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Fender non sarà al NAMM e spiega perché: è la fine di un'epoca?
Fender non sarà al NAMM e spiega perché: è la fine di un'epoca?
di [user #116] - pubblicato il

L'assenza di Fender al NAMM è un altro passo verso il tramonto dei trade show d’oltre Oceano? Le parole del CEO dell'azienda californiana, Andy Mooney, non lasciano grandi speranze agli eventi B2B, ma aprono nuove prospettive alle iniziative che mettono al centro la musica e i musicisti.

Dopo gli annullamenti della pandemia, il NAMM è tornato in versione unificata. Il trade show di strumenti musicali più famoso al mondo ha infatti riunito l’edizione invernale e quella estiva di Nashville in un unico appuntamento dal 13 al 15 al Convention Center di Anaheim.

Nella lista degli espositori spiccano però alcuni illustri assenti: non compaiono Gibson, PRS e quest'anno nemmeno Fender. In un’intervista a Guitar World il CEO Andy Mooney spiega le ragioni della rinunica e non va oltre un “mai dire mai” sull’ipotesi di un ritorno del brand californiano al Convention Center in futuro.

Fender non sarà al NAMM e spiega perché: è la fine di un'epoca?

Mooney si è già espresso sulle condizioni del mercato in tempi di pandemia e sulla successiva crisi produttiva, sempre in maniera schietta. Lo fa anche questa volta, dando due ragioni principali per la rinuncia di Fender: i costi e l'efficienza dei nuovi sistemi online per fare business.

Esporre al NAMM è un impegno enorme, in termini di risorse umane ed economiche: quasi 500 dollari al metro quadro di superfice e altrettanti per la mquette avevano un senso quando l'evento sul territorio era l'unica opportunità di incontrare i grandi clienti. Il Covid ha però accelerato la transizione verso metodi e strumenti alternativi per il marketing verso i rivenditori.

Insomma, i trade show puri come il NAMM non rappresentano più un’attrattiva e a conferma di ciò Mooney cita l'E3 di 2023, annullato dopo che Sony, Microsoft e Nintendo avevano deciso di non partecipare.

"Durante il Covid gli operatori hanno sperimentato altri approcci alla relazione commerciale, scoprendone l'efficacia per tutto il sistema”. Gli showcase virtuali, considerati un ripiego nell'epoca pre-Covid, sono diventati la scelta più efficiente e sostenibile. “Allestimento dello stand e presenza dello staff è un costo enorme, che mi fa uscire dai gangheri, perché alla fine per tutto il NAMM finivamo per passare al massimo un’ora con i maggiori rivenditori. in questo tempo breve non c’era modo di raccontare  il prodotto o le strategie. Con gli eventi online possiamo raggiungere 5mila rivenditori in contemporanea ed entrare nel dettaglio a una frazione del costo e concludendo più affari. E il denaro che non spendiamo può essere convogliato nel creare domanda che porta traffico nei negozi, sia online sia fisici”.

E per il futuro? Mooney è molto chiaro: “Se il NAMM dimostrerà la sua utilità per l’industria sarò pronto a tornarci, ma al momento non mi viene in mente come ciò possa accadere”. Insomma, la scelta di Fender dice una cosa chiara: la pandemia ha segnato un punto di svolta, accelerando i processi di interconnessione tra produttori, distributori e rivenditori. Pertanto i grandi eventi B2B sul territorio, quelli riservati agli operatori, perdono significato. Come sottolinea Mooney, le risorse delle aziende possono quindi essere meglio utilizzate sostenendo la domanda e questo non può che avvenire alimentando nelle persone il desiderio di fare musica. 

D'altro canto, se l'intermediazione soffre, gli eventi che mettono al centro i consumatori stanno vivendo una nuova primavera in tutti i settori. Si coglie la necessità di spostare il focus del marketing: dallo strumento inteso come prodotto al musicita e al suo desiderio e piacere di fare musica. Questo cambio di paradigma genera un interesse più maturo verso l'attrezzatura, un approccio più consapevole e duraturo, a vantaggio dell'intero settore. 
 
fender musica e lavoro namm show 2023
Link utili
La chitarra in tempi di Pandemia
Andy Mooney sulla crisi produttiva post-Covid
L'intervista su Guitar World
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di TumblinDice [user #38343]
commento del 05/04/2023 ore 21:41:50
Non fa una piega, una videoconferenza costa meno che allestire uno stand al NAMM.

Inoltre Fender non presenta nuovi modelli da 50 anni se va bene ( unica eccezione Acoustasonic se vogliamo) quindi probabilmente non ha senso spendere qualche milione di dollari per presentare la nuova colorazione della "nuova Telecaster" ...

L'auspicio è che questo forfait lasci più spazio mediatico ai brand che propongono qualcosa di effettivamente nuovo, innovativo, diverso.

