Fender non sarà al NAMM e spiega perché: è la fine di un'epoca?
di redazione [user #116] - pubblicato il 05 aprile 2023 ore 18:00
L'assenza di Fender al NAMM è un altro passo verso il tramonto dei trade show d’oltre Oceano? Le parole del CEO dell'azienda californiana, Andy Mooney, non lasciano grandi speranze agli eventi B2B, ma aprono nuove prospettive alle iniziative che mettono al centro la musica e i musicisti.
Dopo gli annullamenti della pandemia, il NAMM è tornato in versione unificata. Il trade show di strumenti musicali più famoso al mondo ha infatti riunito l’edizione invernale e quella estiva di Nashville in un unico appuntamento dal 13 al 15 al Convention Center di Anaheim.
Nella lista degli espositori spiccano però alcuni illustri assenti: non compaiono Gibson, PRS e quest'anno nemmeno Fender. In un’intervista a Guitar World il CEO Andy Mooney spiega le ragioni della rinunica e non va oltre un “mai dire mai” sull’ipotesi di un ritorno del brand californiano al Convention Center in futuro.
Mooney si è già espresso sulle condizioni del mercato in tempi di pandemia e sulla successiva crisi produttiva, sempre in maniera schietta. Lo fa anche questa volta, dando due ragioni principali per la rinuncia di Fender: i costi e l'efficienza dei nuovi sistemi online per fare business.
Esporre al NAMM è un impegno enorme, in termini di risorse umane ed economiche: quasi 500 dollari al metro quadro di superfice e altrettanti per la mquette avevano un senso quando l'evento sul territorio era l'unica opportunità di incontrare i grandi clienti. Il Covid ha però accelerato la transizione verso metodi e strumenti alternativi per il marketing verso i rivenditori.
Insomma, i trade show puri come il NAMM non rappresentano più un’attrattiva e a conferma di ciò Mooney cita l'E3 di 2023, annullato dopo che Sony, Microsoft e Nintendo avevano deciso di non partecipare.
"Durante il Covid gli operatori hanno sperimentato altri approcci alla relazione commerciale, scoprendone l'efficacia per tutto il sistema”. Gli showcase virtuali, considerati un ripiego nell'epoca pre-Covid, sono diventati la scelta più efficiente e sostenibile. “Allestimento dello stand e presenza dello staff è un costo enorme, che mi fa uscire dai gangheri, perché alla fine per tutto il NAMM finivamo per passare al massimo un’ora con i maggiori rivenditori. in questo tempo breve non c’era modo di raccontare il prodotto o le strategie. Con gli eventi online possiamo raggiungere 5mila rivenditori in contemporanea ed entrare nel dettaglio a una frazione del costo e concludendo più affari. E il denaro che non spendiamo può essere convogliato nel creare domanda che porta traffico nei negozi, sia online sia fisici”.
E per il futuro? Mooney è molto chiaro: “Se il NAMM dimostrerà la sua utilità per l’industria sarò pronto a tornarci, ma al momento non mi viene in mente come ciò possa accadere”. Insomma, la scelta di Fender dice una cosa chiara: la pandemia ha segnato un punto di svolta, accelerando i processi di interconnessione tra produttori, distributori e rivenditori. Pertanto i grandi eventi B2B sul territorio, quelli riservati agli operatori, perdono significato. Come sottolinea Mooney, le risorse delle aziende possono quindi essere meglio utilizzate sostenendo la domanda e questo non può che avvenire alimentando nelle persone il desiderio di fare musica.
D'altro canto, se l'intermediazione soffre, gli eventi che mettono al centro i consumatori stanno vivendo una nuova primavera in tutti i settori. Si coglie la necessità di spostare il focus del marketing: dallo strumento inteso come prodotto al musicita e al suo desiderio e piacere di fare musica. Questo cambio di paradigma genera un interesse più maturo verso l'attrezzatura, un approccio più consapevole e duraturo, a vantaggio dell'intero settore.