Tempo fa vi ho raccontato il .
Il racconto di come ho riutilizzato il manico è un pretesto per scrivere due righe su come sia possibile finirvi a casa da soli la vostra chitarra con il solo aiuto di qualche bomboletta e senza attrezzature professionali.
La chitarra è un regalo per la figlia di un vecchio amico di scuola, non sapendo se verrà mai veramente suonata (succede...), per il body in tre pezzi sono andato su un comunissimo e leggero abete ottenuto piallando una trave di recupero da un vecchio tetto smantellato, e anche per l’hardware si tratta di tutto materiale riciclato da altri lavori.
Per il manico, pochi interventi degni di nota: ho semplicemente riprofilato lateralmente il manico per eliminare i due smussi grossolani ai lati della tastiera, chiuso i fori decentrati, riprofilato il tacco ed effettuato una generosa rettifica dei tasti.
Con le nuove misure ottenute ho quindi creato un body con le giuste dimensioni della tasca e, visto che abbiamo in comune la passione per le auto sportive, una forma leggermente inusuale.
Verniciare non è facile ma non impossibile, anche se non disponete di attrezzature specifiche. Armatevi di pazienza e seguite passo passo, assicuratevi solo di avere uno spazio areato e riparato e non fate l’errore di esporre la chitarra ai raggi diretti del sole o la vostra finitura si riempirà di bolle.
In foto vedete tutto quello che vi serve e anche di più, tanta roba ma comprende:
1- Fondo turapori con pennelli, ciotole varie e diluente per pulire i pennelli (che se usate vernici con solventi ad acqua potete tranquillamente evitare)
2- Primer e Vernice
3- Trasparente
4- Polish e pasta abrasiva
5- Un supporto per poter maneggiare la vostra chitarra senza rischio di toccarla. Potete usare un profilo a “L” per scaffalatura infilata in un tubo fissato in una morsa.
6- Carte abrasive varie
7- Cuffie per lucidatura da usare con le paste abrasive
8- Tamponi vari e di varie forme ottenuti da spugna dura da imballo
Per questo progetto ho scelto una finitura solida. Se da una parte la finitura coprente aiuta a mascherare imperfezioni nel legno ricorrendo allo stucco, dall’altra una finitura solida mette in evidenza ogni più piccola imprecisione planare.
Quello sopra è uno stucco da carrozzeria a pasta molto fine per finitura, ottimo per sigillare imperfezioni.
Fondo
Che ci crediate o no, questa fase preparativa è la più importante di tutto il lavoro.
È quello che fa sì che la vostra chitarra assomigli a uno strumento finito piuttosto che alla persiana della casa di vostra nonna. Se il fondo è ben eseguito, le altre operazioni diventano quasi un dettaglio.
Per preparare il fondo serve il turapori, una vernice un po’ più densa che satura il poro del legno ed è facilmente carteggiabile.
Esistono di vari tipi e con diversi solventi, parlate col vostro colorificio di fiducia e fatevi consigliare prodotti compatibili per tutto il vostro progetto, trasparente incluso.
Fissate il body al vostro supporto e cominciate ad applicare il vostro fondo. Date tante mani quante ne assorbe il legno tenendo presente che assorbe di più nei bordi e nelle “corna” dove la fibra del legno è interrotta.
Dalle quattro alle sei mani più tardi, a seconda del tipo di legno, è ora di dare la prima carteggiata.
Usate una grana 320-400 aiutandovi con un tampone, senza calcare troppo e stando attenti che la vernice non si impasti nella grana della carta. Cercate di lavorare col tampone piatto piuttosto che di spigolo.
Man mano che carteggiate, dapprima la carta asporterà la vernice dalle “creste”, ve ne accorgete perché vedrete la zona lavorata diventare opaca e satinata, mentre nelle zone più basse dove non tocca rimane lucida.
L’obiettivo finale è arrivare ad avere la superficie tutta satinata e liscia senza puntinature lucide ma senza sconfinare nel legno sottostante.
Se vi rendete conto che non basta ancora e rischiate di andare sotto, applicate ancora qualche mano e ripetete la carteggiatura.
Sui bordi vi consiglio invece di operare direttamente con le mani. È molto facile, specialmente con raggi molto piccoli, esagerare e passare sotto il turapori. Invece nelle zone concave può aiutarvi un tampone sagomato.
