Gli interpreti ci sono tutti: Il capitano che capitano non è perché un capitano per potersi chiamare capitano deve capitanare, mentre questo capitano, capitano non è perché è tutto pizza, spaghetti, mandolini e belle donne. Il classico capitano all’italiana che mentre cola a picco ordina spaghetti al pomodoro. Insomma, un capitano che racchiude in se tutto l’armamentario che ha reso famoso all’estero lo stereotipo dell’italiano tutto fumo e niente arrosto.
Poi c’è l’altro capitano, pure lui partenopeo ma fatto di tutta un’altra pasta, duro come un muro e dritto come un fuso, dalla serie capitani coraggiosi.
Quindi c’è la ballerina moldava che ballerina non è perché è un’hostess, anzi no una traduttrice, o anzi no forse un’amante del capitano, la perfetta Mata Hari del duemila, che però alla fine è quella che si salva apposta per raccontare la sua storia al mondo. Poi c’è il resto dell’equipaggio: i pezzi grossi che se la filano insieme a capitan pummarò mentre gli altri, quelli che in genere non comandano si ammutinano, si ammutinano nel senso che provano a salvare un po’ di gente ma ci riescono solo in parte.
Poi ci sono le comparse: i soccorritori, i sopravvissuti, la nave che affonda, i dispersi e i morti.
L’elenco è rigorosamente in ordine di importanza come ci viene propinato dai media.
Oramai la trama del film la conosciamo, è uguale alle altre, da Avetrana (il colossal dell’estate) in poi… e conosciamo benissimo anche la fine.
Capitan Pummarò dopo un breve periodo di oscuramento ce lo troveremo come ospite fisso da Vespa a Porta a Porta, la signorina moldava all’Isola dei famosi, il capitano De Falco a Ballarò, gli altri componenti dell’equipaggio a Ballando con le stelle.
E i morti? La nave? I danni ecologici? Ma dai!!! Questa non è roba da film, perché questo è un gran bel film! O forse no?