Non ho mai fatto segreto della mia passione per moda e musica d’altri tempi, eppure quando sento parlare di vintage ho quasi sempre un moto di stizza. Negli ultimi anni il termine è stato abusato a un punto tale da essere diventato un’etichetta onnicomprensiva (e spesso attribuita a sproposito) più che sinonimo di ricerca di unicità. Per me, invece, il senso del vintage non si esaurisce nella voglia transitoria di qualcosa di vagamente retro, ma si realizza nell’individuazione di un oggetto – sia questo un disco, un libro, uno strumento, un capo d’abbigliamento o quant’altro - che trovi il giusto incastro nella mia esistenza e che in questa trovi a sua volta un nuovo ciclo vitale.
Tra i molti eventi che trattano di vintage, uno dei pochi che reputo fedeli al senso più profondo del termine è We Love Vintage, festival di Anzola dell’Emilia (Bologna) che quest’anno festeggia la sua seconda edizione. Con la direzione artistica di Gianni Venturi (poeta e cantante degli Altare Thotemico) e la collaborazione di Chiara Munari (ex modella, stilista e anima di No Logo Vintage), l’evento si snoda in 10 giorni di concerti, poesia, dibattiti e mostra-mercato all’insegna del Prog e del vintage. Non solo un’occasione ghiotta per i cultori dei più ricercati oggetti di epoche passate, dunque, ma anche un’opportunità per gli appassionati di musica progressive per ascoltare alcuni esponenti del genere dalle origini ai giorni nostri. Per citarne solo alcuni, Aldo Tagliapietra (Orme), Claudio Rocchi (Volo Magico n.1), David Jackson (Van der Graaf Generator), gli Osanna, i Mangala Vallis e molti altri da svariati paesi del mondo.
Un programma ricco per un progetto che non ha nulla di nostalgico e ripercorre creativamente certe espressioni del nostro passato, il tutto nel cuore di un'Emilia che ha tanta voglia di ritrovare il suo spirito.
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