Il panorama dell’amplificazione per chitarra vede un gran numero di protagonisti, tutti differenti per approccio timbrico e per il modo in cui si dà al musicista la possibilità di scolpirne il suono al fine di cucirlo al meglio addosso alle proprie esigenze e ai gusti personali.
Il cosiddetto tonestack è il fulcro di questa fase del tone shaping, cioè la modellazione di fino di un suono. Si tratta dell’equalizzazione che si può applicare al circuito: esistono amplificatori che hanno un solo comando per filtrare solo una parte di frequenze, in genere quelle più acute, ma esistono anche meccanismi più complessi che lavorano sulle frequenze alte e quelle basse, fino anche a controlli indipendenti per basse, medie e alte frequenze. Ognuno ha i suoi tratti distintivi, e alcuni amplificatori hanno fatto scuola per il modo in cui i comandi non solo permettono di modificare il suono di base, ma interagiscono tra loro in un organismo di valvole e trasformatori che sembra vivere di vita propria.
Il tonestack però non è l’unico sistema con cui si modella la risposta in frequenze di un amplificatore, e non è raro incappare in circuiti provvisti di controlli di Presence e Resonance.
I controlli di Presence e Resonance vengono spesso indicati come dei valori addizionali alle normali manopole di alti, medi e bassi, per gestire rispettivamente la messa a fuoco di alti e di bassi. Se dal lato elettronico è sbagliato accomunare Presence e Resonance al tonestack, sul lato funzionale può aiutare a capire a cosa servono.
Il tonestack, ovvero i classici controlli di bassi, medi e alti, è composto da filtri che riducono o amplificano (se si tratta di un circuito attivo) diverse bande di frequenza. Si tratta di una classica equalizzazione e può essere gestita da un semplice controllo di Toni, due bande per bassi e alti, tre per bassi, medi e alti o anche più, basti pensare agli slide Mesa Boogie.
Generalmente, il tonestack agisce nello stadio di preamplificazione e, negli amplificatori a più canali, è possibile trovarne uno per ogni canale.
Resonance e Presence, invece, sono dei circuiti diversi che funzionano per il cosiddetto "feedback negativo". Senza scendere nel tecnico, prelevano segnale dal finale e per questo vengono considerati dei controlli "master", ovvero che agiscono sull'output generale dell'amplificatore.
Il feedback negativo è un particolare espediente elettronico utile a regolare la risposta dell'amplificatore. Consiste nell'inviare una parte di segnale in uscita dal finale di nuovo al preamplificatore (il che, attenzione, non vuol dire "all'ingresso dell'amplificatore") con fase invertita. Si genererà così una cancellazione di fase che ridurrà in parte il segnale. In soldoni, diverse regolazioni determineranno la propensione alla distorsione e una regolarità o meno dei toni.
Resonance e Presence partono dal concetto di feedback negativo e sono composti da dei filtri per cui non vanno a sottrarre indiscriminatamente tutto il segnale, ma solo una banda di frequenze. Per semplificarne l’effetto, il Resonance può rendere il suono gonfio e ingolfato o secco e definito sulle basse, mentre il Presence può far emergere dal mix la chitarra con maggior facilità, se richiesto.
Va comunque precisato che esistono delle eccezioni, amplificatori in cui Presence e Resonance funzionano come normali controlli di tono che alterano delle precise frequenze (che variano di modello in modello) per rincorrere uno scopo simile.
Solitamente Resonance e Presence risultano utili per regolazioni di fino e per adattare la risposta dell'amplificatore all'ambiente e al volume (generalmente, a volumi maggiori è più facile avvertire il loro intervento). Un consiglio può essere di usarli per adattare il proprio suono di sempre alle diverse situazioni, agendo su di essi anziché sul tonestack quando ci si trova su un nuovo palco. |