Se qualcosa di simile può esistere in un mercato che vive di reissue e collectors edition:P
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di Ernestor [user #46937]
commento del 06/04/2023 ore 03:03:34
Boh?! Questo passaggio mi risulta strano: “ Esporre al NAMM show, in effetti, è un impegno esoso. Sborsare oltre 2mila dollari per uno spazio di 5 metri quadri o pagare fino a 30mila dollari per un tappeto di 6 metri per 9 si è sempre considerato un investimento affrontabile, in virtù delle possibilità di business che l’evento offre. Secondo il CEO Fender, però, da qualche tempo c’è un’alternativa assai più vantaggiosa.”
Sono cifre residuali per una multinazionale. Magari è anche così, ma se si tratta di una questione di budget va spiegata meglio. Se è il segno dei tempi per cui è meglio il metaverso del veroverso lo capisco meglio, anche se non me la spiego ancora fino in fondo.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 06/04/2023 ore 08:45:03
Ciao, bisogna considerare che quei soldi devono provenire dal budget già destinato al marketing e attività simili, che è limitato. Inoltre Fender non partecipava al NAMM con uno spazietto, bensì una sala in esclusiva bella grossa per ognuno dei suoi marchi (Jackson, Gretsch...), più un'intera porzione di piano per il solo marchio Fender e Custom Shop. Al costo dello spazio vanno sommati gli allestimenti, i dipendenti, gli artisti, gli eventi organizzati...
Certo, niente che possa mettere in difficoltà il bilancio di una multinazionale, ma che sicuramente mangia una fetta sensibile del budget dedicato e che - pare - adesso hanno imparato a spostare altrove con maggiore soddisfazione.
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di Ernestor [user #46937]
commento del 06/04/2023 ore 14:40:38
Okay, mi sembra di capire che, mutatis mutandis, stanno un po’ copiando la strategia Apple: meglio farsi un evento in house che mischiarsi con gli altri. La declinazione americana dell’eccebombiano: “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
Un abbraccio🤭🤗
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di RedRaven [user #20706]
commento del 06/04/2023 ore 22:43:02
Non sono cifre residuali: il pacchetto completo per esporre con spazi, persone, allestimenti raggiunge probabilmente qualche milione. Fender non può fare 30 metri quadri. Vale lo stesso in tanti campi: anche nei videogames hanno soppresso l'E3 che pareva immortale: non ci andava più nessun big. Se spendi milioni per una cosa evitabile (ha ragione: in queste fiere c'è un macello spaventoso e parlare di business è quasi impossibile, ci si vede e si dice "poi ti scrivo"..), beh si finisce per evitarlo.
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di paolinux [user #14508]
commento del 06/04/2023 ore 05:47:24
Non ho seguito nel dettaglio l'intervista o approfondito l'argomento, ma per quello che posso notare Fender quando la pandemia è iniziata ha realizzato il miglior bilancio di sempre per il numero di vendite.
E il 'momentum' è continuato anche quando il NAMM non si è tenuto.
Questo è sicuramente stato un messaggio importante. Perdonate se banalizzo, ma penso che il NAMM avrà piu bisogno di marchi come Fender piuttosto che il contrario, e lo scopriremo presto nei prossimi mesi.
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di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 06/04/2023 ore 08:42:03
Le fiere, secondo il mio parere, sono in un momento di grande crisi.
In effetti per conoscere un prodotto non devo per forza partire per la località della fiera, prenotare un albergo a prezzo maggiorato, spendere per mangiare fuori, pagare un biglietto d'ingresso, tutto per vedere e toccare un prodotto per dieci minuti, quando posso leggere tutto quello che mi interessa su Internet e toccarlo dal vivo presso il rivenditore locale. Non solo l'azienda che espone risparmia, ma risparmia anche il compratore.
Forse per i macchinari industriali e tutti i beni che non possono essere esposti da rivenditori locali possono ancora avere un senso, ma per il resto sono state spodestate.
Secondo me, tuttavia, visitare una fiera è sempre una bella esperienza, è come partecipare ad uno spettacolo, ci sono luci, musica, allestimenti... ma non posso che capire quanto tutto ciò sia solo il contorno, e che il piatto forte ormai sia fruibile anche altrove.
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di go00742 [user #875]
commento del 06/04/2023 ore 08:42:16
Si direi che non sono i 2000$ per 5 metri quadrati ma nemmeno i 30.000 non credo che Fender elemosini sconti da fiera, ci sono sicuramenti altri motivi ma non vengono spiegati secondo me o meglio le giustificazioni non reggono.

La cosa sicura è che la loro presenza o meno al NAMM non influirà sicuramente sul fatturato.