Primer
Questa fase non è indispensabile ma consigliabile in quanto è più facile notare piccole imperfezioni ancora rimaste se la superficie è tutta di colore uniforme, ma nulla vieta di applicare direttamente gli ultimi ritocchi a stucco e poi applicare direttamente il colore risparmiando un passaggio e un po’ di euro.
Fidatevi anche dei vostri polpastrelli, a volte “vedono” più degli occhi.
Per applicare il primer o il colore seguite lo schema che segue, prima in un senso ( es orizzontale), aspettate due minuti e ripetete incrociando a 90° (verticale).
Tinta
Quando applicate la tinta colorata non cercate di arrivare al colore pieno già alla prima passata, evitate di caricare troppo per non fare colature, arrivate per gradi e una volta ottenuta la tonalità desiderata fermatevi.
I neofiti tendono a svuotare tutta la bomboletta, serve solo ad allungare i tempi di asciugatura e rischiate colature. Inoltre salverete una piccola quantità di prodotto se dovete fare dei ritocchi.
Qui la prima passata, notate la copertura che lascia intravedere ancora il primer
Se non trovate la tinta desiderata già pronta, nei colorifici attrezzati possono prepararvi la vostra tinta anche da campione e inserirvela in una bomboletta precaricata.
Trasparente
Da anni uso il trasparente 2K. È un trasparente per automotive acrilico catalizzato. Vernice e catalizzatore sono nella stessa bomboletta, un anello da mettere in un perno alla base fa perforare il contenitore del catalizzatore e dà il via alla reazione.
Esiste in varie gradazioni di lucido, dal lucidissimo ai semiopachi, indurisce nel giro di 1-2 giorni, è autolivellante e se ben applicato non necessita quasi di essere trattato con la pasta abrasiva.
Inoltre, essendo pensato per resistere ai carburanti e ai solventi, non reagisce alla gomma del vostro reggichitarre, al contrario della nitro.
Il lato negativo è che nel giro di 24 ore indurisce anche nella bomboletta, quindi una volta attivata va utilizzata. Fate attenzione a quando siete a fine bombola perché potrebbe rilasciare qualche gocciolone.
Consiglio
Ho sempre usato con soddisfazione questa marca. Questa volta, avendo trovato chiuso il mio colorificio di fiducia, ho preso un'altra marca (Duplicolor, che costa qualche euro meno), ma asciugandosi ha “sgranato” formando una leggera buccia d’arancia che dovrà essere carteggiata e trattata. Potrei anche averla semplicemente miscelata male (è la prima volta che la utilizzo), ma a questo punto non lesinate pochi euro di differenza sul trasparente che è la parte finale del vostro lavoro.
Colata
Avete fatto una colata? Niente paura, è recuperabile. Assicuratevi per prima cosa che la vernice sia secca e trattate in loco con carta 320 o 400 carteggiando delicatamente a mano libera solo nella zona interessata, seguendo la direzione della goccia. Lavorate fino ad arrivare a livello col resto.
Carteggiatura finale e wet sanding
Nel caso - come questo - che il vostro trasparente presenti evidente buccia d’arancia, o se dovete recuperare una zona dopo aver eliminato una colatura, dovete eseguire il wet sanding.
In commercio trovate delle carte apposite di finitura. La grana parte da 1500 fino ad arrivare a 12000.
Vanno passate tutte in sequenza (non saltate delle grane). Per aiutarvi potete preparare una soluzione di acqua e qualche goccia di detersivo per piatti da usare con uno spruzzino per tenere bagnata la superficie della vostra chitarra per evitare l'attrito e che la vostra carta si impasti.
Bastano un paio di minuti per grana, senza premere troppo (non vorrete passare certo sotto al vostro trasparente).
All’inizio sentirete che la vostra carta sta lavorando asportando materiale, lo sentite da come scivola e anche dal rumore. Quando la carta smette di “cantare” e sentite l’attrito che aumenta leggermente , segno che sta aumentando la superficie piatta sotto la vostra carta, è ora di passare alla carta successiva.. vedrete che le ultime grane faticheranno sempre di più a scorrere e tendono ad appiccicarsi come una ventosa.
Lucidatura finale
È ora il momento dell’ultimo passo, ridonare lucentezza. Applicate con una vecchia t-shirt di cotone una pasta di fintura (swirl remover) e il polish finale.
Applicate un po’ di energia. Se avete un tampone da trapano o una cuffia lucidante è un prezioso aiuto.
Ecco il risultato finale.
Buon lavoro! |