di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 05 ottobre 2011 ore 08:00
Tutto comincia con la notizia di un monumento dedicato a William Polfuss, padre della Gibson Les Paul, inaugurato nella sua città natale, Waukesha, nello Stato del Wisconsin. La curiosità nasce spontanea e, dal raccogliere più informazioni sull'imponente tributo in granito allo stilare una lista dei più bei monumenti eretti in onore di grandi musicisti di ieri e di oggi, il passo è breve.
Ho quindi fatto qualche ricerca, rispolverato vecchi articoli su statue che mi ero ripromesso di visitare, prima o poi, e trovato nuovi luoghi da aggiungere al mio immaginario (ahimè) viaggio musicale.
Il primo nome messo in lista è, naturalmente, quello di Les Paul.
La sua nuova tomba nel cimitero di Waukesha è costituita interamente da granito bianco, una superficie totale di circa 150 metri quadrati circondata da un muretto con su incisa la sua biografia e una cronologia di tutti i suoi traguardi, da quelli discografici ai riconoscimenti riservatigli in qualità di inventore.
All'inizio e alla fine della lunga lista di eventi riportati, sono aggiunte due citazioni di Les Paul:
"I set my sights high and with determination. If you believe in yourself, you need only reinforce all your dreams"
"Every setback might be the very thing that makes you carry on and fight all the harder and become much better"
Dove si uniscono le due lunghe lastre di granito che cingono la zona, un pannello verticale con una Les Paul modello 1952 in bassorilievo si accompagna alla firma del compianto Wizard of Waukesha, che giace al centro del monumento.
Parlando ancora di tombe, e senza allontanarsi dal ricordo di Les Paul, è necessario citare un altro grande chitarrista del passato, genitore di un'intera stirpe di musicisti moderni come lo fu Polfuss.
Django Reinhardt, profeta indiscusso del gipsy jazz, riposa in Francia dal lontano 1953. Fu proprio Les Paul, suo grande amico, a pagargli la tomba in cui le spoglie dello zingaro sono tutt'ora riposte. In marmo scuro e adornata da una tavola piatta in pietra a forma di chitarra acustica, questo non è l'unico tributo dedicato al chitarrista: un busto che lo ritrae è stato inaugurato nel 2010 in un parco della sua città natale, Samois-sur-Seine, una cittadina a poche decine di chilometri a sud di Parigi.
Quella di Reinhardt è una statua non propriamente realizzata con cura maniacale, semplice nel tratto e con una chitarra stilizzata, un po' naif se vogliamo, soprattutto paragonata a lavori impressionanti come il Chet Atkins in bronzo presente a Nashville o il Buddy Holly gigante esposto a Lubbock, in Texas. Eppure, nella sua povertà di dettagli, trasmette perfettamente quello che la stessa musica di Django diffondeva, nella sua natura di semplice zingaro.
Cercando informazioni sui luoghi di riposo eterno dei più grandi personaggi che la storia della chitarra abbia conosciuto, è incredibile notare quanto sia difficile trovare dei monumenti dedicati al più amato dei bluesman delle origini: Robert Johnson.
Sembra che non esistano statue né grossi monumenti a lui dedicati, ma forse è giusto così. Il personaggio di Johnson è sempre stato avvolto da un alone di mistero, poco si sa della sua vita, circolano leggende sulla sua morte e sulla fonte del suo talento, e nemmeno sul luogo in cui sono seppelliti i suoi resti c'è molta chiarezza.
Gli USA sono praticamente costellati di lapidi e steli alla memoria di Robert e, mentre alcune risultano essere esplicitamente dei manufatti commemorativi, altre tombe vengono indicate come reali. Quale sia poi la tomba in cui effettivamente l'immortale leggenda del delta abbia concluso il suo viaggio su questa terra è difficile a dirsi.
Luogo di culto al pari delle numerose tombe di Robert Johnson e del famoso crossoad, la piccola cappella cimiteriale di Randy Rhoads viene continuamente visitata dai suoi fan, che non mancano di scattare fotografie, anche in posa davanti ai cancelli, appena oltre quel loculo in marmo su cui, accanto a due erre sovrapposte, sono incise la sagoma della sua Gibson Les Paul e la frase "Randy Rhoads - An inspiration for all young people".
In grande stile anche l'addio a questo mondo di Johnny Ramone, che appare immortalato in una statua posta sopra la sua tomba, al cimitero di Hollywood. Sulle quattro facce del cubo che fa da base alla statua, che lo ritrae con la sua chitarra al collo, sono incise delle dediche dei suoi cari.
Senza spendere commenti sulla la condotta dei fan, forse un po' esuberanti in alcuni casi, al cospetto delle tombe dei loro idoli in quelli che dovrebbero essere luoghi sacri, si procede per la prossima tappa del tour. Tre su tutte sono, secondo me, le statue più belle mai realizzate per onorare dei grandi artisti che oggi non ci sono più.
