di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 14 giugno 2014 ore 13:30
Rinnovato nelle forme e nelle caratteristiche lo Zoom H6 arriva a bomba nel mondo degli handy-recorders affiancando l’H4N e gli altri registratori come il nuovissimo H5. Lo abbiamo provato e confrontato con un H4, per vedere se le differenze non si fermano al solo lato estetico.
Rinnovato nelle forme e nelle caratteristiche lo Zoom H6 arriva a bomba nel mondo degli handy-recorders affiancando l’H4N e gli altri registratori come il nuovissimo H5. Lo abbiamo provato e confrontato con un H4, per vedere se le differenze non si fermano al solo lato estetico.
Le dimensioni rispetto all’H4 sono leggermente aumentate, anche se lo Zoom H6 continua a essere un comodo handy-recorder. Anche il peso è leggermente superiore ma non infastidisce. Il tutto però è giustificato dalle numerose features in più che si trovano su questo nuovo registratore orientale. Guardando le quattro manopole e i numerosi bottoni che occupano la parte frontale sopra il grosso LCD fanno intuire che per la realizzazione dell’H6 i tecnici non hanno lesinato sulla qualità. Questa non è certo passata inosservata, tanto che nel corso del 2014 è già stato premiato con due prestigiosi premi, il MIPA e il TEC.
Il numero accanto alla “H” nel nome indica il numero di input a disposizione sullo Zoom. Sui lati infatti troviamo quattro ingressi combo XLR-jack. Ognuno di questi è in grado di ricevere sia segnali di linea che microfonici. Oltre alle uscite di un mixer o il segnale di una tastiera si potrà collegare fino a quattro microfoni esterni, anche a condensatore visto che l’H6 può fornire la phantom power. Gli ultimi due input che mancano al conteggio invece arrivano dalla capsula che si sceglie di montare. A differenza dei vecchi modelli sullo Zoom H6 si possono montare differenti tipi di microfoni. Nella confezione sono presenti la capsula X/Y e la Mid-Side.
La prima è composta da due microfoni a condensatore con figura polare cardioide, in soldoni più sensibile a fonti sonore provenienti dal fronte piuttosto che quelle da dietro o dai lati. Questi sono disposti a X/Y, con la possibilità di scegliere tra 90 e 120 gradi. Questa disposizione è ottimale per la ripresa di ambienti vasti. La seconda invece è chiamata mid-side ed è indispensabile quando si vuole riprendere una sorgente mono. Al suo interno però trovano posto sempre due condensatori, posti praticamente uno sopra l’altro. Il primo è un microfono unidirezionale, il secondo, quello posto sotto è invece bi-direzionale, con le due facce poste perpendicolarmente rispetto al primo. Questa capsula quindi permette di miscelare il suono diretto, mono e centrale della nostra fonte sonora con l’ambiente, la stanza creata dal secondo microfono. Questa la dotazione di serie, ma in commercio ci sono anche due ottime alternative, prima tra tutte la Riding Shotgun. Questa trasforma lo Zoom H6 in un perfetto attrezzo per le riprese di interviste e film. Al suo interno ospita ben tre microfoni che creano una forma polare supercardioide. I microfoni shotgun sono usati quando bisogna riprendere una fonte sonora ma non si può posizionare il microfono in prossimità di questa. L’ultima capsula invece contiene due semplici input combo come quelli già posizionati sullo chassis. In questo modo si hanno ben sei input fisici utilizzabili separatamente. Questa però non fornisce phantom-power. Bisogna sottolineare però che l’output sarà sempre di sole due tracce, un left e un right, anche nell’uso dell’H6 come interfaccia audio. Sulla parte inferiore troviamo anche gli output. Troviamo la porta usb per lo scambio di dati (nel caso non si avesse un card reader) e il lineout con cui si può fare il monitoraggio, anche indipendente per i vari canali, sul lato anche un jack per l'uscita cuffie.
