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Quel terribile, sublime odore di custodia vecchia
Quel terribile, sublime odore di custodia vecchia
di [user #17844] - pubblicato il

Una vena acre, forse polvere, uno sbuffo di vernice che ha saturato in fretta il poco spazio libero dentro il “sarcofago”. L’olfatto è un senso sottovalutato, ma anche quello che più mette in contatto con le emozioni primordiali.
Sì, il vintage è il tema del momento. Non potrebbe essere altrimenti, visto che questa domenica 14 maggio a Milano si radunano per la prima volta, tutte insieme, le chitarre che hanno segnato un secolo di arte, costume e stile.
Il colpo d’occhio a Vintage Vault è garantito, dei suoni non c’è manco bisogno di parlare, ma c’è un aspetto in particolare che spesso si dimentica, nell’incontro con una chitarra il cui legno è impregnato in decenni di passione.

Quel terribile, sublime odore di custodia vecchia

Le chitarre vecchie mi piacciono, tanto. Mi piacciono anche i quadri, e sento che l’esperienza di ammirare ambo le cose abbia qualcosa in comune.
Ricordo molto bene la prima volta che sono stato in una pinacoteca. Stato sul serio, non di volata con la scuola, ma una visita come si deve, in cui ti prendi tutto il tempo che desideri. Fino ad allora mi ero sempre chiesto cosa ci fosse di così speciale nel vedere da vicino le opere dei grandi. Capivo girare intorno a una scultura, ma i quadri, oggetti bidimensionali visti migliaia di volte in foto, proprio non ci arrivavo. Poi mi sono avvicinato. Ho visto le pennellate: il modo in cui la luce vi si rifrange contro racconta la storia di chi ha realizzato quell’opera, ti sembra quasi di vedere le setole che scorrono sulla tela, in un verso, nell’altro, con una forza attentamente dosata e con la giusta quantità di vernice. È una cosa che non si trasmette in uno scatto digitale.

Allo stesso modo, a lungo ho ammirato le chitarre dei miei idoli nei libri, su internet, e negli anni ho rubato immagini costruendo un archivio bello cicciotto che ogni tanto vado a gustarmi. Mi sento un po’ sporcaccione a parlarne, ma mi piace guardare i dettagli di quegli strumenti, quelli che li rendono unici. La minuscola crepa a ridosso del ponte, il modo in cui anni di concerti hanno macchiato un manico in acero, persino la vite del battipenna visibilmente sostituita mi piace. E poi una cosa che mi fa impazzire: il modo in cui la vernice raggrinzisce formando quel reticolato assolutamente unico, un’impronta digitale, una mappa capace di condurre attraverso le vicende che quel body ha vissuto. Una volta Francesco Balossino - collezionista ed esperto di vintage - la descrisse più o meno così: “sembra volersi sgretolare da un momento all’altro, ma non accade mai”. E cavolo, non accade no!

Quel terribile, sublime odore di custodia vecchia

C’è però una cosa che dallo schermo non ci può passare e, come per i quadri, l’ho capito quando ho visto per la prima volta un pezzo vintage da vicino.

È stato a SHG, un po’ di anni fa, collezione Venturini credo.
Tutte le chitarre erano sdraiate sulle loro custodie. Ricordo che la cosa più istintiva che mi venne di fare fu accarezzarne super-delicatamente una, sulla “pancia”. Proprio in quel momento qualcuno disse a qualcun altro il valore di quel preciso strumento. Ritirai immediatamente la mano. Però più avanti l’avrei toccata, anche suonata, una Stratocaster degli anni ’50. Mi pare fosse del 1957, piazzatami in mano da un Alberto Biraghi gongolante, che evidentemente sapeva già quanto mi avrebbe colpito.
Leggera ma solida, in forma come il primo giorno. Il manico, ah, quel manico. Il profilo a V lo ricordo ancora, accentuato, ma comodo come pochi. E la sensazione al tatto era impressionante, il vero “già suonato” che ti fa sentire a casa. Non è una cosa da “quanto è scorrevole, potrei correrci tutto il giorno”, ma la chiara impressione di aver infilato la mano in un guanto di pelle già ben ammorbidito nei punti giusti. Un guanto non ti fa gesticolare più velocemente, ma cavolo quanto ti scalda…

Poi nel tempo ne ho viste tante di chitarre d’epoca, suonate poche, ma annusate tutte. Ecco dove volevo arrivare.
Perché c’è qualcosa nel loro odore, un dettaglio che non passa da una foto, e che ti fa viaggiare. Ti fa immaginare la strada che quel pezzo di legno ha percorso, i palchi, la birra versata, il sudore e la cenere di sigaretta. Anche il tempo chiusa in custodia le ha fatto bene, quasi a farla “macerare”. Quando sganci quei lucchetti ecco che libera tutto, come un buon whiskey torbato, che un po’ ti chiude i polmoni, ma se non lo respiri a fondo ti perdi tutto il gusto.

