di Roberto Pistolesi [user #103] - pubblicato il 18 agosto 2008 ore 18:47
Questa storia risale a SHG 1993 che quell'anno si svolse in un centro sociale di Voghera. In quell'occasione Roberto Pistolesi presentò il prototipo del suo "The Mojo Amp". Roberto non è più con noi, ma resta il ricordo del suo The Mojo Amp, colpo di genio di un genio, in assoluto il primo ampli boutique italiano della storia e uno dei primi al mondo. Di questo gioiello, considerato il Dumble di casa nostra, esistono pochi esemplari, custoditi gelosamente da pochi fortunati. Questo articolo è stato pubblicato in origine su Nashville (si dica per i più giovani: l'antenata cartacea di ACCORDO, vissuta dal 1992 al 1997) nel 1994.
Ho avuto sempre ammirazione per le cose ben costruite e talvolta mi concedo mezza giornata per andare a curiosare nei campi del surplus, quei luoghi dove viene ammassato tutto quello che c’è all’interno delle apparecchiature militari. Ammiro la loro costruzione, curata nei dettagli. Apparecchi fatti per operare 24 ore su 24, nelle condizioni ambientali più difficili, per sopportare qualunque stress: niente è lasciato al caso. Ogni componente è studiato per le funzioni che deve svolgere e sovradimensionato per offrire i massimi margini di sicurezza.
Da queste mie escursioni ritorno sempre a casa con scatole colme di valvole, resistenze, condensatori e quant’altro ritengo possa essere di qualche utilità.
Recentemente stavo esaminando alcune valvole dalla sigla sconosciuta e che a un primo esame mi erano parse interessanti. Rovisto un po’ fra i prontuari e scopro che hanno una certa similitudine con le 6V6 americane. Queste sono inglesi, chissà come suonano? Una curiosità che mi devo togliere: telefono a Paolo Luti e gli dico di portarmi il suo amplificatore De Armond che impiega le 6V6.
Il giorno dopo ha luogo la prova e ho la conferma che queste valvole suonano davvero bene, conferma avvalorata da fatto che Paolo non ha sentito ragioni e le ha volute tenere montate sul De Armond. Passa qualche settimana e mi telefona Alberto Biraghi; gli racconto della prova e anche lui si mostra interessato. Vieni a casa mia, mi dice, proviamo le valvole sul mio vecchio Champ tweed. Di lì a qualche giorno eccoci pronti per la prova e anche qui il risultato è talmente lusinghiero che Alberto se ne esce con la frase: "perché non costruiamo un amplificatore attorno a queste belle valvole e lo presentiamo al prossimo Second Hand?"
Mi dichiaro disposto a mettermi al lavoro e programmiamo di vederci qualche settimana prima della manifestazione per valutare i risultati. Non c’è stato il tempo perché ho completato il prototipo un’ora prima di partire per Voghera.
Voglio provare a valutare i risultati insieme ai nostri lettori, cosa si può volere di più? A uso e consumo dei più esperti e a garanzia di coloro che esperti non sono, voglio descrivere i criteri di progetto e le caratteristiche di The Mojo Amp. Secondo me un buon amplificatore deve:
suonare bene;
essere affidabile;
essere maneggevole;
essere robusto.
The Mojo Amp ha due canali di preamplificazione completamente diversi come timbrica e come grinta. Il primo prevede l’uso di una valvola pentodo 6SJ7 in preamplificazione con sonorità molto simili ai primissimi Fender e Gibson degli anni ‘50. Ha un solo controllo di tono con un range di azione molto ampio. Il secondo canale utilizza delle classiche 12Ax7 (triodi), con sonorità più grintose e con due controlli di tono alti e bassi, peraltro facilmente customizzabili nel range di azione.
Lo stadio finale lavora con quattro valvole EL34 in classe A senza controreazione per una potenza resa di circa 35 watt. Lo stadio alimentatore ha la valvola raddrizzatrice. I componenti sono N.O.S. (new old stock) e il cablaggio è convenzionale senza circuiti stampati.
Gli altoparlanti del prototipo sono Celestion Blue Speakers replica, ma si prevedono anche Electro Voice da 12". Il mobile in multistrato di betulla da 19mm rivestito in tessuto impermeabile con angoli metallici di rinforzo. Colore a scelta: verde tailgator oppure verde tailgator.
Come suona? Non pensate che vada usato con una pedaliera multieffetti o a un aggeggio integratanologicodigitale, perché non ne godreste appieno le doti. Invece, collegato con un buon cavo (Belden Usa) all’inseparabile amica a sei corde, dopo che i vicini se ne sono andati per poter alzare il volume a piacimento, allora potrete anche godere. Come ho goduto io quando, chiedendo a Johnny Nicholas al Mississippi Pub come mai avesse preferito suonare con The Mojo anziché con il Super Reverb del ‘64 ho avuto questa risposta: "because I've got a green cable".