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Yamaha WL-500: cuffie over ear al servizio dei musicisti
Yamaha WL-500: cuffie over ear al servizio dei musicisti
di [user #62015] - pubblicato il

Sin dalla loro introduzione, Yamaha ha chiarito la vocazione delle WL-500 rivolgendole a un pubblico di musicisti.
Un prodotto realmente innovativo che, nel giro di poco tempo, ha conquistato il plauso del pubblico, sia tra appassionati, sia tra addetti ai lavori. La filosofia di Yamaha si riflette a pieno, confluendo in un prodotto versatile e di alta qualità, capace di offrire ottimi risultati ai musicisti e producer in ambito professionale così come in quello amatoriale.
Con una latenza inferiore ai 4 millisecondi, impercettibile all’orecchio umano, le WL-500 offrono un’esperienza d’ascolto immersiva non soltanto in fase di produzione, in studio, o per l’ascolto delle tracce, ma anche dal vivo, per suonare strumenti elettronici o seguire basi.

Gli assemblaggi e le finiture sono ottimi e le cuffie sembrano solide sia al tatto, sia alla vista. Per quanto riguarda i controlli, posti in basso alla cuffia sinistra, se ne trovano tre: uno per la connettività Bluetooth e altri due per la regolazione del volume.
A rendere ottimale l’esperienza d’uso nel complesso c’è la completezza del prodotto. Nel packaging, insieme alle cuffie, vengono infatti fornite: una base di appoggio ricaricabile con luce spia per i clip, un cavo mini-jack, uno USB e una presa con adattatori multipli per la stazione di ricarica.

L’obiettivo di Yamaha per le WL-500 era quello di fornire uno strumento aggiuntivo agli artisti, con cui poter impreziosire le loro produzioni e migliorare le loro performance.
Raggiunto, sicuramente, con ottimi risultati, è stato anche l’intento di proporre una nuova esperienza di studio. Grazie alle Yamaha WL-500, infatti, gli utilizzatori hanno modo di ascoltare delle basi e improvvisarvi, connettendo il dispositivo via Bluetooth anche al proprio smartphone.

Yamaha WL-500: cuffie over ear al servizio dei musicisti

Inoltre, la base di stazionamento è anche in grado da fungere da trasmettitore attraverso connessione via cavo a un qualsiasi strumento. Non a caso, le Yamaha WL-500 offrono un’esperienza di studio inedita, coadiuvando notevolmente gli artisti che suonano generi elettronici o bisognosi di backing track da seguire dal vivo. Con questa funzione, infatti, è possibile ascoltare il proprio strumento attraverso le cuffie collegate con il cavo audio fornito in dotazione all’uscita e, al contempo, servirsi di basi o lezioni per studiare o esibirsi.

Il design aperto delle cuffie le rende particolarmente confortevoli, mentre l’esperienza d’ascolto è piacevole, con bassi potenti e, in generale, suoni ben definiti. Una ulteriore nota a favore che rimarca l’indirizzamento del prodotto nei confronti di un pubblico di musicisti è il taglio delle frequenze più alte, generalmente fastidiose durante le registrazioni della chitarra.  In conclusione, si tratta di un headset rivolto a 360° ai musicisti, nonostante la qualità del suono risulti definita e fedele anche per l’ascolto di brani.

Yamaha WL-500: cuffie over ear al servizio dei musicisti

Le cuffie poi sono particolarmente indicate per un utilizzo intensivo, proprio grazie alle aperture che presentano su entrambi i padiglioni, caratterizzati da un design open-air. Questi ultimi sono responsabili di una leggera perdita di audio, da non sottovalutare quando si registra la voce o si hanno backing o metronomo in cuffia mentre si registra al microfono.

Le cuffie supportano una tecnologia Bluetooth 4.2, mentre per il loro caricamento è possibile utilizzare sia la porta USB-C presente sulla scocca della cuffia sinistra, sia il trasmettitore collegato alla corrente. I LED offrono tutte le informazioni necessarie in merito alla carica della batteria e alla connessione, mentre – come visto nel test – il meccanismo a clip della presa permette un utilizzo dinamico del prodotto, rendendone possibile il trasporto quando si è in viaggio all’estero o, in generale, garantendone la ricarica anche con ingressi differenti da quelli installati in casa o in studio.