Una grande scultura in bronzo cattura l'attenzione dei turisti a Ballyshannon, la città natale di Rory Gallagher.
In una piazza della cittadina irlandese, un dinamico Rory è intento a suonare la sua Stratocaster, bottleneck alla mano. "Follow me" recita il piedistallo, appena sopra i versi "I want to plant a star in the sky. One you can find at the end of the night".
Con un balzo si è ad Austin, in Texas, e la magia aumenta quando, dinnanzi al bellissimo skyline della città, ci si trova di fronte a Stevie Ray Vaughan. Scruta l'orizzonte, poncho e cappello, stivali ai piedi. Accanto a lui la sua Number One, poggiata alla coscia e sostenuta con la mano, una mano enorme come se la ricorda chi ha avuto la fortuna di vederla all'opera su una tastiera.
Alle sue spalle si staglia la sua lunga ombra, in bassorilievo sul pavimento, che però riporta uno SRV diverso, con la Stratocaster al collo.
Un'immagine poetica che sembra sposarsi perfettamente con il personaggio amato e rimpianto di Stevie Ray.
Anche la terza statua si sposa perfettamente con l'immagine di colui che ritrae. Eclettico, fuori dagli schemi, irriverente. Frank Zappa è stato uno dei compositori e chitarristi più geniali che la storia abbia conosciuto e riconosciuto.
La città di Vilnius, Lituania, ha voluto omaggiare il musicista di Baltimora con un busto, o meglio una testa, in bronzo esposta all'interno di un giardino pubblico.
Nulla di veramente strano o curioso se non fosse che, a far da piedistallo al monumento, c'è un robusto palo metallico alto circa tre metri.
L'opera lascia perplessi, a guardarla, ma a pensarci bene è proprio ciò che accadeva in continuazione anche alla musica di Frank: non sempre compresa, talvolta bocciata dalla critica, salvo poi essere riconosciuta come arte di gran livello ad anni di distanza. Troppo avanti per la sua epoca, Frank.
Ma tributi del genere non sono diretti solo a musicisti ormai passati a miglior vita. Non sono rari i casi in cui chitarristi ancora vivi e vegeti sono stati immortalati nella pietra o, come nel caso di BB King, Carlos Santana e Chuck Berry, nel bronzo.
Il primo vanta ben due statue ad egli dedicate, entrambe con l'immancabile Lucille tra le braccia. Una, che ritrae il chitarrista in piedi a figura intera, è esposta al Memphis Visitor Center. L'altra, un busto che, come per la statua di Django Reinhardt nominata all'inizio dell'articolo, soprassiede su alcuni dettagli del corpo e della chitarra, si trova in un parco di Montreux, a due passi dalla nota statua di Freddie Mercury che lo ritrae, pugno alzato, affacciato sul lago di Ginevra.
La statua di Carlos Santana, a grandezza naturale, è messa a dominare una piazza della sua città natale, Autlàn de Navarro, in Messico, quasi come un santo protettore.
Due statue anche per l'ultimo mito vivente del rock'n'roll Chuck Berry. Lo si può trovare, semiacustica a tracolla, impegnato in una duck walk accanto all'ingresso di un edificio di Seattle. Non propriamente somigliante all'originale in volto, a dire il vero, ma la posa non lascia alcun dubbio sull'identità del chitarrista di bronzo in quell'aiuola.
La seconda e più famosa, oltre che sicuramente più curata, statua di Chuck è esposta a Saint Louis. Visibilmente preso dal suo rock'n'roll, viso contratto in un sorriso e bocca aperta in uno dei suoi canti, quelli che hanno ispirato una generazione intera e le sue mani posate su una chitarra Gibson riprodotta fin nei minimi particolari, compresi i pickup, le corde e il decal sulla paletta. Stringe anche un plettro, Chuck, pronto a lanciare quei riff che hanno ispirato ben più di una sola generazione.
Molti nomi mancano alla lista, non certo perché meno importanti degli artisti citati o perché gli siano stati dedicati monumenti di bellezza inferiore. Ma se tutti i più grandi fossero stati presentati in questo articolo dove sarebbe il divertimento di andare in cerca degli altri? Solo inserire in un motore di ricerca delle chiavi riguardanti statue di Bob Marley, John Lennon, Elvis Presley e, naturalmente, Jimi Hendrix, apre un mondo di curiosità, reliquie e monumenti sparsi per tutto il globo.
In questa caccia al tesoro non mancano le sorprese, che siano esse belle o brutte, come scoprire che una nota software house ha deciso di appropriarsi della pubblica immagine di una statua ritraente Jimi Hendrix, presumibilmente un bronzo a grandezza naturale collocato sull'isola di Wight, per pubblicizzare un proprio videogame musicale.
Geniale trovata pubblicitaria? Cattivo gusto? Eresia? Forse è il caso di lasciare che sia il già attivissimo family trust Hendrix a preoccuparsi della cosa e andare avanti con la propria ricerca delle statue da visitare, prima o poi.