Adesso è l’ora di dare uno sguardo a quello che l’H6 può effettivamente fare. Sull’LCD vengono mostrati i livelli di ingresso, per ognuno dei quattro ingressi fisici abbiamo inoltre i potenziometri per regolare il guadagno, decisamente più comodi dei pulsanti dell’H4. Su ogni input troviamo anche la funzione pad da -20dB. Lo Zoom in prova permette di registrare in una moltitudine vasta di formati sia wave che mp3 per accontentare un po’ tutti i palati e le necessità con un massimo di 96kHz / 24-bit. Sulle registrazione offre inoltre una serie di chicche molto utili. Prima tra tutte la possibilità di aggiungere effetti come il compressore, il low cut filter e il limiter. Permette inoltre di mandare parti di tracce registrate in loop e di variarne il pitch senza intaccarne la velocità. Infine permette di tagliare, unire e normalizzare le tracks.
Restano da citare solo le tre importanti funzioni relative al backup in grado di salvare letteralmente le chiappe durante l’uso live. La Pre-record function aggiunge due secondi di registrazione prima che l’utente abbia effettivamente premuto rec. No, non è magia, in pratica l’H6 registra in continuazione evitando così di perdersi l’attacco della band o le prime parole di un presentatore solo perché si era distratti. L’auto-recording invece manda in funzione l’H6 quando dallo standby viene rilevato un suono più forte di una certa soglia impostabile. Questo permette di lavorare serenamente ad altro senza curarsi di premere rec al momento giusto. Infine il backup-record. Quando si sta registrando in wave in automatico l’H6 registra in background due tracce a -12dB rispetto il livello impostato. In questa maniera se per errore si è mandato in clip tutto ecco che la seconda traccia può venirci in aiuto.
Proviamo quindi l’ultimo ritrovato della tecnologia Zoom tra gli handy-recorder sul campo. Abbiamo provato a registrare tre tipi diversi di fonte sonora: una chitarra acustica, un’elettrica e una batteria. Quello che è risultato dalla prova è che sicuramente un passo avanti con l’H6 è stato fatto, soprattutto per quanto riguarda la comodità e facilità d’uso. La qualità della registrazione era già ottima utilizzando il vecchio H4, la possibilità di scegliere la capsula però ne aumenta l’efficacia. Ampliare lo spettro delle possibilità fa si che l’H6 raggiunga una professionalità ancora superiore. Se poi si aggiungono alla dotazione anche gli ultimi accessori disponibili l’H6 diventa ancora più comodo e facile da usare. In commercio si trova un comodo pack di optional composto da windscreen, alimentatore USB e telecomando con varie funzioni. Inoltre si può acquistare il sistema di fissaggio per macchine fotografiche e telecamere. Buono anche il display LCD che è sempre ben visibile anche in condizioni di luce elevate, bella l’idea di inclinarlo.
Nei quattro file audio seguenti sentirete prima l'audio ripreso con lo Zoom H4n e poi con l'H6.
I due file seguenti invece mettono a confronto la capsula XY con quella Mid Range. Per apprezzare il meglio la differenza consigliamo di ascoltarle non dalle casse di un portatile ma da due monitor ben distanziati per apprezzare al meglio il differente panorama stereo.
In definitiva lo Zoom H6 è probabilmente uno dei più avanzati sistemi handy recorder disponibili sul mercato. Con i suoi 6 input permette di registrare sia le prove con la band che un live di grosse dimensioni. Film, interviste oppure semplicemente la recita dei figli a fine anno con una qualità veramente professionale. Tutta la tecnologia messa in campo però ha un prezzo non certo modico che si attesta intorno ai 380 euro. Se si aggiungono i quasi 50 euro per il kit di accessori e i 110 per la shotgun il prezzo diventa importante. Si ha però tra le mani un oggetto professionale che può andare bene sia per registrazioni pronti via che per utilizzi di un certo livello. Per chi pensa che 400 euro siano troppi per un home studio portatile infine Zoom offre una serie di registratori di ottima qualità e basso prezzo. Il top di gamma però va pagato, nella confezione però si trova anche una scheda da 2Gb, una buona base per iniziare. Certo, in quasi 400 euro un alimentatore incluso non avrebbe certo guastato, fortuna che con la funzione Stamina si riescono a ottenere quasi venti ore di autonomia. Nel prezzo è inclusa anche una copia di Cubase LE.