di platoblues [user #3866] - pubblicato il 05 ottobre 2006 ore 21:43
La fatwa e la libertà
*Il prof. Redeker è ancora nascosto. Ma l'occidente
"s'inginocchia e chiede scusa", ci dice Bruckner*
------------------------------
Parigi. E' uscito ieri e fa già discutere l'ultimo saggio di Pascal Bruckner, uno dei firmatari dell'appello pubblicato dal Monde in difesa di Robert Redeker, il professore di filosofia di un liceo francese costretto alla clandestinità per difendersi dalle minacce islamiste scatenate da un suo articolo critico sulla religione di Maometto apparso sul Figaro.
Il libro di Bruckner s'intitola "La Tyrannie de la pénitence. Essai sur le masochisme occidental.
E' un libro che parla di rimorso e fanatismo, del senso di colpa che investe le nazioni d'Europa, della contrizione permanente che spingono le élite occidentali a venire a patti, e che impediscono di prendere la misura della realtà e reagire alla minaccia del terrorismo islamista e dell'islamizzazione incombente che ormai ha libero corso persino nell'agnostica Francia, la patria dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Sfogliando il libro il pensiero corre subito a Redeker, che ha perso il lavoro e la casa, che cambia domicilio ogni due giorni per sfuggire alla fatwa che gli hanno scagliato contro i fondamentalisti islamici e che, nel silenzio della politica, si sente "abbandonato". Soltanto gli intellettuali difendono la libertà d'espressione del professore.
"Dopo l'11 settembre la cattiva coscienza è diventata una mentalità diffusa che esercita il suo peso ogni giorno di più", dice Pascal Bruckner, nella sua casa sulla Rive Droite.
"Il senso di colpa - spiega mentre abbassa il volume di un cd di Billie Holiday - non è che l'estrema conseguenza dello spirito critico, della capacità di rimettersi costantemente in causa, esclusivo appannaggio intellettuale dell'Europa. Ma
ormai sta degenerando nell'autodemolizione e nell'odio di sé, che rischiano di portarci al suicidio".
La diagnosi ha un suono strano in casa di Pascal
Bruckner. Lo scrittore vive in un palazzo fatiscente sulla Rue Montorgueil.
La sua casa fa pensare a quella dove, poco lontano, Jean Jacques Rousseau
visse con Thérèse sbarcando il lunario come copista di musica.--------Il professor Van der Horst oggi non ha paura di ammettere che ebbe paura
*Storico delle religioni, si autocensurò (sotto pressioni) dopo trentasette anni di università. Oggi ci spiega perché*Roma. Dopo trentasette anni di lavoro, decine di pubblicazioni e una solida fama di storico delle religioni, il meno che ti aspetti dalla tua facoltà è la libertà di leggere l'attesa lezione di congedo, culmine di una vita di studi e riconoscimenti. Soprattutto in Olanda, patria spirituale di David Hume. Soprattutto per Pieter van der Horst.Succede che il preside dell'Università di Utrecht chiede a Horst di eliminare dal suo lavoro i riferimenti all'islam.
"Quando rifiutai, il preside ne parlò con il rector magnificus, W. H. Gispen, che nel suo ufficio mi comunicò che sarei comparso davanti a una commissione". Questa gli adduce tre ragioni per rimuovere i passaggi sull'islam:
troppo pericoloso, si rischia la reazione di "gruppi di studenti
islamici organizzati";
Il rettore lo costringe a depennare i riferimenti all'islam. " "Da solo non potevo affrontare i rischi. Così, decisi di presentare la versione castrata.
Non potevo esporre me stesso e gli altri a potenziali pericoli". La rabbia in Horst fatica a lasciare il passo alla serenità.
"Sono furioso per la censura folle a cui sono stato sottoposto. Non sono mai stato umiliato così in vita mia. Il rettore Gispen mi dissuase dall'esporre l'odio islamico verso gli ebrei. Se non lo avessi ascoltato, disse che avrebbe esercitato la sua 'responsabilità di rettore', cioè mi avrebbe impedito di tenere la mia lezione di congedo".
La commissione disse: "Dobbiamo proteggerti da te stesso".
"Nelle università olandesi è difficilissimo studiare l'antisemitismo islamico. I soli ad averlo fatto sono stati il commissario Frits Bolkestein e Pim Fortuyn, il primo a vedere la minaccia dell'islam radicale.
Gli islamologi tendono a chiudere gli occhi sui peggiori aspetti del mondo islamico, con la sola eccezione di un professore coraggioso di Utrecht, Hans Jansen, paria per i colleghi di studi islamici membri della chiesa politicamente corretta".La letale malattia dell'occidente
"Stiamo assistendo a forme di autopunizione. "In Olanda, soprattutto dopo la morte di Theo van Gogh, sempre più esponenti della cultura hanno paura a parlare chiaro e ad alta voce. Alcuni critici importanti dell'islam sono stati minacciati e intimiditi dagli islamisti e alla fine si sono ritirati dal dibattito pubblico. Ed è ciò che proprio vogliono: che tutti i critici dell'islam siano messi a tacere. In un modo o nell'altro. Nessuno alza la sua protesta. Ayaan Hirsi Ali era una delle pochissime che aveva avuto il coraggio di denunciare una delle facce più cupe dell'islam. E non poteva essere tollerato". Il caso Redeker dimostra quanto sia grave la situazione.
"Quelle osservazioni critiche hanno scatenato minacce alla sua vita da parte di musulmani. La correttezza politica è la malattia più letale dell'occidente. La cecità sulla natura perversa del fenomeno è un segno della nostra decadenza . Se i leader europei non si oppongono a questa deriva la mancanza di libertà di parola e accademica diventerà intollerabile".