Un ulteriore punto a favore delle WL-500 di Yamaha è rappresentato dal fatto che, oltre alla connessione del trasmettitore all’uscita di uno strumento, il cavo audio fornito in dotazione offre anche la possibilità di collegare le cuffie per l’ascolto delle tracce, fattore ideale quando si è sprovvisti di connettività Bluetooth, alla diminuzione della carica del prodotto durante una sessione particolarmente intensiva o anche per gli scettici del wireless.



Insomma, con le WL-500 Yamaha ha dimostrato di aver pensato proprio a tutti, pur rivolgendosi in special modo ai musicisti avvezzi alla produzione e agli artisti che si esibiscono dal vivo con basi. Queste cuffie sono, infatti, state sviluppate proprio pensando a queste due specifiche categorie, pur proponendone l’utilizzo anche a un target più ampio grazie ai dettagli interessanti che ne facilitano l’utilizzo in molteplici circostanze.
cuffie yamaha yh-wl500
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Yamaha WL-500
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di Ernestor [user #46937]
commento del 18/12/2023 ore 10:36:40
Andrà super bene, per carità, ma registrare microfonati in studio e usare una cuffia aperta per i riascolti, “nun se po’ sentì!”. È una forzatura del marketing per vendere a un fesso in più, nessun produttore sano di mente le userebbe per quello scopo. Tutto il resto ci può stare.
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di Mark [user #2418]
commento del 18/12/2023 ore 12:25:50
Opinione legittima, ma opinione. In un ambiente silenzioso come deve essere lo studio le cuffie aperte non hanno controindicazioni e fanno bollire meno le orecchi. Semmai dal vivo possono essere un problema, ma in studio "se po' sentì" eccome, anche "sentì bbene".
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di Ernestor [user #46937]
commento del 18/12/2023 ore 16:02:11
Dissento totalmente, in uno studio seriamente professionale registrare a microfono con cuffie aperte è sintomo di scarsa professionalità. Se ci siamo capiti, perché ho l’impressione che io non sia stato abbastanza chiaro, parliamo di stare dal lato sala ripresa e registrare la parte davanti a un microfono, ascoltando la base da cuffie aperte. In ambiente pro nun se po’ sentì. Poi per fortuna siamo ancora in un Paese libero e ognuno a studio suo fa quello che gli pare.
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di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 18/12/2023 ore 17:20:1
È vero, è improbabile che si voglia usare una cuffia aperta in prossimità di un microfono quando si ha un click o una base in riproduzione (anche se, sempre più spesso, si tende a microfonare ampli in sale apposite mentre si suona comodamente in regia). Mi sfugge però dove viene ipotizzato tale utilizzo: anzi, nell'articolo viene detto proprio il contrario, facendo notare come una cuffia aperta sia responsabile di una piccola dispersione sonora da non sottovalutare quando si registra, per esempio, un cantato col click in cuffia.
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di Ernestor [user #46937]
commento del 18/12/2023 ore 17:45:
Ciao Pietro, grazie per l'intervento. Il passaggio "incriminato" è questo: "Questi ultimi sono responsabili di una leggera perdita di audio, da non sottovalutare quando si registra la voce o si hanno backing o metronomo in cuffia mentre si registra al microfono.".
