Ieri sera ascoltavo Syd Barrett. Beh? Che c'è? Vi basta questo per pensare “ecco l'ennesimo fricchettone che vive nel congelatore e ogni tanto esce per sbrinarsi”? Fate uno sforzo e andate avanti. Comunque, che vi piaccia o no, ascoltavo Syd Barrett. Nello specifico, si trattava di Opel. E mi chiedevo: “ma da dove diavolo gli usciva quella musica?”. Badate bene. Non è che voglia affrontare il solito tema della “creatività”, del genio o del semplice inconsueto. No, no. Se ne parla anche troppo e spesso si ricorre a delle semplificazioni che diano l'illusione di trovare una risposta possibile ad un tema così complesso. No, io cerco di capire qualcosa di più concreto. Come nascevano i suoi pezzi? Da un po' di accordi ripetuti in modo ossessivo fino a che non usciva improvvisa una linea melodica per la parte cantata? O gli capitava il contrario, al buon Syd? Purtroppo non potrà rispondermi, non subito almeno e sicuramente non con un post su accordo. Molto presuntuosamente un'idea, però, me la sono fatta, perchè che vivi a fare se non ti fai un'idea proprio delle cose che non potrai mai sapere con certezza? Secondo me partiva dalla chitarra ritmica. Cercava una sequenza che lo affascinasse e che si trovasse fuori dai soliti percorsi dettati dall'armonia, e poi piazzava il suo “recitato” (mica penserete davvero che cantasse? Syd Barrett recitava in modo melodico, e se non ve ne siete mai accorti allora questo post vi sarà utile per riflettere sul fatto che le migliori voci della musica del ventesimo secolo non hanno mai cantato in senso stretto). Sì, Syd faceva proprio così, e niente potrà convincermi del contrario.
Ma arriviamo a noi e al vero motivo che mi ha portato a scrivervi. Ma la vostra musica come nasce? Dai, non fate i timidi. Se non vi va di dirmelo qui, cosa che troverei assolutamente comprensibile, visto il modo spocchioso e saccente con cui vi pongo la domanda, almeno raccontatemelo quando linkate un vostro nuovo brano, una prova, un'idea appena accennata. Raccontatemi di voi e di come vi nasce un pezzo da dentro, non solo di come vi escono fuori dei suoni dallo strumento.
E' sicuramente bello sentirvi raccontare delle meraviglie del vostro ultimo acquisto, delle armoniche che riesce a tirare fuori la vostra amata dopo il cambio dei pickup, o di come il vostro amplificatore valvolare riesca a coprire con sofisticata dolcezza le urla esasperate dei vicini e di vostra moglie. Ma questi sono giorni duri, e lo saranno per un po', e non tutti potranno lanciare la propria gas all'inseguimento del suono perfetto. Almeno, non io. Per questo vi chiedo di regalarmi un sogno gratuito, di concedermi un intervallo in questa condizione da eterno precariato, e di tornare alle origini dei nostri sogni e delle nostre piccole grandi creazioni. Voglio pensare di poter continuare a permettermi di vivere di musica, anche facendo qualche sacrificio sul suono. Non sarà “il tempo del colera”, ne sono certo, e il rapporto che ci lega non è detto che sarà sempre “amore”. Ma sicuramente questo verrà ricordato come il periodo della crisi, e qualcosa che ci lega c'è, visto che siamo tutti qui. E allora raccontatemi anche di voi e di come nasce “la musica ai tempi della crisi”.