di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 09 maggio 2013 ore 07:30
La tecnologia dietro un pickup esafonico e il modulo synth che vi si collega è impressionante quasi quanto le possibilità espressive che ne derivano, ma spesso un grande progetto si perde nei piccoli dettagli. Forse i proprietari di un Roland GK avranno notato che, per quanto performante e versatile possa essere il pickup, non è esente da problemi strutturali, come la scomoda vite che fissa il cavo e che rischia costantemente di andar persa. Ma a tutto c'è soluzione.
La tecnologia dietro un pickup esafonico e il modulo synth che vi si collega è impressionante quasi quanto le possibilità espressive che ne derivano, ma spesso un grande progetto si perde nei piccoli dettagli. Forse i proprietari di un Roland GK avranno notato che, per quanto performante e versatile possa essere il pickup, non è esente da problemi strutturali, come la scomoda vite che fissa il cavo e che rischia costantemente di andar persa. Ma a tutto c'è soluzione.
Aggiungere un pickup esafonico al proprio rig amplia gli orizzonti timbrici e funzionali della chitarra oltre ogni immaginazione ed è facile trascorrere ore assorti nella programmazione di suoni ed effetti nuovi. Per usare a lungo un pickup, però, è necessario che questo sia ben progettato anche sotto l'aspetto fisico ed ergonomico, in modo da rendere piacevole l'approccio e non rischiare danni legati all'usura. Purtroppo il Roland GK (GK3 per l'esemplare in oggetto) pecca sotto alcuni aspetti che ne potrebbero pregiudicare la longevità.
Nulla da eccepire sul funzionamento, ma è innegabile che la barretta nera del pickup esafonico possa non risultare comodissima per tutti. Nella parte alta, proprio nella zona in cui chi è abituato a plettrare appoggiando la mano sul ponte è solito adagiare il palmo, si trova un cavetto che trasporta il segnale fino alla centralina fissata sul body, che a sua volta lo invierà al guitar synth tramite il grosso cavo a 13 pin. Il suddetto cavetto è fissato alla barretta con una piccola piastra metallica e una minuscola vite in cima, esattamente dove va a strofinare il palmo.
Ora, ad avere un oggetto estraneo sotto la mano ci si fa subito l'abitudine. Anzi, può diventare addirittura un nuovo punto d'appoggio per avere maggior controllo nella plettrata, ma pare che in Roland non abbiano pensato che il continuo sfregamento del palmo contro la vite ne può causare lo svitamento. Se ci si ricorda di darle una stretta di tanto in tanto con la punta del plettro o con l'unghia, il pericolo di perderla è scongiurato, ma se non si ha sempre questa accortezza può capitare di ritrovarsi con un cavetto svolazzante e una piastrina che vibra fastidiosamente mentre si plettra.
A me è successo e non nascondo di aver maledetto la casa madre per non aver escogitato un sistema più stabile, mentre setacciavo tutti i pavimenti di casa in cerca della minuscola vite nera. Per una pura botta di fortuna, la vite è sufficientemente leggera e il magnete dell'esafonico è abbastanza potente da far sì che questa vi si appiccichi subito, andandosi puntualmente a incastrare sotto le corde, vicino alle sellette del ponte.
Con un gran sospiro di sollievo, ho recuperato la vite e l'ho rimessa al suo posto senza problemi. Quando, però, è capitato per la seconda volta e poi per la terza, ho pensato fosse arrivato il momento di trovare una soluzione definitiva, o quantomeno più duratura.
L'accorgimento è stato facile, veloce e, finora, soddisfacente. In casa avevo un vecchio trancio di guaina termo-restringente, uno di quei tubicini che servono a coprire e isolare i contatti elettrici e che si restringono col calore aderendo perfettamente alla superficie a cui sono applicati. Sebbene in cattive condizioni a causa dello stato d'abbandono nel mio cassetto delle robacce, il tubicino si è rivelato provvidenziale e fortunatamente di sezione sufficiente a cingere la barretta del pickup.
È bastato smontare il pickup dalla chitarra, infilare il tubetto tagliato per una lunghezza adatta a coprire la vite e alcuni millimetri circostanti, e poi irradiare per qualche secondo con l'asciugacapelli. Una volta fissato nuovamente il GK sulla chitarra, il pickup non soffre la guaina che ora l'avvolge in corrispondenza della vite: non c'è differenza al tatto col palmo né si sono creati spessori sotto il pickup. Finalmente la vite non è più a vista, ma ben stretta sotto uno strato di gomma aderente.
In caso non si disponesse di una guaina termo-restringente adatta, anche una striscetta di nastro isolante ben stretto intorno alla barretta può salvare la giornata, come si può vedere dalla prova preliminare fatta qualche giorno fa e riportata in foto.