VV: Buongiorno Mike e benvenuto a Vintage Vault! Oggi andiamo a raccontare una chitarra con cui hai stabilito un legame davvero speciale, è il caso di dire che fu “amore a prima vista”, giusto?
Mike Sponza: Assolutamente Si! Il ricordo è talmente vivido che mi pare stia accadendo in questo istante: il tempo di aprire il famigerato “brown case” e me ne innamoro subito, il Watermelon Red la rende unica abbinato a tutte le dorature accentuate dalla presenza del Bigsby. Un chitarrone insomma, roba da Freddie King (infatti si tratta dello stesso strumento, dello stesso anno con giusto qualche numero di serie differente...) - PAF originali, Varitone, Stereo, macchina da blues importante.
Guido Toffoletti me la fa vedere, provare e dopo cinque minuti la rimette sotto il letto con questa frase “Quando mi ritirerò dalla scene sarà tua”.
VV: Purtroppo il ritiro dalle scene avvenne forzatamente nel 1999 a seguito di un oscuro incidente stradale dai contorni torbidi mai chiariti. Le chitarre di Guido sparirono in un oblio post-ereditario insieme alle collezioni di dischi, di fumetti, di giacche da palco, le macchine d’epoca, il juke boxe...
MS: Proprio così, infatti dopo quanto accaduto disperavo dal poterla anche solo rivedere. Finché, nel 2001, ricevo una telefonata inaspettata dall’avvocato curatore dell’eredità: mi si chiede di confermare un censimento delle chitarre di Toffoletti. Segue un fax con la lista degli strumenti: la 345 è lì. A questo punto chiedo se si possa comprare, viene fissato il prezzo e l’appuntamento, ritorno a Venezia in quell’appartamento enorme ormai in via di ristrutturazione (le lettere di Keith Richards e Alexis Korner buttate a terra tra i calcinacci...) ritrovo la Lifton, consegno il circolare e porto la Gibson a casa.
VV: Ma che storia ha questo strumento?
MS: Negli anni ho scoperto che la 345 arrivò in Italia nel 1960 acquistata dalla EKO per essere studiata e utilizzata per scopi di R&D insieme a un amplificatore Ampeg. Non uscirà mai dalla fabbrica di Recanati se non per essere acquistata nel 1968 da Guido Toffoletti tramite un importante negozio veneto. Comparirà poi sulle cover di due dischi importantissimi per la storia del blues italiano (“Little by little”, “Midnight guitar talks”...), e verrà utilizzata per tutti gli anni ’70 insieme alle varie Firebird, Jaguar, Rickenbacker che Guido suonava spesso.
In quel periodo l’appartamento sul Canal Grande diventa un punto di incontro dei maggiori artisti inglesi e Guido stesso a sua volta viaggiò molto inseguendo il suo sogno, da Londra a Parigi, ai concerti degli Stones in Italia a Milano, e l’inseparabile 345 è così passata nelle mani di musicisti del calibro di Keith Richards, Ronnie Wood (di cui Guido era molto amico), Alexis Korner, Kim Simmonds, Mick Taylor.
Lo strumento rimase il “numero uno” di Guido finché non venne rimpiazzato, anni dopo, dalla “più leggera” ES-330 del ’66, relegando l’iconica 345 letteralmente “under the bed” sotto al letto!
VV: Guido divenne molto amico di Keith, tanto che ancora oggi l'artista lo ricorda ogni volta che arriva in Italia in concerto.
MS: Sì! La frase in italiano “Alla faccia di chi ci vuole male” che Keith annuncia alla folla durante i concerti era un saluto tipico che Guido rivolgeva a chi, per gelosia o semplice voglia di infastidirlo, voleva sminuire la sua dedizione e bravura, senza però sortire effetto, visto che la passione genuina per la musica blues non fu mai scalfita. Keith rimase così colpito dalla frase da farsela tradurre, spiegare, e divenne “Il saluto” tra Keith e Guido, davvero un bel ricordo e il fatto che dopo così tanti anni Keith lo riproponga ai suoi concerti la dice lunga sul rapporto speciale che instaurò con Guido.
VV: Torniamo ora alla “rossa”, cosa è successo dopo?
MS: Da quando l’ho potuta acquistare, è immediatamente diventata il mio strumento principale, utilizzato in tutti i miei album dal 2001 a oggi. L’ho portata con me ai leggendari Abbey Road Studios, ma poi anche in tour in tutta Europa con Lucky Peterson, Georgie Fame, Bob Margolin, Dana Gillespie, Herbie Goins, Ronnie Jones.
Dopo 23 anni di splendida convivenza musicale ho scoperto anch’io di prediligere la ES-330, e non una qualsiasi… Proprio quella di Guido Toffoletti!! Anche lei meriterebbe un racconto a parte, diciamo solo che l’ho ritrovata dopo molti anni presso un famoso collezionista italiano.
VV: Dicono che ogni strumento “contenga musica”, ed è un modo poetico per dire però una grande verità, ogni strumento ci può ispirare a creare qualcosa di speciale.