La fatwa e la libertà
*Il prof. Redeker è ancora nascosto. Ma l'occidente
"s'inginocchia e chiede scusa", ci dice Bruckner*
------------------------------
Parigi. E' uscito ieri e fa già discutere l'ultimo saggio di Pascal Bruckner, uno dei firmatari dell'appello pubblicato dal Monde in difesa di Robert Redeker, il professore di filosofia di un liceo francese costretto alla clandestinità per difendersi dalle minacce islamiste scatenate da un suo articolo critico sulla religione di Maometto apparso sul Figaro.
Il libro di Bruckner s'intitola "La Tyrannie de la pénitence. Essai sur le masochisme occidental.
E' un libro che parla di rimorso e fanatismo, del senso di colpa che investe le nazioni d'Europa, della contrizione permanente che spingono le élite occidentali a venire a patti, e che impediscono di prendere la misura della realtà e reagire alla minaccia del terrorismo islamista e dell'islamizzazione incombente che ormai ha libero corso persino nell'agnostica Francia, la patria dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Sfogliando il libro il pensiero corre subito a Redeker, che ha perso il lavoro e la casa, che cambia domicilio ogni due giorni per sfuggire alla fatwa che gli hanno scagliato contro i fondamentalisti islamici e che, nel silenzio della politica, si sente "abbandonato". Soltanto gli intellettuali difendono la libertà d'espressione del professore.
"Dopo l'11 settembre la cattiva coscienza è diventata una mentalità diffusa che esercita il suo peso ogni giorno di più", dice Pascal Bruckner, nella sua casa sulla Rive Droite.
"Il senso di colpa - spiega mentre abbassa il volume di un cd di Billie Holiday - non è che l'estrema conseguenza dello spirito critico, della capacità di rimettersi costantemente in causa, esclusivo appannaggio intellettuale dell'Europa. Ma
ormai sta degenerando nell'autodemolizione e nell'odio di sé, che rischiano di portarci al suicidio".
La diagnosi ha un suono strano in casa di Pascal
Bruckner. Lo scrittore vive in un palazzo fatiscente sulla Rue Montorgueil.
La sua casa fa pensare a quella dove, poco lontano, Jean Jacques Rousseau
visse con Thérèse sbarcando il lunario come copista di musica.
--------
Il professor Van der Horst oggi non ha paura di ammettere che ebbe paura
*Storico delle religioni, si autocensurò (sotto pressioni) dopo trentasette anni di università. Oggi ci spiega perché*
Roma. Dopo trentasette anni di lavoro, decine di pubblicazioni e una solida fama di storico delle religioni, il meno che ti aspetti dalla tua facoltà è la libertà di leggere l'attesa lezione di congedo, culmine di una vita di studi e riconoscimenti. Soprattutto in Olanda, patria spirituale di David Hume. Soprattutto per Pieter van der Horst.
Succede che il preside dell'Università di Utrecht chiede a Horst di eliminare dal suo lavoro i riferimenti all'islam.
"Quando rifiutai, il preside ne parlò con il rector magnificus, W. H. Gispen, che nel suo ufficio mi comunicò che sarei comparso davanti a una commissione". Questa gli adduce tre ragioni per rimuovere i passaggi sull'islam:
troppo pericoloso, si rischia la reazione di "gruppi di studenti
islamici organizzati";
Il rettore lo costringe a depennare i riferimenti all'islam. ""Da solo non potevo affrontare i rischi. Così, decisi di presentare la versione castrata.
Non potevo esporre me stesso e gli altri a potenziali pericoli". La rabbia in Horst fatica a lasciare il passo alla serenità.
"Sono furioso per la censura folle a cui sono stato sottoposto. Non sono mai stato umiliato così in vita mia. Il rettore Gispen mi dissuase dall'esporre l'odio islamico verso gli ebrei. Se non lo avessi ascoltato, disse che avrebbe esercitato la sua 'responsabilità di rettore', cioè mi avrebbe impedito di tenere la mia lezione di congedo".
La commissione disse: "Dobbiamo proteggerti da te stesso".
"Nelle università olandesi è difficilissimo studiare l'antisemitismo islamico. I soli ad averlo fatto sono stati il commissario Frits Bolkestein e Pim Fortuyn, il primo a vedere la minaccia dell'islam radicale.
Gli islamologi tendono a chiudere gli occhi sui peggiori aspetti del mondo islamico, con la sola eccezione di un professore coraggioso di Utrecht, Hans Jansen, paria per i colleghi di studi islamici membri della chiesa politicamente corretta".
La letale malattia dell'occidente
"Stiamo assistendo a forme di autopunizione. "In Olanda, soprattutto dopo la morte di Theo van Gogh, sempre più esponenti della cultura hanno paura a parlare chiaro e ad alta voce. Alcuni critici importanti dell'islam sono stati minacciati e intimiditi dagli islamisti e alla fine si sono ritirati dal dibattito pubblico. Ed è ciò che proprio vogliono: che tutti i critici dell'islam siano messi a tacere. In un modo o nell'altro. Nessuno alza la sua protesta. Ayaan Hirsi Ali era una delle pochissime che aveva avuto il coraggio di denunciare una delle facce più cupe dell'islam. E non poteva essere tollerato". Il caso Redeker dimostra quanto sia grave la situazione.
"Quelle osservazioni critiche hanno scatenato minacce alla sua vita da parte di musulmani. La correttezza politica è la malattia più letale dell'occidente. La cecità sulla natura perversa del fenomeno è un segno della nostra decadenza . Se i leader europei non si oppongono a questa deriva la mancanza di libertà di parola e accademica diventerà intollerabile".