E' ovviamente inopportuno farlo, soprattutto se hai in studio Ramazzotti, ma nell'articolo da come lo si dice suona così en passant come fosse un utilizzo tra i tanti, "basta farci attenzione". Per un utente medio la cosa passa così, ma a un orecchio professionale suona subito storto. E' vero che in ambiente casalingo si fa questo e altro, ma per una cuffia pro lisciarla così easy su un dettaglio che pro non è, fa sorridere. Più che altro a me fa sorridere il linguaggio del marketing che con grande nonchalance cerca di tenere dentro tutto ma poi suona superficiale. In fondo anche un concessionario Ferrari può dirti che con la rossa ci puoi fare lo sterrato ma converrai che suona un po' come una caduta di stile.
Ammetto che sono dettagli da pelo nell'uovo, la frase suona ambigua, e sono abbastanza divertito dal piccolo flame, anche il mio commento era molto sullo scherzoso, e tutt'ora lo sono divertito; ma giacché ci siamo, se entriamo un pochino nelle sottigliezze del linguaggio della comunicazione mi viene subito in mente la famosa citazione morettiniana da la Palombella rossa: "le parole sono importanti".
Un caro abbraccio, sapete che faccio sempre il tifo per voi!😉🎵👋
Ernesto
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 18/12/2023 ore 17:54:56
Ciao, per quanto mi riguarda, se suono in cuffia e il segnale è solo in cuffia, ne voglio una semiaperta perché quella chiusa mi frigge le orecchie. Forse sarò io delicato ma cuffia semiaperta tutta la vita.
Preciso che non sono affatto un professionista, parlo del confronto 1:1 in ambiente casalingo/amatoriale che poi forse è l’obiettivo a cui è rivolto questo prodotto, forse un po' troppo economico per il pro
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 18/12/2023 ore 20:46:5
Ciao Biz. In realtà qui non stiamo facendo un discorso se sia meglio cuffie aperte o chiuse o semi aperte; se esistono ci sono motivi e usi specifici per cui sono dedicate. Qui parliamo del protocollo di routine in una sala di registrazione professionale. Quando si registra in studio per produzioni professionali, in ambiente acustico altamente controllato e linearizzato, non si può assolutamente registrare con cuffie aperte o semiaperte, perché in quel tipo di ambiente estremamente silenzioso tutto è fatto per captare le più piccole sfumature della voce o di uno strumento acustico con microfoni ad altissima sensibilità in grado di percepire quelle sfumature. Utilizzare una cuffia aperta o semiaperta in quelle circostanze è non solo sbagliato ma impossibile, perché il suono della base che il musicista sta ascoltando verrebbe pescato e registrato in maniera chiarissima nella registrazione, con il risultato che la stessa sarebbe inutilizzabile per la produzione. Questa non è un'opinione ma una regola da rispettare rigidamente in uno studio di registrazione professionale. Un artista di alto profilo, il suo manager e produttore, non accetterebbero mai di far passare quella registrazione, in realtà neanche ci sarebbe una registrazione se all'artista per puro caso gli fossero date per errore cuffie aperte, perché semplicemente ti farebbero notare che gli hai dato le cuffie sbagliate. (Ovviamente se dobbiamo registrare la chitarra elettrica, una tastiera o uno strumento che non necessita di microfono tutto questo non ha senso e potremmo registrare tranquillamente le nostre parti dalla sala regia ascoltandoci direttamente dalle casse monitor).

