Le scrive un reduce di SHG36, ovvero dell’ultimo Second Hand Guitars, quello che si è tenuto a Salerno il 5 maggio. Uso la parola "reduce" forse perché il 5 maggio ricorda anche la poesia del Manzoni, che lei certamente conoscerà: lì pure si parla di soldati, di uno in particolare. Ma il mio uso della parola "reduce" potrebbe non apparirle trasparente, se non trarla in inganno. Perciò mi sembra corretto specificare meglio il concetto e il significato cui voglio fare riferimento. Io sono un "reduce al contrario", dissimile per esempio dai nostri poveri Alpini che ritornarono a piedi dall’Unione Sovietica, lasciandosi alle spalle un gelo indimenticabile e una guerra persa. Io sono un “reduce felice”, di quelli che non vedono l’ora di potersi rituffare nella mischia, in quella mischia fatta di chitarre, corde, amici sorridenti, emozioni madide di sudore e ottimismo di una guerra vinta con una strategia semplice. Un SHG al Sud Italia io lo aspettavo da anni. Dal 1999, per la precisione, da quando entrai a far parte della ormai enorme comunità di Accordo.it. E quando qualche mese fa ho saputo – in segretezza - dal mio amico Alberto che il SHG36 si sarebbe tenuto a Salerno – ma proprio a Salerno - sono stato felice come un bambino nel suo negozio di giocattoli preferito. E questo per due motivi, che ora avrò il piacere di dirle. Il primo è che adoro Salerno. È la mia città di adozione, la città chi mi dà lavoro, che mi ha accolto ormai 23 anni fa. Una citta bellissima, non tentacolare, provinciale il giusto, in quel modo che non stanca, elegante e guascona allo steso tempo, fatta di persone vere e con una loro tipicità. Non sarà Napoli, non sarà Roma, né New York, o Parigi, e neppure Londra, ma è Salerno, come solo Salerno potrebbe essere: una città mediterranea nel Mediterraneo, una delle più belle. Una città che dal 5 maggio scorso è ancora più ricca, perché ha accolto con la sua consueta eleganza la mostra di chitarre più bella della Via Lattea. Il secondo motivo è che i miei amici di Accordo hanno vinto la loro scommessa, ovvero quella di portare SHG qui da noi senza prendere un bagno. Perché la mostra è stata un successo enorme. Chieda ad Alberto, Luca, Susi, la Nichi, Claudio, Denis, Angela Amelia, Pietro Paolo e tutti gli altri che l’hanno organizzata. Chieda a Gianni e a tutti i chitarristi che si sono esibiti, e poi chieda a Guido, Accordiano che è venuto da Torino a esporre i suoi prodotti. A Giuseppe, che si è mosso da Taranto per ritrovare gli amici e vedere che aria tirava. A Mauro, a Paolo, a Vito, a Mauro, a Maurizio. E se vuole, chieda a tutti i nostri negozianti di strumenti musicali – della città, della provincia, della regione, e anche di altre regioni. Proprio questa sera ne ho incontrato uno, sorridente, che mi ha chiesto: "Ma quando la rifacciamo?" E ancora: telefoni a Tomassone, a Bologna, e chieda come gli è sembrata SHG36, o anche a Centro Chitarre, Acustica On-line, Music Beat, Loveri, Il Nido dei Suoni... Perché SHG è stata davvero un successo enorme, ben al di là di quanto possa dire il fatturato dei singoli espositori, ed è stata soprattutto un successo della "cultura dal basso", creato da quelle persone che lavorano di sudore e passione, di quelli che vanno la mattina in ufficio, o in banca, e la sera stanno a studiare come si avvolgeva un single coil nel 1972. Questa è la cultura più bella, che non si compra né si vende, ma semplicemente si racconta.Tutto bello, quindi, e tutto bene. E la particolarità di SHG36 è stata anche il convegno che l’ha preceduta, in cui si sono affrontati temi non ludici, ma vitali, e dei quali, se vorrà, potrà sapere di più ascoltando la registrazioni degli interventi, e leggendo il programma e i temi svolti.
C’erano molte personalità al convegno: rappresentati della regione, dei conservatori, delle università, dei negozianti, degli importatori, dei distributori. Tutte persone con un solo scopo: trovare il modo di andare avanti, in mezzo a miliardi di difficoltà, con i propri mezzi, e cercando di avere idee nuove per superare questa terribile crisi che ci blocca ormai da troppo tempo. Al convegno e a SHG avevamo invitato anche lei, Assessore. L’avevo fatto io personalmente, e lei mi aveva assicurato la sua presenza. Dal mio punto di vista, e soprattutto non solo dal mio, sarebbe stato per altro impensabile non coinvolgere il Comune della amata Salerno in un evento così importante. Però lei non è venuto, e non ha avvisato che non veniva. L’abbiamo aspettata, poi abbiamo cominciato senza di lei. E sempre senza di lei, abbiamo chiuso i lavori, per poi festeggiare gustando i favolosi mignon della Pasticceria Faiella, squisitezze indimenticabili. È stato un vero peccato, caro Assessore, che lei non ci fosse, e che con lei non ci fosse il Comune della amata Salerno. La sua assenza, in fondo, ha consegnato ad altri un evento nato e creato per Salerno, un evento importante e irripetibile, il primo step di quella che spero sarà una lunga serie di appuntamenti, con cadenza annuale, sempre di fronte allo splendido Golfo di Salerno, con il supporto professionale e divertito del Grand Hotel Salerno, e con il sole caldo del 5 maggio 2013. Il primo step, la versione beta, l’anno zero, in cui però la politica di Salerno non c’era. Sarà per la prossima volta, che sia con la sua Giunta o con un’altra, perché credo che Salerno abbia bisogno anche di SHG, così come è orma chiaro che sia vero il contrario. SHG per fortuna è una valanga: una volta partita, non si ferma. Ma è una valanga bella, calda e accogliente: non è come la neve da cui fuggivano i nostri poveri Alpini. È una valanga luminosa e gioiosa, ricca di cultura e passione, in cui perdersi è davvero un piacere. Arrivederla, Assessore. Alla prossima. Ci incontreremo per strada, come spesso succede, ci saluteremo, e magari se avrà un po’ di tempo, le racconterò altre cose di SHG36.
Mario Monteleone
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