Con l'oriente dietro l'angolo e prezzi sempre più bassi per prodotti tanto appetibili quanto di provenienza oscura, viene da chiedersi quali garanzie dovrebbero spingere un musicista a preferire uno strumento artigianale italiano. Lo abbiamo domandato a tre esperti del settore.
Sono molteplici i campi in cui si tirano spesso in ballo il design italiano, il gusto, la passione di cui il popolo dello Stivale è capace. È inutile negarlo: il marchio made in Italy esercita ancora una forte attrattiva in molti Paesi, e spesso anche gli stessi italiani sono incapaci di resistere a un buon prodotto nazionale. Ma cos'è, in realtà, che dà una marcia in più al made in Italy? Quando si tratta di gastronomia o abbigliamento, per esempio, la scelta del made in Italy spesso è dettata dalle norme vigenti, che garantirebbero (il condizionale è d'obbligo) prodotti di una certa qualità. Accade lo stesso per l'elettronica a indirizzo musicale? Quali caratteristiche di base possiamo essere certi di trovare in qualunque ampli o effetto italiano? Abbiamo interpellato alcuni dei maggiori esponenti del made in Italy in campo musicale per conoscere la loro opinione sulla fabbricati in Italia, sulle in un prodotto italiano, e ora è tempo per il domandone finale.
Risponde Costantino Amici di : da noi esistono norme e regolamenti che portano il costruttore a rispettare una serie di obblighi. Tali obblighi riguardano la sicurezza anzitutto. In un qualsiasi apparato che va a elettricità, deve essere certo che l’utilizzatore finale non possa farsi male in modo accidentale. Come pure, a livello costruttivo, non devono esserci parti meccaniche dove è possibile ferirsi, pensiamo per esempio a uno spigolo metallico non arrotondato, o alla punta di una vite sporgente. Si tratta di norme che rientrano poi nella marcatura CE, che dovrebbe garantirne l’applicazione nella specifica categoria di appartenenza. Tali norme sfortunatamente non garantiscono però il livello qualitativo anche rispetto al gusto. Cioè, un amplificatore realizzato rispettando scrupolosamente tutte le regole può comunque suonare molto bene o molto male a seconda di come è stato progettato. Essendo Italiani abbiamo più o meno tutti un lato passionale molto forte. Un prodotto Italiano viene sempre realizzato con passione, cura e attenzione perché, almeno per quello che mi riguarda, non si tratta soltanto di fare un lavoro, ma piuttosto si tratta di fare qualcosa che ti piace moltissimo e a cui tieni in maniera maniacale. Non è una regola scritta e non si può certificare ma, dentro un prodotto fatto in Italia, la “marcia in più” secondo me è proprio questa.
Risponde Chicco Bellini di : Ti risponderò con una provocazione: non accetto lezioni da un settore come quello enogastronomico, dove si possono tranquillamente vendere ed esportare come "made in Italy" olii con scritto in bella vista che sono ottenuti miscelando olii provenienti da altri Paesi con una non meglio precisata quantità di olio italiano. Stesso dicasi per prosciutti, grano della pasta e Dio solo sa cos'altro! Sul Made in Italy (con la M maiuscola) posso dirti come la penso io, e non si limita a certificare l'allocazione geografica delle attività. Ritengo che se continuiamo a dare per scontato l'apprezzamento del Made in Italy nel mondo, continuando così fra un po' vedremo scemato questo enorme vantaggio che ancora abbiamo, perché nel nostro settore stiamo lavorando davvero male. Ti dirò cosa penso che sia per me il Made in Italy raccontandoti ciò che moltissimi nostri clienti esteri ci dicono che si aspettano sia, il che penso che sia la cosa migliore: design, innovazione, qualità. Purtroppo ho spesso sentito questi miei clienti prendere in giro alcuni concorrenti o artigiani italiani che hanno provato a rivolgersi all'estero, specie in Paesi di riferimento per il settore degli ampli come USA o UK, lamentando che non capivano dove stava il made in Italy… perché ci si limitava a presentare amplificatori palesemente ispirati ad ampli storici di quei Paesi, senza nessun contenuto di innovazione nel design, nelle caratteristiche, dotazioni, prestazioni, costruzione, dove l'unica componente che "giustificava" il Made in Italy era il prezzo, spesso esorbitante. Ecco, questo è un made in Italy cattivo, che danneggia l'immagine del nostro Paese nel mondo. Noi possiamo dire di essere entusiasti degli apprezzamenti che riceviamo perché, forse data la crisi, con lo stesso entusiasmo abbiamo formato un team da cui è nata Gurus appena due anni fa, coinvolgendo persone con competenze davvero ai massimi livelli nei loro campi che purtroppo, sempre per via della crisi, avevano il tempo e la voglia di gettarsi in questa nuova avventura e collaborare con noi a questo progetto, portando davvero la loro professionalità per arrivare a un risultato ai massimi livelli. Per me quindi made in Italy significa pensare un prodotto che esprima il saper fare italiano, che deve essere riconoscibile e quindi riconosciuto e apprezzato. Deve contenere innovazione, design, qualità. Innovare per me significa trasformare i problemi in soluzioni, e questo cerchiamo di fare tutti i giorni, stando vicini ai musicisti a tutti i livelli per carpirne i sogni, le necessità e provare a dare delle soluzioni. Penso che questo approccio abbia portato al successo i grandi nomi dell'amplificazione, non il fatto se Jim Marshall usasse oppure no PCB o la tal marca di trasformatori all'interno delle sue creazioni, e nella nostra mission aziendale c'è appunto l'obiettivo di portare nel mondo il Made in Italy che nel nostro settore ha un po' latitato, Binson a parte.
Risponde Guido Michetti di : beh, le norme di produzione dei prodotti elettronici musicali sono esattamente le stesse degli altri prodotti non musicali. Teniamo presente che il nostro campo è sempre il figlio di un dio minore, rispetto agli altri. Stiamo parlando di numeri e investimenti. Pensiamo alla telefonia o ai televisori, per esempio. La differenza dei prodotti made in Italy è data fondamentalmente dalla passione che i nostri costruttori infondono nel loro prodotti. La realizzazione di un semplice overdrive, come di un amplificatore, realizzati in piccole serie, lavorati e testati uno per uno che ti danno, o dovrebbero dare, la garanzia di un oggetto pensato e calzato a volte per il singolo cliente. Particolari che la grande produzione di massa perde per strada, dove avviene una standardizzazione e appiattimento generale. Ma questo è valido per qualsiasi artigiano, che lavori in Italia, in Germania, in Inghilterra o negli Stati Uniti. E, ribadisco, alla qualità deve andare di pari passo il ferreo rispetto delle normative internazionali.
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