di OldWolfDavide [user #33281] - pubblicato il 16 gennaio 2014 ore 07:30
I piatti del maestro turco Ibrahim Diril si stanno ritagliando, ormai da qualche anno, uno spazio sempre più grande nel cuore del popolo batteristico italiano e internazionale. L’indiscutibile qualità costruttiva che caratterizza il marchio, con una proposta di ben tredici serie di piatti professionali realizzati completamente a mano, affiancata da un rapporto qualità prezzo a dir poco ottimo ha creato una combinazione vincente.
I piatti del maestro turco Ibrahim Diril si stanno ritagliando, ormai da qualche anno, uno spazio sempre più grande nel cuore del popolo batteristico italiano e internazionale. L’indiscutibile qualità costruttiva che caratterizza il marchio, con una proposta di ben tredici serie di piatti professionali realizzati completamente a mano, affiancata da un rapporto qualità prezzo a dir poco ottimo ha creato una combinazione vincente.
Oggi andrò a recensire per voi lo hi-hat da 14" e il ride da 22" della Jazz series. I piatti sono caratterizzati da un peso leggero e da una martellatura fitta, ma non eccessivamente profonda. La tornitura segue lo stesso principio, coprendo i piatti con una fitta rete di solchi molto leggeri. La finitura traditional, dona loro un aspetto molto vintage che rispecchia perfettamente il suono.
Come ci si può aspettare parlando di piatti da jazz, questa serie è caratterizzata da un timbro scuro, ricco di wash e da un ping presente, ma delicato, con una grandissima articolazione in special modo nei ride (di cui vi parlerò a breve in maniera più specifica).
Nel test, potrete ascoltare suonato dal sottoscritto, un ride da 22". Come già accennato, il punto forte di questo piatto è l’enorme articolazione, che gli permette di essere usato non solo in praticamente ogni tipologia di jazz, ma anche in contesti come il rockabilly, il blues, il pop leggero e via dicendo. Il suono - di base scuro e aperto - cambia drasticamente a seconda del modo in cui il piatto è suonato, dell’area e delle bacchette con le quali lo percuotiamo, acquistando o perdendo in definizione a seconda delle necessità. Assolutamente degne di nota sono la campana, che si distingue per presenza e la crashabilità del piatto che, come potrete ascoltare nel video, non si lascia pregare nel momento in cui gli è richiesta un po' di cattiveria in più.
Segue al ride lo hi-hat da 14" della stessa serie. Questo è un piatto che ha stupito tutti, ancor più del ride, per la sua estrema versatilità. Nonostante la dicitura “Jazz” infatti è uno strumento che si presta per i più disparati utilizzi presentando un suono scuro, ricco e articolato. Anche qui complessità e calore la fanno da padrona, regalando al batterista un suono preciso, ma non impersonale, questo in tutte le situazioni.
Chiude il trio un piccolo intruso dal gran carattere, ovvero lo splash da 10" proveniente della serie D, che potremmo definire parte della linea “moderna” di Diril. Questo piccoletto, come potrete sentire dal video, mantiene il tono scuro, ma presenta un suono molto più limpido ed esplosivo rispetto ai “cugini” della serie Jazz. Essendo la serie D, assieme alla Traditional, un po' gli “all rounder” di Diril ovviamente anche qui troviamo una grande versatilità.
Conclusa come sempre la piccola parte testuale vi rimando al video per ascoltare il suono dei piatti.