Poi io sono dall'altro lato dell'oceano ragion per cui siano presenti o meno non mi tange nulla.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 06/04/2023 ore 08:53:25
Gli americani sono dei volponi, spendono tanto ma non sprecano soldi. Come ha fatto notare paolinux qualche commento più in alto, Fender ha registrato incassi record in pandemia, senza il NAMM e spostando le proprie energie di marketing sul web. Non possiamo sapere quali siano le ragioni effettive, ma il ragionamento di Mooney, tutto sommato, torna: se posso avere un ritorno maggiore investendo quei 30mila dollari sul web anziché allo show (che poi credo bisogni aggiungere almeno uno zero alla cifra più qualche altra sommetta varia, considerando l'esposizione abituale di Fender), perché continuare ad andarci?
Bisogna ricordare che il NAMM non è la classica fiera locale con appassionati che spupazzano chitarre (esperienza che il web non è ancora riuscito a sostituire), ma un evento molto incentrato sul B2B, cioè un'attività che da qualche anno a questa parte si sbriga con un'ora di Zoom a costo zero (detto in maniera semplicistica, è chiaro).
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di eko22 [user #15375]
commento del 06/04/2023 ore 08:58:0
Tra poco sarà la NAMM che pagherà Fender, Gibson etc. per averli in fiera.
Non scherzo.
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di pelgas [user #50313]
commento del 07/04/2023 ore 04:29:23
Esattamente
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di Mm utente non più registrato
commento del 06/04/2023 ore 22:04:05
Con tutto il rispetto per la enorme lavoro che c e dietro questi eventi,a me pare un qualcosa di anacronistico,tantomeno che ormai la rete se ben impostata offre una vetrina permanente e sicuramente più fruibile
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di pelgas [user #50313]
commento del 07/04/2023 ore 04:28:06
Le aziende puntano ai social network. Quelle piccole meno, perché essendo piccole acchiappano pochi clienti. Le aziende grandi hanno capito che i social network, Facebook, YouTube, ma anche Instagram, oltre altri, consentono attraverso l'endorsement (chitarre vendute a cifre simboliche) pubblicità senza paragoni. I giovani comprano ciò che è recensito sui social. Se io vendo a poco prezzo una chitarra a uno Youtuber e lui in cambio mi fa la recensione, io aumento vendite e clienti e non ho speso nulla (perché quella cosa l'ho prodotta io). Questo per qualsiasi settore, anche i servizi. Anche chi vende farina o cinture. Ormai i giovani comprano solo cose viste sui social
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di Francescod [user #48583]
commento del 08/04/2023 ore 19:38:04
Penso che mi mancano diverse info per valutare bene la portata di questa notizia.
Per molti il NAMM è un evento per le persone, per gli appassionati. Ma stando all'intervista, il NAMM per la Fender è un luogo in cui l'azienda incontra i retailer, per spiegare strategie e mostrare novità.
Allora esattamente cos'è il NAMM?
Perché, se si tratta del secondo caso (ossia non tanto un luogo per gli appassionati, ma per gli addetti ai lavori), come dare torto a Mooney? In teleconferenza parli con più soggetti, spieghi meglio, non spendi niente. Al NAMM invece ci sono dei costi, il tempo manca, le interazioni sono limitate e frammentarie.
Forse io mi ritrovo più facilmente nelle parole di Mooney perché personalmente non ho mai capito l'entusiasmo per questi eventi: c'è un gran casino, si vede poco di tutto, si perdono un botto di soldi e nemmeno vai a vedere cose che puoi comprare come noccioline: vedo una Les Paul 59, mica me la compro lì! Per fare un esempio.
Boh, ripeto, credo che mi mancano delle informazioni.
Sinceramente non trovo traumatico per il mondo degli strumenti che i grandi marchi non vadano al NAMM. Trovo più dirompente il fatto che sempre più gente compri dai noti ipermercati online facendo chiudere negozi della propria città che hanno sia un sito che un luogo fisico. Più che pensare a Fender che non va al NAMM, io mi concentrerei su cosa possono fare i negozi fisici per migliorare l'interazione con gli appassionati.
Ultima considerazione: l'inflazione. Possiamo parlare di tutti i temi che volete, la crisi di un evento ecc. Ma se l'inflazione continua così, beh questa è la vera sciagura.
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 10/04/2023 ore 18:23:04
Bisogna anche tenere in conto la differenza enorme tra fiera B2B (cioè dedicata agli operatori), fiera B2C (ai consumatori) e fiera che è sia l’una che l’altra. Le fiere dedicate, in toto o in larga parte, all’utenza finale, mi risulta stiano andando bene, cioè il pubblico le premia ancora… ma le aziende?
Nel mondo motori pensiamo a Eicma (il salone della moto di Milano, che è il più importante al mondo): quest’anno c’è stato il pieno di pubblico, ma molte tra le principali aziende del mondo (Harley, BMW, Ducati, KTM) non si sono presentate, ritenendo evidentemente che quell’investimento (si parla di milioni di euro) non si sarebbe ripagato.
Tornando alla musica, quello che vale per il NAMM non vale, per fortuna, per eventi meno globali e meno “business”. Per esempio SHG è un evento che, per vocazione, per impronta e per storia guarda principalmente al chitarrista (che compra, scambia, si accorda) e che offre alle aziende, a cifre praticabili, tutto quello che serve per mostrare al pubblico le proprie novità e per incontrare endorser, media, operatori.
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