di redazione [user #116] - pubblicato il 05 ottobre 2023 ore 10:50
Gibson Les Paul Standard 1958-60, il Graal di ogni appassionato. Prodotta per meno di tre anni in poco più di 1.700 esemplari, la "'burst" vede le sue quotazioni sfiorare il mezzo milione di dollari e in qualche caso superarlo. Ognuna di queste chitarre ha una storia, ma quella di cui raccontiamo oggi di storie ne ha molte, perché ha contribuito a scrivere pagine indimenticabili della musica italiana nelle mani di Alberto Radius.
“Eppur mi son scordato di te”, "Acqua azzurra acqua chiara", “Il tempo di morire”, "Dieci ragazze", "Non è Francesca" di Lucio Battisti. "Cerco un centro di gravità permanente", "Cucurucucu", "La voce del padrone" di Franco Battiato. "Nel ghetto" e tutta la produzione della Formula 3. Sono solo alcuni tra gli innumerevoli brani che Alberto Radius contribuisce a rendere immortali con il suo talento e la sua Gibson Les Paul Standard.
Attrezzo di lavoro a tutti gli effetti, la chitarra nel corso di mezzo secolo subisce vari traumi e modifiche, tanto che in tempi recenti Radius decide di avviare il restauro e riportarla alle condizioni originali. La sua scomparsa prematura non ferma il progetto, perché la famiglia decide di rispettare la volontà dell'artista e completarlo. La chitarra sarà esposta e suonerà a Milano in occasione di SHG Music Show il 18 e 19 novembre 2023, nell'ambito di un tributo al grande musicista italiano.
Alberto Radius suona i suoi primi accordi a fine anni ’50 con Enrico Ciacci, fratello di Little Tony, chitarrista già affermato per la sua ottima tecnica country, da cui prende lezioni. Il ragazzo è dotato, brucia le tappe e comincia presto a farsi un nome come musicista. A metà anni '60 vede una chitarra fantastica nel negozio romano più frequentato dai professionisti, la prova, se ne innamora e decide di comprarla. È la Les Paul Standard del 1960 che da quel giorno resterà con lui per oltre mezzo secolo, a cui Radius dà il nome Phoenix, la fenice.
A fine anni '60 Radius si trasferisce a Milano. Per un po' sostituisce Franco Mussida nei Quelli (antenati della PFM), poi dà vita ai Formula 3 con Tony Cicco e Gabriele Lorenzi. Il gruppo diventa l'anima rock di Lucio Battisti, che scrive per loro vari brani e da cui si farà accompagnare nelle sue storiche tournée del 1969 e del 1970.
In quegli anni Alberto Radius non abbandona mai la Les Paul e quando viaggia la porta nella camera dell'hotel. A chi gli chiede come mai non la lasci sul camion con il resto dell'equipaggiamento risponde: «La mia chitarra? Sta sempre con me, è una di famiglia».
Con gli anni '70 comincia l'epoca di sperimentazione sonora ed estetica, gli artisti cominciano a modificare i loro strumenti alla ricerca di nuove sonorità. Compaiono gli humbucker al ponte delle Stratocaster, ponti Kahler, componentistica in ottone e fa capolino l'elettronica. Nel 1971 Radius monta sulla Les Paul un sistema Innovex Condor, il primo “synth” per chitarra prodotto da Hammond, un accrocchio che unisce ponte e pickup usato anche da Jimi Hendrix, di cui Alberto è ammiratore. Arriva anche il terzo pickup al centro, forse per trovare le sfumature sonore tipiche delle Custom a tre pickup.
L'evoluzione delle sonorità continua e la Les Paul non riesce a stare al passo coi tempi. Radius comincia a usare altre chitarre e la Les Paul resta chiusa nella custodia per alcuni anni. Riappare nel 1992, esposta quasi come una reliquia a un evento musicale in Veneto. È poco più che una curiosità, con l'anacronistico synth, un paio di corde ossidate superstiti sul manico e tutte le cicatrici accumulate on the road. A fine manifestazione sta per tornare nella custodia, ma un liutaio all'epoca abbastanza noto gli propone di intervenire per "renderla di nuovo suonabile" e Radius accetta. In realtà, nonostante il pedigree dello strumento, nonostante un valore storico e commerciale già ben noto, gli interventi saranno invasivi e incoerenti, tanto da snaturarlo totalmente. Il top è sostituito con uno in acero dell'Est europeo, fresato in modo non coerente con le forme Gibson. I piloni di ponte e attaccacorde sono ricollocati in posizione sbagliata. Per eliminare usura e graffi posteriori viene applicato un sottile strato di mogano che copre metà del corpo. Il tutto è coperto da un pesante strato di vernice poliuretanica, porpora sul retro, sunburst rosso-giallo sgargiante - mai visto su una Les Paul - sul top.
