di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 21 ottobre 2014 ore 08:00
Il modo migliore per testare un piccolo PA è sicuramente quello di scarrozzarselo per qualche live. Così abbiamo preso il Lucas Nano 600 mandatoci in prova, l’abbiamo caricato in macchina e lo abbiamo spremuto per un bel po’. Ecco il resoconto di questo test on the road.
Il modo migliore per testare un piccolo PA è sicuramente quello di scarrozzarselo per qualche live. Così abbiamo preso il Lucas Nano 600 mandatoci in prova, l’abbiamo caricato in macchina e lo abbiamo spremuto per un bel po’. Ecco il resoconto di questo test on the road.
Il Lucas Nano 600 è la versione più potente del già rodato Lucas 300 presentato già da qualche anno dalla HK audio. La sostanza resta invariata, cresce però la potenza. Questo piccolo PA è un sistema completo e modulare che permette di essere utilizzato in diverse configurazioni a differenza dei classici sistemi full range oppure a colonna tanto di moda in questi anni.
Il Lucas Nano 600 si compone come per la versione più piccola, di un subwoofer attivo e di due satelliti. Il Sub è il cuore di tutto il sistema. Al suo interno troviamo un cono da 10’’ collegato a un amplificatore in grado di erogare circa 300 watt. La forma è studiata per ospitare on board i satelliti passivi. Questi possono essere alloggiati nell’apposito scasso sul retro durante il trasporto e collegati al sub direttamente tramite una pista di contatto. Parliamo di satelliti al plurale proprio perché quella che sembra una sola unità in realtà può essere suddivisa esattamente a metà. Ognuna delle due parti è dotata di un cono da 4,5’’ e di un tweeter da 1’’ per una potenza complessiva di 180watt circa. Il Lucas però è un sistema completo pronto per essere piazzato montato e suonato senza bisogno di nient’altro. Il sub da 10’’ ospita infatti un mixer a tre canali. Il primo è un ingresso mono, con selettore che permette di scegliere se il segnale in entrata è di linea, proveniente da un mixer esterno o da una tastiera per esempio, oppure uno strumento o un microfono. Il secondo canale è stereo, dotato sempre dello stesso selettore, permette il collegamento di un line R/L oppure di due strumenti. Il terzo ed ultimo canale invece è dedicato alle basi o in generale all’audio esterno. La scelta di dotare questo ingresso di connettori RCA e mini jack rende completa la scelta per connettere il proprio Ipod o laptop.
Ogni canale è dotato di due soli controlli, un volume e un tono/contour. Questo rende il piccolo PA facile da utilizzare, unica pecca la mancanza di un controllo per bilanciare i due ingressi del secondo canale. Sarebbe stato sufficiente un controllo di PAN. Il problema, quando si collegano due strumenti a corda o una tastiera in stereo non si pone. Basterà regolare a monte il bilanciamento tra i due. La cosa si fa più complicata quando si collega una voce e uno strumento. Il volume e il tono di questi due sarà indissolubilmente legato. Completano il piccolo mixer on board il controllo di volume del sub woofer e un controllo per il bilanciamento R/L, utilizzabile solo quando i satelliti sono montati in configurazione stereo. Oltre all’uscite speakon per collegare i satelliti passivi, troviamo un’uscita stereo. Questa può funzionare in due differenti modi. Può mandare a un recorder esterno la somma dei tre canali oppure il direct out del canale due. Questo serve per connettere un monitor da palco che permetta ai musicisti di sentire cosa stanno suonando nel caso non sia sufficiente quello che sentono direttamente dal PA. Un altro piccolo selettore serve a selezionare la modalità di utilizzo stereo o mono. Nel primo caso vengono attivate entrambe le uscite del finale, nel secondo solo una. Chiude la dotazione di bordo l’uscita link per collegare un secondo sistema identico e aumentare la potenza di fuoco. Si parlava della possibilità di utilizzare il Lucas Nano in differenti configurazioni. Questo è vero ma (c’è sempre un ma!) se non si acquistano gli accessori il Sistema può essere utilizzato solo in mono e con il satellite montato direttamente sul sub. Per rialzarlo è necessario acquistare il palo a vite e il cavo di potenza. Per utilizzarlo in stereo bisognerà invece acquistare lo stereo set composto da due tripodi telescopici, due cavi decisamente lunghi e una borsa per trasportare il tutto. Come per le automobili quindi, anche il Lucas ha la versione base e un sacco di optional più o meno costosi, ma per molti aspetti indispensabili.
Senza acquistare almeno il mono stand add-on per rialzare il sub si perde una tra le caratteristiche più importanti del Lucas, che lo rende migliore dei sistemi full range, la possibilità di allontanare le due fonti sonore, quella del sub e quella dei satelliti. Lasciando il sub a terra e rialzando la piccola cassa si riesce a dare al pubblico un ascolto ben più chiaro e intellegibile rispetto a quello che si potrebbe avere da un sistema compatto qualsiasi. Questo quindi il vero punto di forza del Lucas Nano 600, che però non è il solo. La potenza è considerevole, nonostante le dimensioni. Permette di suonare in strada come in locali di medie dimensioni. Il numero ridotto di ingressi però non permette di sostenere formazioni complesse, se non con l’ausilio di un mixer esterno. Questo però mette in gioco la vera carta vincente di questo piccolo PA: la compattezza. Dopo averlo chiuso, in pochissimi minuti come potete vedere nel video che segue, lo si solleva con un dito e lo si carica in macchina senza problemi assieme agli strumenti.
Abbiamo provato il Lucas 600 in diverse situazioni, due live acustici con basso chitarra voce e batteria e due live elettrici, in cui l’HK era dedicato all’amplificazione della sola tastiera. Per quanto riguarda il set acustico non si può che apprezzare la limpidezza con cui i coni restituiscono i suoni in ingresso. Pur collegando una chitarra acustica e un basso insieme nel canale due, non abbiamo incontrato particolari difficoltà nel mixare il tutto. Rialzando poi i satelliti di un buon metro sopra il sub woofer la divisione tra alti e bassi permette al pubblico un ascolto chiaro di quello che la band sta suonando. Nel secondo caso abbiamo montato i satelliti sui treppiedi dedicati per ottenere una configurazione stereo ideale per riprodurre fedelmente il suono dello stage piano. Anche qui a dispetto della compattezza non abbiamo faticato a bilanciare il suono proveniente dagli amplificatori con quello proveniente dal Lucas ottenendo così un balance ottimale.
In definitiva il Lucas è un piccolo sistema portatile, ben realizzato sia per quanto riguarda i materiale sia per quanto riguarda la qualità della riproduzione sonora. Certo pur essendo il più grosso della famiglia non è paragonabile a un vero PA. La potenza c’è, ma non sarebbe sufficiente a sonorizzare una rock band con batterista pestante e chitarrista sbraitante. Può diventare il sistema ideale per live acustici in piccoli locali, o piccole piazze. Rema contro solo il prezzo. per portarsi a casa il Lucas bisogna sborsare circa un migliaio di euro. A questi vanno aggiunti gli accessori per utilizzare in configurazione stereo o semplicemente rialzare i satelliti. Questo fa alzare la cifra da spendere di altri 100-150 euro. Ovvio però che con circa 1200 euro si ha un impianto veramente di ottima qualità, ideale per piccole ensamble che hanno bisogno di sistemi compatti e soprattutto completi. Unica cosa che avremmo aggiunto per rendere ancora più performante il Lucas un piccolo riverbero digitale con controllo di mix su ogni canale.
HK Audio è un marchio distribuito in Italia da Sisme.