Dal punto di vista prettamente audiofilo invece le cuffie aperte sono molto più adatte per il riascolto del registrato (oltre che come hai notato più confortevoli) in sala regia per via del fatto che essendo aperte lasciano interferire il suono dei due padiglioni, come più naturalmente avviene nell'ascolto reale. Questo perché, quando le nostre orecchie ascoltano un suono nella vita reale, quel suono arriva loro contemporaneamente all'orecchio destro e a quello sinistro, in modo disassato e con interferenze di fase. Chiaramente quando l'ascolto lo si fa in cuffia questa totale separazione tra orecchio destro e sinistro risulta innaturale, ed è per questo che la cuffia aperta aiuta a ricostruire un po' questa dimensione naturale che nelle cuffie chiuse invece si perde completamente. Tuttavia la cuffia chiusa trova il suo scopo nel rendere il più ermetico possibile l'ambiente di registrazione. Anche perché sarebbe assurdo e stupido spendere decine di migliaia di euro in insonorizzazione, registrare con un Neuman da 3000€, se poi inquiniamo tutta la registrazione col suono che esce dalle cuffie.
Personalmente ho sia cuffie aperte, planari da ascolto in alta fedeltà, che sono un piacere da ascoltare per dettaglio e definizione, ho un paio di semiaperte da portarmi dietro per quando uso il laptop e ho le chiuse per le esigenze di registrazione dette. Tempo fa dovevo registrare fuori sede una cantante e capitò che alle cuffie chiuse si ruppe il cavo. Non avendone un paio di scorta e volendo lei registrare a tutti i costi per non perdere la giornata, le diedi le mie semiaperte. Alla fine non ho potuto utilizzare nulla di quella sessione perché il rientro nel microfono non si poteva nascondere in nessuno modo. Le abbiamo utilizzate come tracce guida ma abbiamo dovuto rifare tutto. Io capisco le opinioni e tutte le cavolate grandi e piccole che girano intorno a chi fa musica per hobby, ma c'è da capire che a livello professionale le cose devono essere fatte bene, o meglio, alla regola dell'arte secondo quanto recita il contratto, altrimenti il cliente non ti paga e ha pure ragione.
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 18/12/2023 ore 23:12:47
Per carità, non volevo cercare di convincerti, anzi ti ringrazio molto per la spiegazione estremamente articolata delle tue esperienze di lavoro, utilissima a comprendere un mondo a me del tutto sconosciuto. È sempre un piacere leggerti perché da quello che scrivi, e da come lo scrivi, si percepisce una grande competenza e professionalità. Il mio commento era solo per dire che forse queste cuffie, nonostante quanto si legge nell'articolo, non sono destinate a un pubblico di produttori ma hanno un bacino di clientela prevalentemente casalingo. Del resto il costo (siamo sulle 350/360) è da cuffia amatoriale e non professionale e inoltre a causa del wireless BT (che ha comunque dei limiti per vari motivi che sicuramente conosci) mi fa pensare che sia destinata prevalentemente a musicisti, chitarristi in primis, che quando suonano in casa, di notte, non amano - io per primo - avere tra le scatole un cavo, cosa che immagino invece in studio, per un cantante, non sia un problema.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 19/12/2023 ore 00:28:40
In realtà il costo che dici è da signora cuffia, non pensare che in studio circolino cuffie da 1000€ come piovesse, considera che tra le più blasonate ci sono le Audeze lcdx che stanno intorno a 1300€ (e non sono le più costose), che molti produttori indicano tra le più esaltanti per i missaggi in cuffia o il check in masterizzazione (premesso che anche nel mondo cuffie ci sono varie tifoserie, ma sembra che queste mettano d'accordo molti). Tieni conto che negli studi professionali si utilizzano più set di cuffie e dal momento che sono anche soggette a una certa qual rapida usura, si cerca sempre un compromesso tra costo e qualità, non troverai mai tre o quattro Audeze sparse in studio. Si tende ad avere qualche cuffia un po' meno costosa delle top ma comunque di tipo reference, ovvero con caratteristiche verificate per sottostare a certi standard professionali, i cui costi si aggirano in media tra le 200 e 350€, e se c'è, ce ne sarà una, di quelle super top da 600, 700€ e più. Spesso vengono definite da mastering, ma è un po' un nomignolo per dire che sono quelle più precise e di qualità. Sono oggetti di cui si fa un uso molto specifico e neanche così frequente. Servono infatti per fare dei check, delle analisi chirurgiche e delle valutazioni, oltre che un controllo del mix che sia traslabile su più mezzi di riproduzione possibili.
