Tra i punti di riferimento universalmente riconosciuti per gli effetti di modulazione e ambientali, Strymon racchiude nel Mobius tutte le modulazioni e gli effetti meno convenzionali di cui si può aver bisogno. Un confronto diretto con delle osannate controparti analogiche può far vacillare le convinzioni dei tradizionalisti.
Mi permetto di citare il grande Lucio nazionale perché, se vogliamo dividere in due grossolani blocchi gli effetti che allietano al vita di un chitarrista, potremmo attribuire ai drive, i distorsori, insomma agli effetti di dinamica la nostra grinta, il carattere. Ma se ciò che vogliamo trasmettere sono le nostre emozioni, appunto, cosa c’è di meglio di un bel pedale di modulazione per farci strada nel tentativo di aprire una breccia nel cuore dei nostri ascoltatori? Beh, sempre ammesso che se ne abbiano, s'intende!Ma, anche se produciamo musica solo per le nostre orecchie, abbiamo il diritto di stimolarle con prodotti all’altezza delle nostre aspettative. E qua Strymon ci viene ampiamente incontro.
Molti ormai conosceranno la factory americana che si occupa specificatamente di prodotti quali delay, chorus e riverberi, facendolo al massimo della qualità, associando il tutto a un sito sempre ampiamente aggiornato sia dal punto di vista della manualistica sia da quello di un customer service molto attento alle domande della clientela.
Almeno questa è la mia esperienza, anche se poi ho letto su questo stesso sito delle critiche ad alcuni prodotti ma credo che, nel merito, ci si riferisca più a una questione di gusto personale piuttosto che a una qualità generale che ritengo tutta molto al di sopra della media.
Personalmente, posseggo i tre prodotti top della gamma Strymon ovvero Timeline, Big Sky e Mobius, e proprio su quest'ultimo voglio condividere con voi le mie sensazioni.
Avere appaltato per intero la parte dei ritardi e delle modulazioni allo stesso produttore significa in effetti apprezzarne in pieno le caratteristiche costruttive. Se così può essere stato per il delay e il riverbero (il primo l'ho già e ritengo quest’ultimo un prodotto di assoluta qualità anche se, ripeto, può non incontrare il favore generale della clientela a sei corde), per il Mobius il percorso è stato diverso.
Considero infatti i delay e i riverberi, qualora li si desiderino entrambi perché so bene che uno può escludere l’altro, ampiamente ascrivibili al partito del digitale. Voglio dire, non c’è nessuna remora nei confronti di un corrispettivo analogico, anzi solo vantaggi e una gestione assoluta dell’effetto. Mai provato un Replica di T-Rex? Bene, allora sapete di cosa si parla . Se siete dei fanatici dell’analogico a tutti i costi, massimo rispetto, ma in casi come questi l’integralismo è solo un ostacolo verso il raggiungimento di migliori esperienze sonore. Per il Mobius, invece, come dicevo ho seguito un approccio diverso.
Ero stanco di spendere soldi per pedali analogici quali chorus, flanger e phaser, oltre al fatto di avere un ingombro in pedaliera di tutto rispetto e ho cercato di farmi convincere, non senza timori, nell’adottare un all-in-one digitale che, a detta del costruttore, nulla aveva da invidiare dal punto di vista del timbro organic, ovvero naturale. E questa penso sia la scommessa vinta da Mobius.
La naturalità, la pulizia sonora, il totale rispetto delle caratteristiche sonore dello strumento che ci passa attraverso costituiscono la cifra stilistica del pedale.
Ho cercato di acquistare Mobius autofinanziandomi, cioè non vendendo i pedali analogici che nel frattempo avevo acquistato per poi fare delle comparazioni dei suoni al momento, in casa, con il mio amplificatore e la mia chitarra. Risultati? Sulla stragrande maggioranza dei pedali, il confronto analogico/digitale non ha avuto vinti o vincitori: i suoni sono risultati assolutamente, decisamente e del tutto sovrapponibili l’uno con l’altro, solo che Mobius li racchiude tutti, mentre i singoli pedali li devi acquistare uno per uno, e se parliamo di prodotti di un certo livello, sapete bene di che cifre si parla.
