ho parlato della mia pedalboard completa (quella con cui vado a suonare con una cover band) e della piccola board di backup/sala prove. Oggi voglio condividere l’ultima figlia della mia GAS: la mia bellissima (quantomeno per me) BluesBoard.
Se fare cover rimane un’attività divertente, sopratutto per i fantastici ragazzi con cui suono e per gli ambienti molto piacevoli in cui ci esibiamo, il blues è da sempre quello che veramente AMO suonare e studiare.
Ecco quindi che un setup dedicato solo a questo genere non poteva attendere troppo. Si tratta di una soluzione che ha visto infiniti tentativi e che non escludo un domani possa subire altre modifiche. Al momento comunque ho trovato la mia quadra, sia relativamente a cosa studio e suono (sì, non smetto un attimo di studiare, anche se non ho speranze di carriera nella musica), sia considerando che al momento lo uso solo in casa - sembra che trovare a Como un paio di sbandati come me per fare un po’ di blues occasionale sia infattibile - e, non da ultimo, sia considerando che si basa esclusivamente sul mio gusto in termini di suono.
Ho scelto infatti non di ricercare o emulare un suono famoso (per quanto, ovviamente, di spunti se ne prendano a iosa), ma di creare quella sonorità che piace a me quando faccio blues. Questo ha fatto sì che manchino dei pedali notoriamente utilizzati nel genere - banalmente, un Tube Screamer - sia che alcune cose siano poco canoniche (ma d’altronde cosa lo è davvero?).
Grande variabile è stata riuscire a coniugare i diversi pedali alla chitarra, una Fender Stratocaster messicana con Lollar al ponte. Non una chitarra da divi, ma una chitarra che mi piace, e anche tanto.
Allora, in primis la visione completa: quattro pedali, nient’altro, una board Harley Benton delle dimensioni giuste e con una simpatica borsa, alimentatore sempre HB con uscite isolate (silenzioso, ma con solo quattro pedali non mi aspettavo un tripudio di zanzare), cavetti presi in negozio di fiducia: qua ho cercato un po’ più di qualità.
Il primo pedale è il TC Electronics Spark Boost.
Io lo tengo sempre acceso: non amo il “pulito troppo pulito” e con queste regolazioni mi sporca il suono quanto basta, non arrivando a crunchare del tutto, ma sgracchiando il giusto, specie giocando sulla dinamica della plettrata. Davvero un bel pedale, e preso nuovo a un prezzo quasi regalato.
Volevo piazzare un bel fuzz subito dopo, ma non ho trovato ancora il compromesso perfetto tra malleabilità della distorsione e single coil. Il Blues Driver è un pedale che ho snobbato per anni, e me ne pento amaramente. Se tenuto a basso gain compartecipa allo sporcaggio del suono, io invece lo sparo a circa ore 13, dove va a saturare in maniera veramente bella, sia per ritmiche più sostenute sia, cosa migliore, per degli assolo convinti. Il rispetto della dinamica è stupendo, e giocando con il potenziometro del tono si va a sopperire alla mancanza di frequenze medie senza problemi.
Questo vibe della SlowHand Custom Pedals, purtroppo non più in attività (anche se l’artigiano, disponibilissimo, mi ha aiutato con qualche info sui settaggi), si è rivelato la scatola chiusa meglio azzeccata della mia vita. In modalità vibe regala una modulazione di stampo veramente vintage, con i controlli volume e preamp che aiutano in eventuali problemi di perdita volume in catena. Non lo uso in modalità chorus, anche se è stupendamente predisposto per ambienti caldi, pieni e mai invasivi. Cosa non da poco, la grafica davvero bella e psichedelica.
Per gli effetti d’ambiente mi son trovato a un bivio (anzi, un trivio): riverbero, delay o entrambi?
Ho trovato una soluzione di compromesso. Avendo il mio ampli – un Bugera V22 Infinium - un riverbero (anche se non eccelso) ho pensato che, trovandomi (ma quando poi?) a suonare con un altro ampli avrei rischiato di non averlo a disposizione, ma di non usarlo stando sempre in casa col mio. Non sono un amante del delay nel blues, se non un brevissima ripetizione slapback in ritmi più rapidi. Questo Fender Hammertone - anche qui, poca spesa massima resa - si è rivelato perfetto per la situazione. Impostato come analog, con i settaggi in foto, va a riempire con un pre-reverb molto presente e, se proprio volessi delle vere e proprie ripetizioni, mi basterebbe giocare un po’ coi valori.
Se la vera libidine è stata cercare e provare i pedali, progettare e allestire la mia BluesBoard, devo dire che l’entusiasmo, diversamente dal solito, non è scemato nel suonarci. Nonostante il numero ridotto di effetti, la versatilità è ad ampio spettro e riesco a godermela e studiare su più aree e, a volte, senza accorgermi di quanto tempo ci sto dietro a suonare e suonare.
Che dire, se avete voglia di un rig da blues senza troppe pretese, ma che sia efficace, consiglio variazioni sul tema o stessa catena e, complice la spesa contenuta, una carrellata di bellissimi suoni al ritmo di Less is more. |