di alessioshy [user #12445] - pubblicato il 25 novembre 2012 ore 08:00
Rage Against the Machine è un disco importantissimo dei primi anni '90. L’album è il debutto di una formazione nuova che grida anatemi e fa propaganda con la musica più di chiunque altro prima (e soprattutto dopo).
Rage Against The Machine è un disco importantissimo dei primi anni '90. L’album è il debutto di una formazione nuova che grida anatemi e fa propaganda con la musica più di chiunque altro prima (e soprattutto dopo).
Per commemorare il ventennale dell’uscita del loro debutto, la band Rage Against The Machine pubblicherà il 27 novembre uno speciale box chiamato semplicemente XX.
Il cofanetto, oltre all’album rimasterizzato, conterrà filmati dei primi concerti mai visti prima e l’intero Finsbury Park Victory Concert del 2010, insieme a demo tape introvabili.
Rage Against the Machine fu lanciato per la prima volta nei negozi il 10 novembre 1992 per Epic/Sony e mischiava con successo generi come hip hop, hard rock, metal, funk e alternative rock. La band rappresenta un incredibile cambiamento sonoro e stilistico grazie alle invenzioni chitarristiche di Tom Morello e al cantanto rap di Zach De La Rocha e si distingue per l’impegno politico, orientato a sinistra, e per le battaglie a favore delle minoranze etniche.
Il monicker nasce da Kent McLard, fondatore di Ebullition Records, etichetta degli Inside Out, primo gruppo di De La Rocha. Kent usa la frase per il suo magazine No Answers e Zack decide di usarla per dare il titolo al secondo album del gruppo. La band si scioglie prima della pubblicazione, Morello nota il cantante e gli chiede di formare una band, cui il vocalist ha già pronto il nome.
“la Epic fu d’accordo per qualsiasi cosa chiedessimo, e ci hanno seguiti... Non abbiamo mai percepito conflitti ideologici, mentre abbiamo mantenuto intatta la nostra creatività”. (Morello)
Lo spirito di rabbia e ribellione parte dalla scioccante copertina del debutto. L'album contiene dodici tracce al vetriolo.
La copertina è ricavata da una foto che ritrae Thích Quảng Đức, un monaco buddista vietnamita, bruciarsi vivo a Saigon nel 1963. La foto fu scattata dal corrispondente americano dell’Associated Press, Malcolm Browne, e vinse il premio come foto giornalistica più importante del '63. Il monaco stava protestando contro l’opressione al buddismo dettata dall’amministrazione del presidente Ngô Đình Diệm e catturò ovviamente l’interesse internazionale. John F. Kennedy ne fu talmente colpito che all’epoca decise di ritirare il proprio sostegno al governo di Ngô Đình Diệm, persuaso dalla forza del monaco.
Quale migliore copertina quindi per una band che farà del proprio inno "Killing in the name", che recita “Fuck you I won’t do what you tell me” (“V******ulo, non farò mai quello che mi chiedi”)?
In seguito alla pubblicazione e al successo dell’album, la band intraprese un tour promozionale negli Stati Uniti, dando loro l’occasione di diffondere un messaggio di protesta, di ricerca dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Il loro immaginario è certamente legato alle idelogie di sinistra ed è famosa la cassa 4x12 di Tom che riporta il volto del “Che” al posto della griglia. Sul cabinet c'è il famoso monito “Hasta la victoria, sempre”, così come le copertine dei lori dischi raffigurano stelle rosse o le immagini che li ritraggono con il pugno alzato.
Le loro esibizioni contengono sempre forti messaggi di protesta e fu memorabile quella del Lollapalooza a Filadelfia nel 1993. Durante il concerto, i quattro apparvero nudi sul palco per 15 minuti, con le bocche chiuse dal nastro adesivo e una lettera per ciascuno sul petto a formare la sigla “PMRC” (Parents Music Resource Center, il comitato genitoriale responsabile della censura sugli album Discografici negli USA). Tom più tardi commentò alla rivista Revolver: “dopo dieci minuti la folla divenne selvaggiamente ostile e la gente iniziò a gettarci roba addosso”.
All’epoca, questa musica costrinse letteralmente centinaia di giovani a ribellarsi alla vita di tutti i giorni e sicuramente quest’album vive ancora nella mente di chi ha vissuto quegli anni, sembrando quasi incredibile siano passati vent’anni, tanto alcuni brani risultino ancora attuali, ascoltati e suonati.
A questo indirizzo potete ascoltare la première del demo “Auto Logic”
Curiosità Rage Against the Machine negli Stati Uniti fu premiato con tre dischi di Platino e il singolo d’esordio "Killing in the Name" ebbe un notevole successo Radiofonico. La versione USA del brano fu di un minuto più corta di quella originale: ciò fu dovuto alla rimozione della frase “Fuck you I won’t do what you tell me” ripetuta 16 volte. La canzone originale fu trasmessa per sbaglio da BBCRadio One, e così raggiunse i primi posti in classifica in Gran Bretagna.
Tom Morello è famoso per il suo particolarrissimo stile, usando whammy pedal e filtri per ottenere sonorità bizzare, simile a un DJ. In questo video, una raccolta degli esempi "naked" delle tracce di chitarra.
Wake Up, un brano del disco, fu usato dai fratelli Wakowski nella chiusura di Matrix, a testimoniare l’amore per la band dei due registi e dando al finale del cult movie un rafforzativo messaggio di rivolta. Chi non ricorda il “come on!” a 1:28?