Ho visto solo una volta Steve Vai dal vivo, e nella stessa occasione sono riuscito a sbirciare anche il suo sound check. Uno spettacolo nello spettacolo, ma quello che ho visto in un video comparso di recente online è una versione estesa, sotto la lente d’ingrandimento ed estremamente formativa di quell’esperienza che avevo scalfito solo in superficie.
Ho avuto la fortuna di trovarmi nella stessa stanza con Vai al NAMM 2020, occasione in cui . L’incontro a cui eravamo stati invitati si teneva in un locale vicino al Convention Center, dopo l’orario di chiusura dello show. Il NAMM è un susseguirsi di questo genere di eventi “bonus”, e in quel caso particolare si trattava di una combo spettacolare: presentazione privata per la stampa e concerto con degli ospiti da urlo in serata.
Abbiamo incontrato Steve poco prima dell’esibizione. Ha raccontato lo strumento, ha risposto alle domande. Pochi minuti dopo avrebbe guadagnato il palco della House of Blues di Anaheim.
In quell’occasione, forse per il contesto diverso o per tempi ristretti, la band aveva fatto i suoni senza il frontman. Da bravi italianotti, ci eravamo intrufolati in sala prima dell’inizio del concerto e abbiamo assistito agli ultimi ritocchi. Quando Vai entra a fare i propri livelli tutto è già pronto, fa un cenno e la band parte: lui è al centro del palco, con la PIA al collo. Si piega in due tirando un dive bomb mostruoso, come se fosse già davanti al pubblico, modula, doma il feedback, chiude il volume della chitarra e la band si ferma con lui. Ecco, questo è stato il suo sound check. Ed era perfetto.
Avanti veloce, nel 2023 compare online un video del suo sound check per intero. Pochi minuti, ma tanti bastano perché tutto sia in ordine, quando si sa dove mettere le mani e si può contare su maestranze selezionate.
Il teatro del video che lo vede protagonista con la sua band nel tour del 2023 gli ha permesso evidentemente di concentrarsi meglio sui dettagli, e la formazione gli viene dietro come un plotone d’elite.
Jeremy Colson alla batteria, Philip Bynoe al basso e Dante Frisiello alla seconda chitarra, ma anche i tecnici tutto intorno, rispondono come soldati anche ai gesti più piccoli. Il check della batteria è fantastico in questo, vedere come basta un gesto di Vai perché Colson recepisca al volo e capisca dove e quando suonare, e soprattutto quando non farlo. Bynoe è a braccia dietro la schiena, nessuno si muove se non necessario né fa il classico “noodling” a volume basso. Sono tutti attenti e concentrati.
Credo che l’esperienza con Zappa emerga in momenti simili, con la gerarchia del band leader a condurre e coordinare il tutto che può apparire rigida, ma si rivela estremamente efficace.
Non da meno è l’orecchio finissimo per cui l’alieno è famoso. Fantastico quando (intorno a 4:50) fa un cenno al chitarrista di supporto che parte a strummare l’acustica, si interrompe all’istante quando Vai fa un nuovo cenno per poi rivolgersi al tecnico di palco con “tira 2dB a 1kHz”, “metti 2dB a 5kHz”.
Per tutto il tempo, Vai si muove per il palco ascoltando con attenzione. Il cavo ai suoi piedi non si attorciglia mai, perché dalle quinte si nota una “manina” sempre pronta a stenderlo, a tirarlo quando si avvicina e a dargliene quando si allontana.
Niente è lasciato al caso, tutto è studiato nei dettagli con gran professionalità da parte di tutti, così che riesce ad apparire estremamente naturale, quasi facile. E, proprio come quando suona, forse è lì che nasce la magia. |