MS: È sicuramente un approccio filosofico che sposo appieno! E infatti ritengo che chitarre così non debbano rimanere inutilizzate, infatti non posso immaginare la 345 confinata di nuovo sotto a un letto. È indubbio che l’ispirazione che questi strumenti ci regalano attraversa dei “cicli” che, per forza di cose, si esauriscono, ma per me non è una cosa necessariamente negativa, anzi, lo vedo come un naturale “passaggio di testimone”. Meglio che la chitarra continui a vivere e passi di mano, ricominciando così un nuovo giro di giostra.
“Alla faccia di chi ci vuole male!”.
[EN] Vintage Visions from the world - The Venetian 345: "a love story" with Mike Sponza
Mid-90s, Grand Canal, Venetian interior. A Lifton "brown case" emerges from under a bed, containing a special guitar but left unused for many years – "La xe pesante, meio la 330". This is how Guido Toffoletti’s Gibson ES-345 of August 1960 was discovered – Guido was one of the fathers of Italian blues – and which we tell you about today here at Vintage Vault.
VV: Good morning Mike and welcome to Vintage Vault! Today we are going to present a guitar with which you have established a very special bond, it is appropriate to say that it was "love at first sight", right?
Mike Sponza: Absolutely yes!! The memory is so vivid that it seems to me it’s happening right now: just the time to open the infamous "brown case" and I’m already in love with it; the "watermelon red" colour makes it unique combined with all the gilding accentuated by the presence of Bigsby. In short, a guitar with heavy Freddie King vibes going on (in fact it is the same model, from the same year with just a few different serial numbers apart......) – original PAFs, Varitone, Stereo, an important blues machine.
Guido Toffoletti shows it to me, tries it on and after 5 minutes puts it back under the bed with telling me this "When I retire from the scene it will be yours".
VV: Unfortunately, he forcibly retired from the scene in 1999 following an obscure car accident with murky contours that have never been truly clarified. Guido's guitars disappeared into post-hereditary oblivion along with his collections of records, comics, stage jackets, vintage cars, juke boxe...
MS: That's right, in fact after what happened I was sort of accepting the fact that I would have not seen it again. But at some point in 2001, I received an unexpected phone call from the lawyer who was the curator of Guido’s estate: he asked me to confirm a list of guitars they found in Toffoletti’s house.
In what seemed to be an age long wait, a fax with the list of instruments was sent to me: the 345 was there. At this point I had to ask if it could be bought.
So the price and the appointment were set, I returned to Venice in that huge apartment now under renovation, (... the letters of Keith Richards and Alexis Korner thrown on the ground among the rubble...), I find the Lifton, deliver the money and take the Gibson home.
VV: But what is the history of this instrument?
MS: Over the years I discovered that the 345 arrived in Italy in 1960 purchased by EKO to be studied and used for R&D purposes together with an Ampeg amplifier. It never left the Recanati factory except for being purchased in 1968 by Guido Toffoletti through an important Venetian store. It will then appear on the covers of two very important records for the history of Italian Blues (“Little by little”, “Midnight guitar talks”…), and will be used throughout the 70s together with the various Firebird, Jaguar, Rickenbacker that Guido often played.
At that time, the apartment on the Grand Canal became a meeting point for major English artists and Guido himself traveled a lot chasing his dream, from London to Paris, to the Stones' concerts in Italy in Milan, and the inseparable 345 thus passed into the hands of musicians like Keith Richards, Ronnie Wood (Guido’s close friend), Alexis Korner, Kim Simmonds, Mick Taylor.
The instrument remained Guido's "number one" until it was replaced, years later, by the "lighter" ES-330 of '66, relegating the iconic 345 literally "under the bed" under the bed!
VV: Guido became a close friend of Keith Richards, so much so that even today Keith remembers him every time he arrives in Italy in concert.
MS: Yes! The phrase in Italian "Alla faccia di chi ci vuole male" that Keith announces to the crowd during concerts was a typical greeting that Guido addressed to those who, out of jealousy or simple desire to annoy him, wanted to diminish his dedication and skill, but without having any effect, since the genuine passion for blues music was never scratched. Keith was so impressed by the phrase that he had it translated, explained, and it became "The greeting" between Keith and Guido, a really good memory and the fact that after so many years Keith proposes it again at his concerts says a lot about the special relationship he established with Guido.
VV: Now let's go back to the "red", what happened next?
MS: Since I was able to buy it, it has immediately become my main instrument, used in all my albums from 2001 to today. I took it with me to the legendary Abbey Road Studios, but then also on tour throughout Europe with Lucky Peterson, Georgie Fame, Bob Margolin, Dana Gillespie, Herbie Goins, Ronnie Jones.
After 23 years of wonderful musical coexistence, I too discovered that I prefer the ES-330, and not just any ... Just that of Guido Toffoletti!! She too deserves a separate story, let's just say that I found her after many years at a famous Italian collector.
VV: They say that every instrument "contains music", and it is a poetic way to say a great truth, however, every instrument can inspire us to create something special.
MS: It's definitely a philosophical approach that I fully embrace! And in fact I believe that guitars like this should not remain unused, I just can't imagine the 345 confined under a bed again! There is no doubt that the inspiration that these instruments give us goes through "cycles" that, by necessity, run out, but for me this is not necessarily a negative thing, on the contrary, I see it as a natural "passing of the baton". Better that the guitar continues to live and changes hands, thus begins a new round of the carousel.
"Alla faccia di chi ci vuole male!".
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