Trasparente, organico, pensato per aggiungere grinta a un buon valvolare senza stravolgerlo, l'OD-1X sembra la classica versione aggiornata e ampliata dello storico OD1, ma sotto il cofano c'è una sorpresa.Quando nel 1977 Boss presentò il suo OD1, il suono della chitarra elettrica si preparava a entrare in una nuova dimensione. I musicisti erano abituati ai fuzz e alle distorsioni più sgraziate e ronzanti, mentre il nuovo stompbox rappresentava di fatto uno dei primi esempi di overdrive di stampo moderno. Rispettoso del suono dry e della dinamica impartita da strumento e musicista, l'OD1 si basava su un innovativo progetto di
clipping asimmetrico appositamente ideato da Boss per una distorsione aggressiva, più spigolosa dell'ormai noto concorrente verde che sarebbe nato di lì a poco.
Il pedale contava solo su un controllo per il gain e uno per il volume. Oggi l'OD1 è un pezzo ricercato dagli appassionati, un riferimento raggiunto, interpretato e forse anche superato da molti concorrenti, alimentato con opzioni certamente più versatili di quelle offerte dai due potenziometri originali. Anche la stessa Boss ha deciso di offrire un tributo al pedale, ma anziché rispolverare il progetto originale ha deciso di prendere la strada più difficile.
L'OD-1X si rifà alle sonorità del vecchio OD1, ma con
un circuito profondamente diverso. Il chip RC3403 è sparito dalla lista della spesa e
due manopole si sono aggiunte al Level e al Drive per regolare High e Low, rispettivamente alti e bassi per una funzionale equalizzazione a due bande.
A parte il pannello argentato a specchio, che tradisce la natura "speciale" del pedale, tutto fa pensare a uno dei più classici overdrive Boss.
Quando si intende saggiare la trasparenza di un overdrive, la prima cosa che si fa è cercare il punto esatto in cui la curva d'equalizzazione e il gain arrivano a un punto di flat, unitario. Per alcuni pedali è necessario aprire i toni, per altri chiuderli, per altri ancora serve trovare un equilibrio preciso tra gain e volume. Per l'OD1-X, ci è bastato tenere volume, alti e bassi esattamente a metà e gain al minimo per ottenere l'effetto desiderato. Aguzzando le orecchie, forse viene trasmesso un vago sentore di bassi più gonfi, ma la sensazione generale è quella di un overdrive lineare, immediato, che almeno in flat non colora né mangia segnale.
Se sulle prime i bassi danno l'idea di aumentare un pizzico, al crescere del gain sembra corrisponderne un leggero assottigliamento. L'effetto è decisamente apprezzabile per evitare distorsioni troppo ingombranti e per metterle maggiormente a fuoco. Qualora si preferisse un sound più
boomy, in ogni caso basta dare un po' di gas sui bassi e il gioco è fatto. In realtà, a nostro avviso la riserva di bassi è anche troppa e, con le condizioni del test, la corsa del potenziometro Low sarebbe stata sufficiente anche fino al 70% del valore massimo.
La chitarra usata è una Fender Stratocaster del Custom Shop, dotata di buoni bassi ma piuttosto secchi come si addice al modello. Su una chitarra più scura, Les Paul in cima alla lista, i bassi potrebbero dover essere tenuti ulteriormente al guinzaglio.
La presenza di due controlli separati per l'equalizzazione fa sì che si possa ottenere tutto il corpo necessario a un buon riffing e al solismo blues, che sfocia tranquillamente nel rock e hard rock quando il gain aumenta.
Svuotando un po' i bassi in favore degli alti, la Fender di Ciro arriva a fare il verso a una Telecaster un po' hot rodded, dove le frequenze acute cominciano a comprimersi senza apparire vetrose.
Al contrario, sebbene la chitarra usata per il test non sia avara di frequenze acute, anche solo chiuderne un po' dal pedale dà l'impressione che il suono si smussi eccessivamente, quindi l'istinto è di tenerle sempre piuttosto aperte, a meno che non si cerchi un tono spiccatamente cremoso o si voglia usare l'equalizzazione del pedale in maniera sottrattiva per far emergere i medi. L'aspetto interessante di buona parte degli overdrive con controlli separati per alti e bassi, infatti, è la possibilità di ottenere una spinta sui medi più o meno evidente semplicemente abbattendo le frequenze gravi e acute e compensando la perdita di spinta con il potenziometro del Level.
Il volume non manca all'OD-1X, e poco più di metà corsa è sufficiente ad avere un buon boost per un assolo anche quando Low e High sono a zero. Con questa impostazione, la Stratocaster si gonfia ma non suona intubata, sembra piuttosto avvicinarsi alla timbrica di un humbucker dall'output moderato.
Rispetto al progetto originale, l'aggiunta di un'equalizzazione del genere offre senz'altro dei risvolti interessanti, ma dopo un po' di sperimentazione è più facile che si preferisca cercare un'unica impostazione che meglio si possa adattare alla chitarra in uso, limitandosi ad ammorbidire overdrive troppo presenti o a piallare a dovere bassi preponderanti.
Strano a dirsi, il maggior divertimento arriva nella scoperta del potenziometro del gain. Questo ha una corsa più o meno lineare per la maggior parte dell'escursione, ma offre una spinta importante nell'ultimo quarto, dove il sustain cresce sensibilmente e i palm mute acquisiscono quell'attacco "trascinato" che fa tanto bene a un riff distorto. Grazie al suono per nulla zanzaroso e alla possibilità di pulire il tutto senza difficoltà, la sensazione si discosta poco da quella di un amplificatore ben pompato, e la compressione che entra in gioco si fa utile per sostenere il fraseggio anche senza esagerare con la saturazione.
Rispettoso del sound originale, silenzioso e reattivo al tocco, l'OD-1X non fatica a giustificare il prezzo di mercato, che si aggira intorno ai 150 euro. L'intento dell'edizione speciale è chiaramente quella di posizionarsi in una fascia più professionale rispetto ai buoni vecchi stompbox Boss che ormai si possono acquistare ovunque con una carta da 50 euro. Del tutto diversa è anche la natura stessa del pedale: l'OD-1X, difficile a credersi, è in effetti un pedale overdrive
completamente digitale, basato su un DSP proprietario e disegnato con la
tecnologia Roland Multi Dimensional Processing (MDP), che viene indicata come la responsabile dell'apprezzabile definizione delle note singole anche durante l'esecuzione di accordi.
Se tra i prossimi acquisti in programma c'è anche un overdrive che non abbia un carattere preciso né colori evidenti in favore di un timbro organico e intellegibile in ogni condizione, un giro sotto le dita è caldamente consigliato, a patto di sentirsi pronti per il salto nel mondo degli 0 e degli 1.
Per il test è stato utilizzato un DV Mark Multiamp con simulazione Fender. L'amplificatore ci ha colpito per la qualità dell'audio e la risposta dinamica, e abbiamo scelto di adottarlo come banco di prova per le future recensioni insieme a Ciro Manna. Ciò garantirà una maggiore uniformità tra i test e permetterà agli Accordiani di confrontare strumenti diversi su un suono di base simile, eliminando le variabili introdotte dall'utilizzo di amplificatori, casse o microfoni differenti.
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