Non ci sono brutte chitarre, ma progetti più o meno studiati e rispettati in fase di produzione. Individuarne i punti chiave può tornare utile per riconoscere la bontà di uno strumento e scegliere il proprio preferito da personalizzare se e dove necessario.
Un sistema si dice lineare quando, in presenza di più ingressi, la risposta alla somma degli ingressi è pari alla somma delle risposte a ciascun ingresso, nel momento in cui essi agiscano singolarmente.
Molti di voi si staranno chiedendo cosa diavolo c'entri una definizione del genere con le chitarre, gli effetti, gli amplificatori e tutto ciò che presenta rilevanza musicale in un sito come questo. In realtà, da un punto di vista puramente tecnico, soprattutto per ciò che riguarda ingegneri e progettisti in genere, questo principio ha una rilevanza assoluta, molta più di quanto a un profano possa sembrare all'apparenza. Ma questo non è il posto giusto per avviare una discussione puramente tecnico-teorica e dunque è solo il punto di partenza per una riflessione scaturita dalla lettura di orientato a dissacrare la Stratocaster.
A dirla tutta e per essere più precisi, ho pensato di esporre in maniera più o meno approfondita le mie idee in seguito alla lettura dei tantissimi commenti, che quell'articolo è stato in grado di produrre. Mi vorrei concentrare soprattutto su alcune assunzioni che riguardano la corrispondenza qualitativa tra le varie versioni delle chitarre sul mercato - concentrandomi soprattutto sulla Strat, la più venduta - e il loro prezzo.
A tal proposito vorrei innanzitutto spiegare che il principio che fa da incipit al mio articolo non sarebbe in realtà applicabile al modello Stratocaster in esame, ma per semplicità nel ragionamento assumiamo di poter considerare la Fenderona come la somma di più parti delle quali conosciamo esattamente il comportamento. In realtà, un liutaio sarebbe in grado di fornirci con buona approssimazione quale potrebbe essere il risultato finale al cambiamento di ciascuna componente, ma noi profani possiamo comunque addentrarci in un discorso non troppo tecnico sulla base delle nostre esperienze.
Ciò premesso, dalla lettura dei vari articoli, diari e commenti in questi due anni e più di vita accordiana mi sembra di poter dividere gli utenti in due grossi gruppi, non privi logicamente di eccezioni: coloro i quali sostengono che il vero suono Strat sia ottenibile solo tramite l’acquisto delle originali vintage o di loro riproduzioni di pregio quanto più storicamente corrette e quelli che invece ammettono di poter ottenere risultati strabilianti anche spendendo cifre relativamente basse.
Io sono per natura una persona estremamente equilibrata e tendo a pormi sempre in una posizione che mi consenta di prendere il buono che c’è nelle varie posizioni contrapposte (sono in realtà tutt’altro che democristiano eh!).
Per quanto mi riguarda, a livello puramente industriale, esistono le sperimentazioni, che portano al termine della fase progettuale a stabilire dei cardini. Fissati gli standard irrinunciabili, si prosegue poi alla realizzazione effettiva, tendendo, se siamo di fronte a un'azienda seria, a mantenere una certa costanza.
Di certo fu questo il punto di partenza di Leo Fender & Co. e probabilmente è proprio lì che si può ritrovare la motivazione al fatto che una masnada di operai riuscirono a realizzare alcuni tra gli strumenti più appetibili e ben suonanti della storia della chitarra elettrica (sarà forse qui la motivazione per la quale le Fender acustiche non sono ugualmente ben riuscite?).
A tal proposito prendiamo in considerazione le ormai celeberrime Squier JV. Posto che non ne ho mai suonata una, ma avendo letto tutto il leggibile in più lingue, come mai delle chitarre prodotte con componentistica in parte americana a migliaia di chilometri sono riuscite così bene? Molto probabilmente la risposta risiede nella determinazione di standard elevati in fase progettuale. E quasi certamente le Squier Classic Vibe (quelle sì che le ho provate e in un numero abbastanza elevato, tant’è che probabilmente ne piazzerò una sotto l'albero la sera di Natale) rispondono allo stesso principio: preso un progetto vincente, miscelate le caratteristiche più appetibili di alcune annate, sancita una certa omogeneità nella produzione, ecco che sono in grado di tirar fuori chitarre di tutto rispetto, fedeli filologicamente alla Stratocaster delle origini.
