhio. Rimaneva quindi solo da aspirare tutti i trucioli, lucidare e rimontare una nuova muta di .013.
A un certo punto però qualcosa mi ha bloccato. Sapevo che non era ancora il momento di rimontare, ma non capivo perché. Forse era il pensiero di aver esagerato, accompagnato dal timore di ritrovare la mia amata, ora più bella di prima, in pezzi subito dopo aver montato le corde.
Ho lasciato che la notte portasse consiglio. Ho passato una notte travagliata e si è fatto giorno. La decisione è presa: son passato accanto alla Yamahina che ancora giaceva sul tavolo operatorio, le ho dato una carezza e sono andato dritto alla cassetta degli attrezzi. Ma dove l’ho messa? Eppure sono sicuro di averla comprata... eccola: la sega a tazza! Voglio che la Yamahina abbia una buca aggiuntiva sulla spalla!
Essendo la Yamaha di laminato, il pericolo era che il legno si sbriciolasse. Detto fatto! In due minuti l’operazione è finita. Ho rifinito la buca come meglio potevo, pulito, arrotondato il taglio della tastiera con una lima, pulito, lucidato e rimontato le corde.
E quindi? Ha retto a tutto questo scempio?
Sì, ha retto alla grande. Non ci sono stati cedimenti e a distanza ormai di altri tre mesi è ancora qui, tutta intera.
Dal punto di vista estetico per me è bellissima. Riuscire a vedere l’interno della chitarra mentre la si suona è un'esperienza particolare.
Quanto al suono, la buca ha tolto qualcosa e dato altro. Ha tolto un 20% di vibrazioni basse allo sterno (cosa per la quale vado matto) ma ha aggiunto una specie di effetto chorus naturale, immagino dovuto al fatto che il suono giunge all’orecchio da due sorgenti distinte e, direi, in modo disallineato. Il risultato finale è un suono particolare, per me gradevolissimo, e l’esperienza di suono appagante.
Insomma, tirando le fila e venendo al dunque: ne è valsa la pena rischiare? Partivo da una chitarra acustica laminata pagata 130 Euro. Oggi è sempre una chitarra in laminato ma suonarla mi stampa un bel sorriso. Quindi la mia risposta è sì: per me ne è valsa la pena.
Per chi vuole, unisco degli esempi che meglio chiariscono il senso di quello che ho scritto: