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Gear: la Flop Ten di una vita - Parte 1
Gear: la Flop Ten di una vita - Parte 1
di [user #50760] - pubblicato il

Dopo la Top10 romantica, pubblicata un paio di settimane fa, per bilanciare la situazione occorreva una classifica delle delusioni rimediate in 30 anni di scambi e acquisti compulsivi.
Per chi se la fosse persa, a questo link la Top10 romantica.

Ecco dunque il mio cahier de doléances riguardo al quale va fatta una premessa essenziale: la quasi totalità di questi strumenti non faceva schifo per niente, anzi. A fregarmi è stata quasi sempre la mia inesperienza. Cioè gli strumenti di cui leggerete - questa volta non soltanto chitarre ma anche amplificatori o effetti - spesso non sono stato capace di utilizzarli secondo le mie esigenze oppure, in qualche caso, mi ero fatto di essi un’idea sbagliata. Non a caso molti di questi acquisti-flop sono delle “prime volte” che risalgono agli anni '90, quando io suonavo da poco (e, mirabile dictu, persino peggio di oggi!). Particolare non trascurabile, l’epoca delle videorecensioni e di YouTube era ancora di là da venire e le fonti di informazione erano poche e non facilmente accessibili. Cominciamo!

10) Rickenbacker 620/12
Se la mia prima Rick, una 330 del ’91, difettava di versatilità, mi ci volle davvero una buona dose di scempiaggine per scambiarla con una 620/12. Dodici corde su una tastiera minuscola e un suono solo, per quanto magico. Non è che il fallimento fosse difficile da prevedere, solo che mi ero infatuato allo stesso modo in cui un settantenne della bassa padana può perdere la brocca per una cubista di Santo Domingo. Avete presente? Chissà, magari sarà amore per sempre eh, ma diciamo che le premesse sono sospette. Infatti durò poco: la splendida 620 rimase in custodia per un po’... Poi, visto che non suonavo né i Beatles né i Byrds, la nostra separazione fu consensuale e senza strascichi legali.

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Che chitarra la Rickenbacker 620 Fireglo... Certo però che richiede di essere utilizzata nel giusto contesto 

9) Gibson Les Paul Traditional
Qui il carico delle aspettative era alto, complice un caro amico che insisteva nel consigliarmela “perché non ha le camere tonali e poi, sai, i ’57 hanno quel suono chiaro che piace a te”. E quindi la comprai nuova, ordinandola di un bel cherry burst: un paio di mesi di attesa che gonfiarono il carico di aspettative. Bello strumento, sia chiaro. Ma del “suono chiaro” non trovai traccia. A me pareva sempre gigantesco e gonfio come un soufflè al caramello. Ho capito col tempo che gran parte della responsabilità era da ricercare nel mio modo di regolare l’equalizzazione sull’ampli e nella mia scarsa propensione a usare il volume della chitarra (che all’epoca tenevo sempre a 10).

8) Roland Dac-10
In assoluto il mio primo amplificatore. Che volete dirgli, era un piccoletto a transistor pensato per il jazz: quello che doveva fare lo faceva benissimo. Ma che ne sapevo io? A quindici anni pensavo che bastassero una chitarra e un amplificatore qualsiasi per ottenere i suoni del Black Album e di Countdown To Extinction. Imparai a mie spese che non è così (che scuola di vita la GAS, guai a chi la demonizza). Il piccolo Roland aveva un suono davvero dolce e molto definito ma il gain non era proprio cosa sua...

7) ... ed è proprio per ovviare alla mancanza di distorsione del Dac-10 che acquistai una Ibanez “Tank” Thrash Metal. I Tank erano pedali economici, piccoli gusci di plastica dalla forma peculiare. Fu cocente la delusione quando misi il pedale davanti al Roland ottenendo solo fischi e ronzii. La colpa? Tutta mia. Con il tempo avrei imparato a eseguire un palm muting decente e persino a regolare un pedalino, ma nel frattempo il piccolo Ibanez sarebbe volato verso altri lidi.

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La pedaliera G1 Korg ToneWorks. Ero convinto che mi avrebbe condotto nel paradiso delle distorsioni, invece fu un mezzo inferno

6) Korg ToneWorks G1
Siamo nell’autunno del 1995 e questa piccola pedaliera rossa che campeggia in un piccolo stand a SHG (quell’anno all’Hotel Quark di Milano) diventa il mio regalo per i 18 anni. Non è propriamente un multieffetto, potremmo definirlo un distorsore digitale multifunzione, che comunque offre anche delay e autowah abbinati a diversi stadi di gain. Anche in questo caso, il problema non è lo strumento in sé ma le aspettative che mi ero fatto. Senza la chitarra giusta (avevo una simil-Strat coreana, precisamente una Maison) e senza l’ampli giusto (era sempre il Roland Dac-10 di cui sopra), le speranze di ottenere suoni che fossero anche solo lontani parenti di Hetfield e di Mustaine sarebbero rimaste frustrate.

E si conclude qui la prima parte della Flop Ten. Ma non temete perché, come direbbe qualcuno che ci è molto caro, ne ho in serbo altre fortissime! Ora vi aspetto nei commenti per leggere dei vostri flop, di quelle delusioni inimmaginabili dovute non per forza alla scarsa qualità dello strumento, ma (come spesso è successo a me) all'inesperienza. E, se qualcuno ha posseduto qualcuno degli strumenti inclusi in questa prima parte della Flop Ten, ci racconti la sua impressione.
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