Tutto ciò per dire cosa? Non di certo per pubblicizzare una chitarra economica, ma semplicemente per dire che, una volta messe da parte le variabili indipendenti quali le essenze dei legni - che per quanto mi riguarda nell’ambito degli strumenti elettrici ricoprono un’importanza molto marginale rispetto alle componenti metalliche elettro-magnetiche - rispettando alcuni capisaldi non è poi così difficile raggiungere un certo risultato con un livello di pregio non molto più elevato di quello base.
Il consiglio di un signor nessuno, quale io sono, soprattutto per coloro i quali sono alle prime armi è di scegliere una chitarra in relazione a come suona da spenta, senza dare troppa importanza al volume udito proveniente dalle corde, ma più che altro prestando attenzione a quanto a lungo quelle corde suonino, quanto il corpo vibri sulla pancia e quanto le onde meccaniche vi solletichino il palmo della mano sinistra. Cercate di imparare anche a giudicare subito quanto una chitarra possa essere intonata e nel caso in cui lo strumento in prova lo fosse poco, fatelo presente al commesso che vi serve, perché in teoria con un cacciavite e un buon orecchio, che lui dovrebbe avere, in due minuti la chitarra cambia assolutamente faccia.
Io cerco sempre di prestare attenzione a quanto serrata sia la giunzione corpo-manico, il punto nevralgico di trasmissione delle vibrazioni. In pratica, se in quel punto l’aderenza non è ottimale potrete scordarvi del tutto il sustain.
Il suono amplificato è poi un’altra storia, che risponde molto più al gusto soggettivo, ma considererei sempre il fatto che con un cambio pickup o anche solo dei potenziometri e dei condensatori si può stravolgere del tutto la voce di una chitarra e per fini puramente sonori, leggasi suono nel mix di una band e sedute in studio: si possono annullare all’orecchio le differenze con chitarre che possono arrivare a costare anche venti volte il prezzo della economica di turno.
È chiaro che uno strumento, per essere decente, debba possedere un capotasto tagliato bene, tasti livellati e non sporgenti e, magari, un ponte sufficientemente solido da non scordarsi a ogni tocco della leva. Ma anche lì, sostituzione a parte, si possono trovare ottime soluzioni di compromesso, a patto di aver osato, cioè imparato un minimo di rudimenti del settaggio.
Con tutto ciò dove voglio arrivare? Semplice, le case ci fanno pagare uno sproposito per dettagli che il più delle volte non hanno nessuna incidenza sulla qualità sonora, e fin qui la cosa mi sta anche bene, ciò che non accetto è che tanta gente si spenda in considerazioni denigratorie, anche per chitarre dal prezzo non troppo basso, vedasi American Standard, senza fornire mai spiegazioni sufficienti.
Le American Standard per esempio non suoneranno mai come le Strat vintage e non perché siano fatte peggio, ma semplicemente perché il progetto è diverso. Con il tempo poi si potrà sancire quale materiale per il capotasto si pediliga, stessa cosa dicasi per blocco inerziale e sellette, e a coloro i quali pensano che non valga la pena spendere troppi soldi in customizzazione su una chitarra economica, rispondo semplicemente che, qualora la Strat in esame possieda qualità di suonabilità di base buone, non si può far altro che migliorarla.
Inoltre va tenuto presente il fatto che è molto più facile investire piccole somme nel tempo che non quella grossa una tantum, senza prendere in considerazioni il divertimento qualora si sia diventati bravi al punto da intervenire da soli e la possibilità di ottenere qualcosa di realmente unico, molto più unico di quanto qualunque azienda che produca su scala industriale sia in grado di realizzare.
In ultima analisi imparare a distinguere i vari ingressi del modello Stratocaster è per quanto mi riguarda un aspetto irrinunciabile, sia per la scelta dello strumento da acquistare, sia solo semplicemente per la esaltazione/denigrazione di una chitarra oggetto di discussione.
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