Quel terribile, sublime odore di custodia vecchia

Quell’annusata è ormai un rito per me, ogni volta che mi trovo davanti a un pezzo d’epoca, con qualcosa da raccontare. Perché è vero che ogni graffio parla, ma ci sono cose che i segni visibili agli occhi non riescono a dire, non con la giusta poesia almeno. L’olfatto invece lo fa. È il senso primordiale, quello che immediatamente ci riporta alle nostre prime esperienze, in qualsiasi campo, e quell’odore un po’ acido, forse anche pesante, di solventi misti a una polvere ormai divenuta tutt’uno con la vernice, di legno ma anche di ruggine, mi racconta ogni volta una storia, quella della chitarra, ma anche della prima volta che ne ho guardato, davvero, una.

Questo sabato, 14 maggio a Milano, organizzato da Accordo, ci sarà Vintage Vault , un'esposizione come non si è mai vista qui in Italia. Da questo link è possibile  acquistare da subito il biglietto a prezzo scontato.
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Link utili
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14 maggio Vintage Vault
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di teppaz [user #39756]
commento del 12/05/2023 ore 15:38:15
A me una volta il gatto ha fatto la pipì in una custodia rigida con quel bel similpelo rosa interno lasciata aperta per sbaglio tutta la notte.
L'odore dopo un po' di giorni non era poi così affascinante... ;-)
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 12/05/2023 ore 15:40:21
Ok, parliamo di odori decisamente diversi! 😂
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di edgar587 [user #15315]
commento del 12/05/2023 ore 19:38:28
Les paul studio gem del 96, arrivata dal giappone. Un mese di custodia aperta per far svaporare quel misto di chiuso, umido e armadio vecchio. Affascinante, ma anche fastidiosetto, una stanza appestata XD
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di AmF [user #59582]
commento del 14/05/2023 ore 17:00:58
Scherzi a parte. Ho appena litigato con l’hotel e mi sono fatto dare un’altra camera perché la prima puzzava di muffa (viene dal cassone dell’aria condizionata). Sti stronzi non bonificano la cassa, qualcun altro si lamenterà. A meno che per lui quell’odore non sia male.
Per quanto riguarda l’articolo: vintage sarà anche bello, non giudico, ma una cosa che puzza di muffa è ammuffita a casa mia.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 17/05/2023 ore 15:39:59
Ma no, mica puzza di muffa... se c'è quella è un problema!
Buona manutenzione prima di tutto!
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di MC HAMMER [user #49292]
commento del 16/05/2023 ore 21:44:01
Sostituisci chitarra con piede e custodia con scarpa e rileggi l'articolo.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 17/05/2023 ore 15:40:14
Per carità, i gusti so' gusti 😂
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di MC HAMMER [user #49292]
commento del 17/05/2023 ore 15:46:48
😇😂
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di Francescod [user #48583]
commento del 18/05/2023 ore 06:51:1
Geddy Lee in una intervista sulla sua passione per i bassi vintage, di cui era arrivato a possederne oltre duecento (se non sbaglio, mi pare vi abbia dedicato un libro), parlava proprio del piacere, una volta arrivato il basso appena acquistato a casa, di aprire la custodia e scoprirne l'odore.
Detto ciò, il migliore odore per me è quello delle Gibson custom shop nuove: apri la custodia e vieni sopraffatto da questo profumo celestiale.
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di teppaz [user #39756]
commento del 18/05/2023 ore 14:08:03
Per chi non se le può permettere potrebbero mettere l'odore in bombolette e venderle a 99,99 $...
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di spaccamaroni [user #7280]
commento del 18/05/2023 ore 19:05:40
:-D :-D :-D
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di MM [user #34535]
commento del 18/05/2023 ore 15:53:12
Ma di che profumo su tratta? Odore di Nitrocellulosa, oppure un profumo col quale hanno impregnato l'interno della custodia?
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di Francescod [user #48583]
commento del 18/05/2023 ore 16:16:25
Purtroppo non ne ho idea, non ho mai indagato né saprei descriverlo. Uno youtuber lo definì: profumo di paradiso. So solo che si conserva bene e si attacca anche alle chitarra se usi conservarla in custodia. Il fatto positivo che mi colpisce è che io solitamente sono irritato dai profumi. In questo caso, non infastidisce. Anzi. Anche Tom Anderson fa qualcosa del genere.
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di DAME54 [user #53104]
commento del 18/05/2023 ore 20:01:48
sarà sicuramente un mix tra la nitro, le essenze lignee dello strumento, l'odore dell'imbottitura del case e del suo colorante.
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di MM [user #34535]
commento del 18/05/2023 ore 20:20:58
Non l’ho mai annusato, ma se è un profumo gradevole è certamente un profumo applicato di proposito all’imbottitura della custodia.
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di DAME54 [user #53104]
commento del 23/07/2024 ore 01:36:32
Anni fa stavo per cambiare la Polverini che custodisce dal 1968 la mia Eko Ranger 12 perché molto rovinata, con vistosi graffi, lacerazioni nel rivestimento ed ammacconi sparsi un po' ovunque.
Fortunatamente non li feci, ed è ancora lì, a testimoniare palchi e serate ormai lontani nel tempo.
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