Da allora la chitarra viene usata sporadicamente e resta in queste condizioni fino a febbraio 2022, quando Alberto Radius decide di riportarla all'antica dignità. Si mette in contatto con Francesco Balossino, uno dei maggiori esperti italiani di strumenti della Golden Era, il quale coinvolge un team di liutai specializzati nel restauro.
Con tutto quello che la chitarra ha subito sussistono notevoli dubbi sulla possibilità di riportare indietro di mezzo secolo il calendario. Il primo passo è quindi un'analisi approfondita dello status quo. Fortunatamente quando lo strumento è messo a nudo si evidenziano due dettagli confortanti: il numero di serie ancora visibile sotto la verniciatura poliuretanica e l'attacco manico/corpo intatto. È una duplice conferma che i legni sono originali e che vale quindi la pena di procedere.
La prima parte del restauro viene affidata al liutaio Romano Burini, incaricato di rimediare alle modifiche sui legni. Burini deve intervenire senza staccare il manico dal corpo, accettando le difficoltà imposte dal desiderio di non violare ulteriormente la chitarra.Si decide di conservare il top posticcio, sia perché ha convissuto con la chitarra per trent’anni, sia perché mostra nella parte adesa al body la storia di modifiche e interventi a cui è stata sottoposta.
Una volta rimosso, non senza difficoltà, si rendono visibili, sottili ma evidenti, parti del top originale, l'inserto in mogano inserito per chiudere i fori dei pickup aggiunti. Appaiono anche i fori del ponte originale, tappati nel 1992 e sostituiti da altri fori realizzati in posizione non corretta. Si continua con la rimozione della verniciatura poliuretanica e con un refret della tastiera, effettuato secondo le specifiche corrette dello strumento.
Una foto inedita dell'archivio di Alberto Radius, in cui la chitarra è visibile con chiarezza, è un riferimento prezioso per la ricostruzione del top. Il fornitore da cui Gibson acquista i legni fornisce un taglio di “old growth hard rock maple" con trama e fiammatura fedeli all'originale. Il blocco di legno, una volta tagliato e installato, è scolpito secondo le specifiche dell'epoca usando come riferimento due "'burst" del 1959 e 1960 messe a disposizione dal collezionista Ungherese Viktor Nemeth. Si procede quindi alla fresatura dei vani e con i fori dei piloni del ponte, che tornano finalmente al loro posto.
Manca la verniciatura, un intervento ad altissima specializzazione, che solo pochi al mondo sono in grado di realizzare secondo le specifiche originali della Les Paul. Uno dei pochi è Joel Wilkens di Philadelphia, specialista nel restauro di questi strumenti, a cui la chitarra viene spedita nell'ottobre 2022. Wilkens rileva immediatamente la presenza di un sottile strato di palissandro incollato alla base del fronte della paletta, residuo di una riparazione che Alberto Radius conferma essere stata effettuata negli anni ’60 a Milano. Fortunatamente la paletta è in buone condizioni (il danno originale era estetico) e il palissandro può essere rimosso senza ulteriori interventi.
Tutto sembra procedere al meglio, ma il 16 Febbraio 2023 purtroppo Alberto Radius ci lascia. La famiglia decide però di rispettare il suo desiderio e andare avanti col progetto, chiedendo a Balossino di completare il restauro in tempo utile per esporre la chitarra a SHG Music Show il 18 e 19 novembre 2023 nell'ambito di un tributo in collaborazione anche con la rivista Guitar Club, di cui l'artista era cofondatore.
Purtroppo a inizio 2023 c'è un altro ostacolo. Un grave problema di salute impedisce a Joel Wilkens di continuare con il lavoro e per farcela in tempo bisogna trovare un sostituto. Fortunatamente la voce del restauro sta girando tra i musicisti e si fa vivo l'israeliano Dekel Bor che apre un contatto con Ken McKay, liutaio del Michigan. Anch'egli esperto di vecchie Gibson, Ken completa il ripristino della paletta e perfeziona la scolpitura del corpo.
Su consiglio di Joe Bonamassa la verniciatura è affidata a Joe Riggio, di Tacoma, uno dei pochi liutai al mondo autorizzato a produrre repliche degli strumenti Gibson vintage e a effettuare restauri per conto della casa madre. Joe viene conquistato a tal punto dal progetto da procurarsi i dischi dei Formula 3 per entrare più in sintonia con la chitarra di Radius. Le fotografie fornite dalla famiglia danno a Joe la possibilità di replicare il fading del rosso e l'intensità originale dei colori.
La corsa contro il tempo sembra vinta. Mentre scriviamo la chitarra sta per tornare in Italia per essere esposta a SHG Music Show il 18 e 19 novembre a Milano, e suonata sul palco da Claudio Bazzari, nell'ambito di una celebrazione del grande artista organizzata in collaborazione con la rivista Guitar Club, di cui Radius è stato cofondatore. Nella sala Vintage Vault Saranno presenti anche i liutai Romano Burini e Joe Riggio per raccontare questo restauro.