di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 31 maggio 2013 ore 07:15
Otto chili di puro suono british, quello arancione, più grezzo e tagliente. Soli 15 watt di potenza, splittabili a sette ma difficili da tenere a bada. Un salto nel passato e non solo per il look classico, ma anche per altri significativi dettagli. Tuffo a metà, perché questo Orange ci ha stupido, parola di Michele Quaini e della sua Stratocaster che ancora freme al ricordo di questo incontro piccante!
Otto chili di puro suono british, quello arancione, più grezzo e tagliente. Soli 15 watt di potenza, splittabili a sette ma difficili da tenere a bada. Un salto nel passato e non solo per il look classico, ma anche per altri significativi dettagli. Tuffo a metà, perché questo Orange ci ha stupido, parola di Michele Quaini e della sua Stratocaster che ancora freme al ricordo di questo incontro piccante!
A vedere la Orange OR15H, sembra proprio una vecchia OR50 ristretta per un lavaggio sbagliato, che ne ha lasciato intatto il colore fortunatamente. Arancio vivo con front panel bianco, un classico. Le barre di protezione cromate e lo spesso chassis in legno sono al loro posto così come i loghi. Mancano all’appello giusto un paio di valvole (le EL34 sostituite dalle EL84) che trasformano i 50 poderosi watt dell’antenata britannica in 15 watt (riducibili a 7) apparentemente più docili già, apparentemente.
Il giusto tocco di storicità è dato dai loghi serigrafati sul pannello frontale, che magari possono trarre in inganno le prime volte, ma risultano comunque abbastanza intuitivi. Cinque sono i controlli a disposizione: tre dedicati all’equalizzazione, uno al volume master e uno al guadagno. Sulla sinistra si trova infine l’on/off e il selettore della potenza erogata/stanby. Sul retro, oltre alle uscite a diversa impedenza per collegare la testata alla cassa, c'è il loop effetti seriale, indispensabile quando si vogliono usare delay e modulazioni su amplificatori di basso wattaggio sempre inclini alla distorsione.
Dire che l'OR15H è incline alla distorsione è riduttivo. Si fatica davvero a tenere pulito il suono di questa testata Orange, anche se si imbraccia una Stratocaster con single coil non esageratamente potenti. Ci abbiamo provato lo stesso, con un risultato comunque soddisfacente. Abbassando molto il gain siamo riusciti a spremere un clean non molto grosso, lievemente scarno, ma perfetto per qualche ritmica funk. Di quelle un po’ sporche e aggressive, che increspano il suono tanto più vigorose sono le pennate. Abbiamo giusto alzato un po’ le basse per recuperare un po’ di ciccia, ma abbiamo subito scelto di alzare il guadagno e riportarci in territori più consoni alla piccola testata.
Vista l'inclinazione al blues dimostrata, non potevamo che aspettarci un crunch di tutto rispetto. In effetti quello che giunge alle nostre orecchie è un sound corposo, ricco, reso frizzante dalle alte sempre belle presenti. Con una Strat tra le mani non si fatica a ritrovare un suono hendrixiano, sporco quanto basta, ma senza mai impastarsi. Siamo soddisfatti di questo crunch, ma ci accorgiamo che la manopola del guadagno è a meno di un quarto della sua corsa. Questo vuol dire che la vocazione blues della OR15 non è proprio sincera.
Ci spingiamo ancora più in su con il gain e i 15 watt si fanno sentire tutti, quasi sembra di trovarsi di fronte a una testata da almeno 30. I coni della 2x12 urlano a squarciagola e la distorsione si fa davvero cattiva. Potevamo aspettarci di tutto dalla OR, ma mai di poter suonare un riff dei Dream Theater con dei single coil. Invece abbiamo dovuto ricrederci. Con la manopola a fondo corsa, la 15 watt diventa una vera macchina da guerra. Riff poderosi, grossi e spessi come muri. Giocando poi con l’equalizzazione si riesce anche a tirare fuori quell’acidità tipica degli amplificatori Orange, che ci ricordano un poco i Black Sabbath delle origini con quel suono ambiguo, pesante ma tagliente.
Passando a sette watt la storia non cambia, se non che si fatica ancora di più a trovare un suono pulito credibile. La riserva di volume è sempre elevatissima e il sound sempre cattivo a sufficienza.
La OR15H, con i suoi otto chili e una trasportabilità eccezionale, può diventare una valida alternativa alla super conosciuta Tiny Terror, forse più maneggevole ma senza loop effetti, che spesso scoraggia gli acquirenti.
La piccola offre un look cool e il sound british in un formato quasi tascabile. Certo, le versioni da 50 e 100 watt sono superiori soprattutto per quanto riguarda il clean che risulta ben più credibile, ma il clean probabilmente non è la più grande preoccupazioni di chi decide di affidare il proprio sound alla tradizione Orange.