|
|
|
Abbiamo bisogno delle favole?
|
|
di Oliver [user #910] - pubblicato il 29 agosto 2013 ore 08:00
Quanto ci piacciono le storie fantastiche sui nostri eroi, eh? Divoriamo avidamente ogni notizia sui nostri beniamini, curiosiamo con occhi degni del più arrapato vojeur nei particolari più microscopici, apparentemente (probabilmente!) insignificanti, per carpirne ogni segreto.
Quanto ci piacciono le storie fantastiche sui nostri eroi, eh? Divoriamo avidamente ogni notizia sui nostri beniamini, curiosiamo con occhi degni del più arrapato vojeur nei dettagli più intimi dei rig utilizzati, delle finezze e dei particolari più microscopici, apparentemente (probabilmente!) insignificanti, per carpirne ogni segreto. Anche noi vogliamo "quel" suono, diamine, e siamo disposti a tutto per averlo, costi quel che costi. E di solito… costa, anche. Eppure, anche dopo considerevoli investimenti, manca ancora qualcosa. Dev'essere per forza un dettaglio, dannazione. Quei dannati guitar heroes devono necessariamente avere un piccolo segreto, che li rende così grandi. Billy Gibbons? Ha un suono gigantesco con qualsiasi chitarra. Per forza, usa corde .007, prodotte appositamente per lui (ehm, ma non dovrebbe essere il contario?). E usa una moneta messicana come plettro (strano, dal vivo l'ho visto usare -e lanciare al pubblico- solo normali plettri in plastica… mah). E poi ha tutti gli amplificatori vintage che vuole. Ovviamente dev'essere anche impazzito, dato che dal vivo suona principalmente con un economicissimo pre semivalvolare Marshall JMP1 (di cui usa una sola patch), sparato dritto in un finale e in una… isobox! Non può essere.
Il mitico suono dei primi album dei Van Halen, quel brown sound che un po' tutti hanno cercato invano di emulare (Eddie compreso...), non sarebbe esistito senza un avventato intervento di sovralimentazione della sua testata Marshall. In una recente intervista il buon Eddie fa il suo outing, rivelando che si trattava di una totale bufala e che la cosa gli procura tutt'ora dei considerevoli rimorsi di coscienza, immaginando quanta gente, nel tentativo di emularlo, ha danneggiato gravemente il proprio amplificatore.
Eric Johnson. Sicuramente un grande. Talmente perfettino da risultare un po' secchione. Un maniaco del suono, dall'orecchio talmente fine da riuscire a distinguere la marca della batteria nel suo overdrive. Come no. Lui stesso spiega l'origine di questo assurdo mito: "Mi è capitato, UNA VOLTA, di notare che un mio pedale suonava male e ho pensato che potesse dipendere dalla batteria. Infatti, sostituendola tutto è tornato a posto". Ma come... tutto qui? Poi capita anche di sentire Mr. Perfection suonare, dopo un soundcheck di quattro ore, con un suono giudicato da molti decisamente deludente... possibile? O di ascoltare con le proprie orecchie, a qualche metro di distanza, San Gilmour in persona eseguire bending decisamente poco intonati, con un suono distante anni luce da quello che tutti consideriamo il "suo" suono. Ci crolla il mito?
C'è una morale in tutto questo? Secondo me, sì. Siamo portati a proiettare sui nostri eroi delle qualità e delle capacità che spesso vanno ben al di là della realtà (quasi sempre inutilmente, peraltro: non ne hanno bisogno), rendendoli una sorta di semi-divinità. Questa forma di proiezione è abbastanza normale, ma nel nostro caso potrebbe nascondere anche una comoda scusa per giustificare le proprie inadeguatezze: è molto più facile liquidare il problema tirando in ballo oscuri trucchi o superpoteri, piuttosto che ammettere che nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di grande impegno, studio e - soprattutto - di talento. Gilmour è "Gilmour" per le note che sa scegliere, non per la vagonata di effetti che usa o non usa. SRV aveva il suo inconfondibile suono anche con una Epiphone semiacustica. E così via. Un tizio coi baffi una volta ha detto: "Shut up 'n play yer guitar". Mi sembra saggio.
|
|
|
|
|
|