Le cuffie chiuse invece sono in proporzione molto più utilizzare, ma non per preferenze di gusto ma esigenze di registrazione. Tra le cuffie chiuse più rinomate ci sono le Beyerdinamic dt770 che stanno sulle 130€. Comunque, considerando che in sala ripresa possono esserci anche parecchie persone (immagina un'orchestra da camera) le cuffie non possono essere poche, quindi non immaginare che si vada a scialare su una cuffia che usano tutti quelli che passano in studio e che spesso è anche maltrattata per eccesso di maneggiamenti. L'importante è che faccia quello che deve fare, ossia far sentire bene il musicista mentre si ascolta per eseguire la performance e non far uscire il suono che può essere captato dai microfoni.
Relativamente a quelle radio il problema non è tanto la latenza, ma come per tutte le cuffie, anche la colorazione del suono, perché delle due l'una: o hai un buon sistema wirelless che costa, o hai un ottimo driver (l'altoparlante per l'orecchio), ma l'alta qualità costa. Mettendo insieme le due cose la cuffia diventa poco vendibile. Avere un ottimo driver, una cuffia che non colora e pure il wireless sarebbe l'ideale. Ma se io dovessi scegliere tra un driver eccelso con il cavo o il wireless con driver medio, sceglierei il primo.
Se vogliamo è un concetto simile al discorso Martin. Che senso ha una D45 col piezo? Non lo metto e me la suono in acustico davanti a un signor microfono. Se proprio mi serve metterci il piezo mi prendo una D18 col Fishman e risparmio 10mila€. Riguardo all'uso notturno sono d'accordo con te, anche se a mio parere si potrebbe spenderci un po' meno ed essere ugualmente felici.
Anche stavolta l'ho fatta troppo lunga. Chiedo scusa per essere sempre debordante, ma personalmente credo che sia importante dare le giuste prospettive e se uno ce l'ha anche un po' di esperienze, credo che aiuti a migliorare un po' la consapevolezza per tutto il contesto. Sarà una goccia nel mare ma tutto sommato meglio una in più che la scarsità.
Un saluto!👋😉🎼
Rispondi
di BizBaz [user #48536]
commento del 19/12/2023 ore 10:30:5
Infatti immaginavo che in ambiente professionale una cuffia cablata di alto livello sia da preferire a una comoda ma non eccelsa lato prestazioni. Peraltro noto che il mercato da questo punto di vista è piuttosto carente: a parte queste e le Boss Waza Air (che sono sempre BT) non mi sembra ci sia molto altro per ciò che riguarda cuffie completamente wireless per musicisti (quindi no in ear cablate con la scatolina).
Ciao e grazie ancora per la tua testimonianza.
Rispondi
di Daffy Dark [user #64186]
commento del 20/12/2023 ore 16:48:46
Ernesto, tu sei come la Panda..
Se non ci fossi bisognerebbe inventarti!
Veramente, non scherzo, sei una fonte preziosa, i tuoi commenti sono spesso un articolo dentro ad un altro articolo,
non voglio denigrare nessuno per carità perché chi scrive articoli ha competenza e esperienza, ma trovo spesso i tuoi interventi nei commenti davvero notevoli..
Tornando al discorso cuffie e registrazioni in acustico effettuate in contesti di studi professionali non posso essere che d'accordissimo, a me addirittura è capitato che mentre registravo in acustico con cuffie chiuse a fine brano con il clic in cuffia altissimo, quando lasciavo l'ultimo accordo sfumare rientrava in registrazione pure il clic, come dici tu con dei Neumann che tirano dentro anche il respiro degli acari ti viene dentro alla registrazione di tutto, ricordo che per ovviare a questo problema facevo un cenno al fonico dalla finestra regia alzando il capo per togliere il clic sul finale, cercando di muovermi il meno possibile perché se no anche li, gli strusciamenti vari, sul seggiolino rientravano dentro alla registrazione!
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 20/12/2023 ore 17:57:1
🤣 me ne hanno dette di ogni, ma panda, giuro, mai!
Condivido in pieno la tua esperienza (anzi, direi che tra gli accessori da studio, l’olio per gli sgabelli dovrebbe essere inserito per legge 😁). Addirittura anche in uno stem voci di Ocean Eyes di Billie Eilish si sente chiaramente un click in sottofondo (ovviamente eliminato nel pezzo finito).
😉👋🎶
Rispondi
di Roccobianchi33 [user #51050]
commento del 19/12/2023 ore 07:07:52
Bluetooth 4.2... roba da preistoria...
Rispondi
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