Nell'immaginario generale, archtop vuol dire jazz, ma Gibson 335 è sinonimo di rock and roll. Il timbro arioso e dinamico del modello celebrativo '63 Memphis incarna perfettamente questo spirito, con un sound mai troppo spesso e armoniche da vendere.
Essere affascinati da uno strumento non sempre si traduce poi nella corrispondenza del suono che si ha in testa. Prima di acquistare questa versione della 335 mi ero orientato - causa budget - verso una versione più economica (si fa per dire), ovvero una Dot Reissue Gloss dal costo di 2300€. Lo strumento in sé non era male, ma il suono non era affatto quello di una 335. Grosso e prepotente al manico e tagliente al ponte, il suono era più quello di una chitarra jazz a cassa larga. La 335 non è storicamente una chitarra jazz, anche se si presta a quelle sonorità grazie al calore delle buche. Con mio rammarico ho dovuto prendere atto che i pickup '57 Classic tanto lodati dai jazzisti - a giusta ragione - a mio avviso snaturano una chitarra che ha nel sangue il r&r, il blues e lo swing, dunque anche al manico frequenze medio alte e mai impastate.Deluso dalla resa, ho venduto questo strumento e ho preferito prendere del tempo per documentarmi meglio sulla produzione di casa Gibson, cosa non facile visto i tanti modelli fuori catalogo e i prezzi non proprio popolari. Così come avevo già fatto per l’acquisto di una Stratocaster (scelta poi ricaduta su di una '65 CS) mi sono documentato per bene, ho fatto tanto ascolto e letto molte recensioni. Così dopo una ventina di giorni e notti insonni, ho optato per l’acquisto di una .
Per mia fortuna l’acquisto è stato azzeccato e oggi mi trovo tra le mani una 335 che suona da vera chitarra r&r e che non è neppure paragonabile alla precedente sotto molti punti di vista.
Intanto il suono è cristallino già al manico, tutto merito dei Burstbucker, pickup "scarichi" che lasciano tanto spazio al volume dell’ampli. Stessa cosa al ponte, dove si esaltano le armoniche senza acidità.
Per quanto attiene all’estetica, cominciamo col dire che questa versione non ha le orecchie a topolino, la paletta è di dimensioni corrette e tutto l’hardware è relicato, la verniciatura è all’altezza dello strumento e appare credibile nel tentativo di riprodurre una chitarra vintage in mint condition. Infine il peso che è notevolmente inferiore alla Dot Reissue, così come il peso dell’hardware che mi sono preso la briga di pesare (giusto per capire se quanto dichiarato fosse vero).
In conclusione posso dire che lo strumento, per i miei canoni, vale quello che costa e purtroppo devo prendere atto del fatto che ai giorni nostri, per avere tra le mani uno strumento industriale che suoni davvero bene, il prezzo sale - a torto - notevolmente. Ma questa è un'altra storia.