La Les Paul Signature T, dove T sta forse per Tuners, vuole essere vista alla lettera come chitarra signature di Les Paul. Peccato che, dei modelli imbracciati dal vecchio Lester, questa abbia poco più della forma.
Il corpo è ovviamente in mogano, come il manico. Non potrebbe essere altrimenti per una chitarra degna di portare la L e la P maiuscole sulla paletta. Anche il top, in questo caso di acero fiammato tipo AA, è quasi un must per il modello.
Cambia invece, e di molto, la tastiera: conta sempre 22 tasti medium jumbo e possiede un raggio di curvatura da 12 pollici su cui posano dei segnatasti trapezoidali, ma è realizzata con un bel pezzo del tanto vituperato granadillo.
Viene da sé che ogni riferimento alla prima Les Paul o al suo inventore è gravemente fuori strada, e se non fosse abbastanza arriva anche un profilo slim taper anni '60 ad allontanare la chitarra dalla sua progenitrice.
Di P90 neanche l'ombra, ma una coppia di humbucker neri con plastiche a vista e fissati in due pickup ring color crema, in tinta col battipenna, danno voce alla Signature T. Si tratta di una coppia di '57 Classic, pickup in stile PAF qui entrambi cerati per evitare feedback e splittabili tramite push pull sulle manopole dei rispettivi toni. Un'elettronica che, nel '52, non esisteva nemmeno nei sogni più trasgressivi di Les Paul, Leo Fender, Seth Lover o chi per essi.
In linea col concetto generale che ha guidato i disegnatori della T, anche le finiture sono all'ultimo grido e, non considerando le più classiche Vintage Sunburst e GoldTop, prevedono le opzioni di Alpine White Burst (un bianco trasparente che finisce nel bianco ghiaccio lungo i bordi), Wine Red e Translucent Ebony.
A questo punto un bivio si pone di fronte all'acquirente: la Les Paul Signature T è offerta di base con meccaniche Grover bloccanti, ma per 200 dollari in più è possibile eseguire un upgrade con delle Grover dorate o delle meccaniche automatiche Min-ETune.
Il rilancio delle meccaniche robotizzate sembra essere un pallino per Gibson, che promette di offrire tale opportunità in più occasioni durante il 2013.
Secondo il parere di chi scrive, la scelta dell'upgrade da richiedere alla consegna è talmente ovvia da far apparire quasi come un insulto il solo aver proposto le due opzioni. Eppure non sarebbe da meravigliarsi se, per quanto molti avranno pensato la stessa cosa leggendo queste righe, non tutti sceglierebbero la stessa modifica, dando la propria decisione per scontata. Sbirciare i risultati delle vendite per scoprire in quanti preferirebbero la funzionalità delle meccaniche robot o la classe delle Grover dorate rappresenterebbe un'ottima analisi delle attuali priorità del mercato.
Il 2013 si prospetta come un anno di grossi cambiamenti in casa Gibson proprio a partire dalla Signature T. I più tradizionalisti potrebbero restare delusi dalle scelte non cronologicamente fedeli effettuate nella costruzione della T, così come gli amanti della modernità potrebbero trovarla ancora troppo legata al passato, ma entrambi possono contare su un modello a suo modo interessante che, in fondo, arriva con un prezzo più che accettabile (3199 dollari a listino negli USA per le versioni base, 3399 per la GoldTop e per le varianti con meccaniche personalizzate contro i 3899 della Standard 2012).