di Fabio Cormio [user #50760] - pubblicato il 12 febbraio 2010 ore 18:38
Dopo i fasti artistici degli anni 80 e quelli commerciali degli anni 90, i Litfiba sono spariti per lunghi periodi, ricomparendo a tratti con varie reunion e disegnando una storia piuttosto frastagliata. Fino allo scorso dicembre, quando, con una asciutta conferenza stampa a Milano, Piero Pelù e Ghigo Renzulli (titolari del marchio Litfiba) annunciarono un ultimo grande tour, una sorta di canto del cigno che sancirà definitivamente la conclusione dell'attività della band nata a Firenze, nella cantina di via dei Bardi, sul finire degli anni 70.
Il tour in questione si chiama, non a caso, L'Ultimo Girone, ed è cominciato in questi giorni da Padova, prima di attraversare la penisola in lungo e in largo e di protrarsi fino al culmine dell'estate: sul palco con Ghigo e Piero non ci sono (purtroppo, almeno per i fan della formazione storica, quale io confesso di essere) Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo bensì una band - comunque eccellente - con Luca Martelli alla batteria, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e Dado Neri al basso.
Ora che il tour è cominciato, abbiamo pensato di riproporre questa riflessione su Ghigo Renzulli, un post che ormai quasi dieci anni fa aveva suscitato centinaia di reazioni e che ci pare ancora molto calzante".
"Federico Ghigo Renzulli è, a mio sindacabilissimo giudizio, uno dei più influenti chitarristi italiani, uno che aveva - e spero ancora abbia - molto da dire. Mi sento di parlare di lui perchè troppe volte nel corso degli anni ho sentito sul suo conto commenti tutt'altro che lusinghieri, gli ho sentito affibbiare le etichette di zappatore, scarsone...
C'è anche qualche forcaiolo che vorrebbe eleggerlo a peggior chitarrista di sempre. Questi ingiusti oltre che inutili assalti credo dipendano dalla ben nota "sindrome da tastiera-corazzante": dietro lo scudo dell'anonimato e senza dover dimostrare nulla, ognuno può blaterare ciò che gli pare insultando anche artisti di buona caratura. Magari crediamo di essere migliori di loro perchè nel silenzio della nostra cameretta eseguiamo una scala a 180 di metronomo (io non ne sono capace).
Ma non vorrei che quest'articolo si risolvesse in un'inutile apologia di Renzulli.
Di fatto, a me spiace che si parli poco di Ghigo per questo semplice motivo: con i Litfiba (che comunque sono sostanzialmente una SUA creazione), il chitarrista di Avellino è arrivato a tutti. Tutti, con lui, si sono ritrovati non solo a cantare o fischiettare una canzone, ma anche una specifica parte di chitarra, cioè una "canzone nella canzone". "Ma che cavolo dici, a me capita sempre di canticchiare gli assoli!"
Non è la stessa cosa, rispondo io, perchè cantare i soli di "Another brick in the wall" o "Sultans of swing" è differente: quei brani sono saltuari giganti, classici riconoscibilissimi, che ci sono arrivati dall'estero. Come questi giganti, anzi forse di più, i Litfiba, esempio rarissimo per non dire unico in Italia, sono arrivati a tutti, non solo a noi "chitarristi iniziati"; sono arrivati anche a chi la musica la ascolta per radio quando capita, a chi concepisce un concerto solo come Vasco a San Siro e tutto il resto non conta nulla.
Ghigo Renzulli secondo me aveva (non so se abbia colmato le "lacune") carenze tecniche evidenti, almeno se paragonato a certi virtuosi; metteva più spesso una nota in meno che una nota in più (e lo considero un grande pregio); aveva un suono riconoscibile e personale (tamarro? forse); ma soprattutto aveva la testa, aveva la versatilità dell'artista, non quella asettica del turnista. Se è vero che le vette più alte dei Litfiba, a livello compositivo, sono state raggiunte tra la metà e la fine degli Anni 80 con Maroccolo al basso e Aiazzi alla tastiera, è vero anche che dopo il boom del decennio successivo Renzulli ha mantenuto riconoscibili i Litfiba sempre, al di là della presenza di un frontman importante come Pelù. Credo che tanti ragazzi in Italia si siano si siano avvicinati alla chitarra rock e in generale all'elettrica grazie a questo artista. Io, nel mio piccolissimissimo, faccio parte di quella schiera. Grazie Ghigo!"