Ho fatto le prove con il chorus di Retro-Sonic, con il flanger e il chorus di Ibanez, con lo Stereo Chorus-Flanger di TC Electronic (il modello in produzione da decine di anni), con il phaser sempre di Retro-Sonic, con un flanger di MXR, insomma con prodotti che hanno costituito lo standard, o lo replicano come nel caso di Retro-Sonic, da anni e anni.
Le possibilità di editing di Mobius sono in grado di riprodurre in maniera assoluta le caratteristiche di ciascun pedale menzionato, senza contare che per ogni effetto di chorus, flanger, phaser, tremolo e via modulando potrete scegliere tra più di un tipo dello stesso effetto selezionato.
I clip non mancano su YouTube, mentre qui cercherò di descrivervi le sensazioni.
I phaser e i flanger sono imbarazzanti per quanto riescono a dare in termini di flessibilità sonora e aderenza totale al progetto analogico. Il chorus, forse, è quello che risulta leggermente più sottile rispetto al cugino senza bit, ma è solo una sfumatura rispetto a ore e ore di ascolto e prove comparative. Per il resto, la sezione Tremolo è a livelli superiori, con ben tre simulazioni di effetto.
Il Vibe è forse l’effetto più coinvolgente di tutti, con delle ondulazioni di segnale che rimandano veramente a sonorità di altri tempi. Il Formant ci fornisce i mezzi per stupire con sovrapposizioni pseudo-vocali psichedeliche. Il Filter ci offre, tra le altre caratteristiche, un wah che non ha nulla da invidiare a quelli a pedale. Il Rotary sforna un effetto Leslie che, sulla semiacustica, può dare dipendenza da jazz! Che dire poi dell’autoswell, simulante il pedale di volume e altri tre effetti più particolari e di uso meno frequente, quale un tremolo a cicli programmabili e un paio di distruttori di segnale, forse più utili in un contesto alternativo piuttosto che nell’uso classico al quale mi associo.
Difetti del pedale ce ne sono, ci mancherebbe: innanzitutto, possiamo inserire un effetto alla volta, e questo devo dire che de-classifica il pedale, cioè non si può definirlo un multieffetto. Ciò infatti mi ha costretto a tenere in pedaliera un chorus (analogico, l’ottimo Ibanez CS9) per due motivi: uno dovuto al fatto che è l’unica modulazione trovata leggermente (ma proprio pignolescamente direi) inferiore al corrispettivo analogico (intendo dire, l'Ibanez è più grasso e invasivo) e l’altro è che a volte può essere piacevole lavorare con un tremolo più il chorus, oppure sperimentarlo in aggiunta alle altre modulazioni, magari anche con un flanger, perché no.
Altro difetto è l’upgrade del software che, non avendo questo pedale la presa USB, bisognerà farlo con un cavetto adattatore MIDI-USB dedicato e poi non altrimenti sfruttabile.
Inoltre, il cambio degli innumerevoli preset è decisamente farraginoso: bisogna premere contemporaneamente due switch per avere l’accesso a due preset, dopodiché premere di nuovo gli switch per altri due preset e così via. Insomma, si poteva fare di più. Del resto, però, l’editing dell’effetto è totale fino all’ultima sfumatura e il salvataggio altrettanto semplice nella capiente memoria.
In conclusione, un pedale di cui non pentirsi, e questo è già tanto. Quanto rimarrà in pedalboard? Beh, penso per sempre, ma d’altronde è quello che diciamo tutti noi quando acquistiamo quello che immaginiamo sarà il nostro pedale definitivo, e poi sappiamo tutti come va a finire. Ma mi sento di dire in tutta sincerità che vorrei chiudere qui il discorso sulle modulazioni e concentrarmi di più sugli effetti di dinamica. Lì certamente c'è da impazzire!