Su Accordo si è recentemente parlato di Superstrat, il video a corredo dell'articolo ritraeva Alessio Berlaffa con tre chitarre, due delle quali (una Charvel e una Jackson) legate al liutaio americano di cui si celebra oggi il compleanno: Grover Jackson. Il mio rapporto con le forme metallare delle chitarre di questo marchio risale a una imitazione (marca Eagle) di una Dinky mancina che un mio amico ha comprato una ventina d'anni fa e che ho sempre reputato bellissima. La configurazione originaria era HSS, ma il mio amico l'aveva giustamente equipaggiata con pickup Seymour Duncan, e al manico aveva fatto installare un Hot Rails. Ancora oggi, dopo due decadi di abusi questa chitarra ha un suono molto potente e rimane per me molto bella. Ma suddetta chitarra era, come quelle di molti altri marchi, l'imitazione di un modelli Jackson che ricalcano fedelmente l'archetipo della Superstrat: la Soloist e la sorella minore, Dinky (parola che in inglese significa proprio piccolina, è 7/8 di una Stratocaster). Personalmente ho sempre ritenuto che la forma del body di stretta imitazione Strat, la rimozione del battipenna, i pickup in configurazione Humbucker, il ponte Floyd Rose (per gli amanti degli assoli indiavolati) costituissero la degna evoluzione del celeberrimo modello di Leo Fender. A queste caratteristiche Grover Jackson ha aggiunto la proverbiale ciliegina sulla torta, la paletta a forma di mazza da hockey, anch'essa imitata da una schiera di altri produttori. Questo elemento le conferisce un tratto distintivo di grande aggressività, molto utile per il chitarrista metallaro che può così brandire il manico come se fosse una mazza, magari scuotendo e roteando la testa a ritmo e muovendo con essa una folta chioma di capelli (calvizie permettendo). Ma torniamo a Grover Jackson. Alla fine degli anni settanta (1978) rileva da Wayne Charvel il negozio "Charvel's Guitar Repair" e continua la produzione delle chitarre con tale marchio. E qui è doveroso aprire una parentesi. Se Eddie van Halen è stato il profeta della Superstrat, Wayne Charvel ne è stato uno dei primi evangelisti, iniziando a produrre chitarre proprio per Eddie, ma anche per tanti altri chirarristi dell'epoca. Anche a causa dell'incombere dei produttori orientali Wayne cede il negozio a Grover Jackson che continua a portare avanti il marchio e stringe accordi con altri fornitori vendendo loro body e altri componenti in legno. Nel 1980 Grover costruisce su commissione di Randy Rhoads (appena diventato chitarrista di Ozzy) un modello ispirato alla Flying V ma con le code asimmetriche e appuntite. Poi arricchisce il catalogo con altri modelli, i cui più belli (ovviamente a mio modo di vedere) sono la Soloist e soprattutto, come già scritto, la Dinky. Nel 2002 Charvel e Jackson sono stati venduti a Fender che ha accentrato la produzione nello stabilimento di Corona. Ma il nostro Grover non si è fermato e, a cavallo tra il 2011 e il 2012 ha fondato un nuovo marchio: GJ2 continuando a produrre chitarre il più possibile made in USA, Buon compleanno, Grover e grazie per averci dato la Randy Rhoads, la Solist e la mia amata Dinky, tutte con la loro paletta metallara a forma di mazza da hockey!
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