di Baccanali [user #21121] - pubblicato il 18 ottobre 2011 ore 17:48
Tinariwen, letteralmente “i deserti”, “le solitudini”, sta però ad indicare anche i demoni che vivono in quei luoghi dimenticati da Dio (“Tuareg” significa proprio questo), una parola rischiosa da pronunciare.
I componenti danno vita al gruppo dopo essersi incontrati nei campi d’addestramento libici di Gheddafi. Abbandonano quindi i fucili per imbracciare gli strumenti, ecco la potenza della musica che si compie nella sua totale perfezione.
E il suono sconfigge il silenzio, il silenzio del deserto, luogo avverso per i più, dove però i tuareg hanno imparato a “navigare” da millenni.
E’ un popolo oppresso e perseguitato, diviso in tribù ancora nomadi, l’esistenza stessa della band è una rivoluzione culturale e la musica che ne scaturisce é imperniata dalla tradizione sahariana infarcita con influenze rock .
Un blues desertico con chitarre psichedeliche.
Suonano strumenti di non particolare pregio, Danelectro, Epiphone e Squier per citarne solo alcuni, ma hanno suonato nei più importanti festival internazionali (Glastonbury, Coachella e Womad su tutti), Santana li ha voluti fortemente con se a Montreux e ad Agosto hanno aperto il concerto a Dublino dei Rolling Stones.
Non sono quindi gli ultimi arrivati e infatti hanno ricevuto apprezzamenti oltre che dalla critica, anche da colleghi di fama internazionale quali Thom Yorke, Chris Martin e Damon Albarn; inoltre, Justin Adams, dei Strange Sensation di Robert Plant, ha prodotto alcuni loro dischi.
Tassili è il loro quinto album, ma è anche un luogo affascinante: rocce e sabbia lo fanno assomigliare quasi ad un paesaggio lunare; è il luogo dove i guerriglieri Tamashek si rifugiavano durante la rivolta contro il regime del Mali.
Ed è proprio in questo luogo che i Tinariwen hanno deciso di portare la loro musica, abbandonando le comodità dei moderni studi di registrazione per incidere il disco nel loro ambiente naturale, dove le caverne modellate dal vento possiedono il giusto corpo acustico per accogliere le loro composizioni.
A questo disco hanno partecipato la Dity Dozen Brass Band, il funambolo della chitarra Nels Cline (Wilco) e il duo Tunde Adebimpe e Kyp Malone (rispettivamente voce e chitarra dei Tv On the Radio).
Rivendicano un’identità i Tinariwen, rivendicano la libertà; cantano in una lingua di cui i musulmani rinnegano l’esistenza. Vogliono uscire dall’isolamento culturale in cui versano queste popolazioni nomadi e non vogliono più esser chiamati Berberi (“barbari”, che non parlavano la lingua latina), ma Imazighen, uomini liberi.