È dura la vita del musicista, anche quando ce l’hai fatta e sei una star di fama planetaria. Sarà il periodo, ma in questi giorni piovono testimonianze di rogne più o meno grandi che alcuni artisti stranieri si sono trovati a dover affrontare suonando proprio qui in Italia. Una colpisce più delle altre, però, sia perché riguarda una rockstar che col nostro Paese è stata legata a doppio filo per anni, sia per le conseguenze che potrebbe avere.
Il 26 luglio il tabloid britannico The Sun ha pubblicato sul proprio portale un’intervista a Matt Bellamy, nella quale il frontman dei Muse spiega quanto sia difficile a livello pratico portare in giro per il mondo delle produzioni live imponenti come la loro. "Ovunque vai ci sono problemi. Abbiamo commercialisti e legali che discutono con autorità locali, polizia e promoter di ogni tipo", ha detto il cantante. Fin qui nulla di sorprendente, ordinaria amministrazione, ma Bellamy ha visto bene di portare a esempio le trattative sottobanco che avrebbero reso fattibile il concerto dei Muse allo Stadio Olimpico di Roma il 6 luglio scorso, svelando dettagli poco consoni (e soprattutto poco legali): "A Roma abbiamo dovuto elargire bustarelle per migliaia di euro solo per poter sparare i fuochi d’artificio. Abbiamo dovuto telefonare all’ambasciata britannica a Roma e discuterne con qualche funzionario. Se vuoi fare roba come questa in giro, è una cosa grossa. È parecchio costoso, comunque. A dirla tutta, è sbalorditivo". Insomma, la burocrazia italiana col suo groviglio di norme sulla sicurezza avrebbe ostacolato l’allestimento dello spettacolo pirotecnico, allungando i tempi per ottenere i permessi in modo rischioso per l’organizzazione dello stesso, il che avrebbe reso indispensabile agire per vie traverse.
La replica del promoter italiano dei Muse, Vivo Concerti, è stata immediata e naturalmente ha smentito le dichiarazioni di Bellamy: "Rispetto a quanto riportato da vari organi di stampa, la licenza è stata concessa dalle autorità competenti dopo le opportune verifiche che hanno dimostrato che tutto era sicuro e regolare e dopo aver puntualmente messo in atto e ottemperato ad ogni disposizione di sicurezza e accorgimento tecnico richiestoci, come è successo in tutte le altre città". È stato chiarito che una commissione composta da funzionari della Prefettura, polizia, vigili del fuoco ed elettrotecnici si è regolarmente riunita poco prima dell’allestimento del concerto per le verifiche e la concessione dell'autorizzazione.
Com’era prevedibile, però, questo non è bastato a sistemare tutto. La Questura di Roma ha immediatamente disposto accertamenti sul caso e fornirà un'informativa alla Procura quanto prima.
Un episodio, quello di cui si è reso protagonista Bellamy, che ha lasciato a bocca aperta molti: se fosse vero, perché parlarne apertamente a un tabloid? Se fosse falso, perché alzare un polverone di questa entità? Di certo le affermazioni del cantante guastano i rapporti con un Paese che per parecchio tempo è stato la sua seconda patria, nei molti anni di fidanzamento con la psicologa Gaia Polloni.
Forse l’esternazione di Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts riassume nel modo migliore l’opinione di tanti: "Credo che i cantanti dovrebbero cantare”.