Bono e The Edge nel consiglio d'amministrazione Fender
di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 01 giugno 2014 ore 15:30
Il mercato è in crisi, quello degli strumenti musicali ne soffre particolarmente e nemmeno un colosso del calibro di Fender naviga in buone acque. Ora i frontmen degli U2, Bono e The Edge, subentrano nel CDA Fender per provare risollevarne le sorti. Riusciranno a tenere eretto il gigante in difficoltà?
Il mercato è in crisi, quello degli strumenti musicali ne soffre particolarmente e nemmeno un colosso del calibro di Fender naviga in buone acque. Ora i frontmen degli U2, Bono e The Edge, subentrano nel CDA Fender per provare risollevarne le sorti. Riusciranno a tenere eretto il gigante in difficoltà?
La notizia è di marzo: Guitar Center, il colosso della distribuzione statunitense, perde 1,6 miliardi di dollari. Il disastro ha cominciato a montare dopo l'acquisizione dell'azienda nel 2007 da parte di Capital Bain (quello del candidato alla presidenza Mitt Romney), con la scomparsa del titolo GTRC dai listini del NASDAQ. Ma nonostante i piani di crescita, l'azienda ha incominciato ad accumulare debiti e magazzino, fino a ridursi nelle condizioni attuali, azzerando una parte consistente del leverage buyout da 2.1 miliardi di dollari del 2007 (in un "leverage buyout" l'acquisizione si basa in parte su prestiti basati sugli asset dell'azienda acquisita. Ma se la quota sale troppo, l'azienda rischia la bancarotta, come in questo caso).
La notizia ha anche alcune implicazioni positive, perché conferma che il mercato degli strumenti musicali non può fare a meno dei "mom-and-pop stores", i piccoli negozi dove il musicista, soprattutto quello giovane, entra a sgranare gli occhi quando è il momento del regalo per la promozione. L'aspetto negativo è però ben più significativo, perché la gestione del colossale magazzino accumulato da GC peserà sulle vendite del futuro prossimo dei produttori di strumenti musicali che hanno scommesso pesantemente sulla grande distribuzione per vendere i loro prodotti.
Tra questi il più in difficoltà sembra essere Fender Musical Instruments, il più grande produttore mondiale di chitarre, controllato per oltre il 50% dal fondo di investimento privato Weston Presidion che ha degli investitori a cui render conto della crisi Fender, conclamata col ritiro della IPO nel 2010. Colpita dalla crisi economica come ogni produttore occidentale di "nonessential", anche Fender ha dovuto rivedere pesantemente le proprie aspettative e anche l'atteggiamento da primo della classe. Come ha recentemente osservato il New York Times nelle sue pagine economiche, Guitar Center è cruciale per Fender: "accounting for roughly a sixth of Fender’s sales — and the ties between the two run deep". In altre parole: un sesto delle Fender prodotte è destinato a Guitar Center che - a quanto pare - non ha più risorse per assorbirle, né audience a cui venderle. Perdere 1/6 o anche 1/10 del fatturato, in un mondo economico in cui i centesimi significano svariati milioni, può produrre effetti devastanti.
Va detto che il CEO di Fender Musical Instruments è lo stesso Larry Thomas che fino al 2010 ha gestito proprio Guitar Center (a dimostrare che i manager non fanno danno impunemente solo in Italia) e infatti fino a oggi si è intervenuto con le classiche martellate sul piede per non far sentire il mal di denti: una serie di azioni apparentemente schizofreniche di dismissioni e chiusure, a danno di brand prestigiosi acquisiti in gran pompa negli anni d'oro. Hamer chiusa, Ovation ridotta a fotocopia cinese di se stessa (con quasi 50 lavoratori americani licenziati), Guild ceduta. Oggi, finalmente, una notizia un po' più allegra, anche se prima di cantar vittoria bisognerà aspettare un po' di tempo. Nel board di dirigenti Fender entrano due artisti di valore assoluto, che potrebbero dare un importante apporto di esperienza, cultura, talento e creatività: Bono e Edge, frontmen degli U2.
Al di là dei gridolini di gioia degli uffici stampa, la notizia ha un valore: per la prima volta dopo tanto tempo alcune poltrone ai vertici di Fender vengono occupate non da manager provenienti dall'industria della carne in scatola, dalle banche o dalle compagnie petrolifere, ma musicisti al di sopra di qualunque sospetto che almeno sanno di cosa si parla. Prendiamo dunque la notizia con cauto ottimismo e aspettiamo di vedere se - dopo le prime gioie da "bambino in un negozio di caramelle", i due U2 (scusate il gioco di parole) riusciranno a riportare a Corona i sani valori dei due momenti d'oro (gli inizi di metà anni '50 e la rinascita di metà anni '80): il sano buonsenso di Leo Fender e Bill Schultz, la creatività di George Fullerton e John Page.