di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 02 gennaio 2015 ore 12:30
Un PA compresso dentro un mobile in multistrato, questo è l’aspetto con cui si presenta l’Acus Oneforstring 8, piccolo combo per strumenti a corda. Due coni e 150watt di potenza. Occupandoci noi di chitarre, lo abbiamo attaccato alla Lakewood di Paolo Antoniazzi per un test approfondito.
Un PA compresso dentro un mobile in multistrato, questo è l’aspetto con cui si presenta l’Acus One Forstring, piccolo combo per strumenti a corda. Due coni e 150watt di potenza. Occupandoci noi di chitarre, lo abbiamo attaccato alla Lakewood di Paolo Antoniazzi per un test approfondito.
Avevamo dato uno sguardo da vicino agli amplificatori Acus a Sarzana nello stand di Aramini, è giunto però il momento di ascoltarne uno dal vivo. Abbiamo scelto di concentrarci sul modello con il cono da 8 pollici, quello esattamente a metà della serie.
Il One Forstring è un combo dedicato a tutto ciò che sia acustico e dotato di corde. Violino, contrabbasso, mandolino o chitarra, non importa, nei tre canali dell’Acus può entrare veramente di tutto. A Porto Recanati, sede da sempre del marchio e culla dell’industria musicale italiana, hanno lavorato sodo per mettere sul mercato un prodotto che portasse l’esperienza maturata nel campo dell’audio HIFI nel mondo della musica suonata.
Il risultato è un mobiletto in multistratomade in Italy dal peso di 13kg, tutto sommato contenuto. Una struttura che ospita un tweeter da 50 watt e un woofer da 8’’ per 150 watt, dietro il vedo non vedo della griglia anteriore sagomata. Un totale quindi di 200 watt rms, aiutati da un sistema di bass reflex a due vie. Le solide pareti in legno sostengono anche il cuore pulsante del sistema Acus Oneforstring. Il pannello superiore è un vero e proprio mixer compatto a tre canali, quattro se includiamo anche l’ingresso aux con volume dedicato. I primi due sono identici, il terzo si differenzia solo per la mancanza dell’ingresso microfonico che è invece presente sul primo e sul secondo. La channel strip è composta da sei controlli. Da sinistra troviamo il gain, che regola il guadagno del preamp. Seguono alti medi e bassi per gestire al meglio l’equalizzazione e per finire l’effect send e il volume. Quest’ultimo regola il livello del singolo canale. Con il send invece si setta la quantità di segnale da mandare alla sezione effetti. L’ingresso aux ha a disposizione un numero inferiore di controlli, alti, bassi, livello di ingresso e uscita. Deve condividere lo spazio con il volume per le cuffie e il controllo di resonance attivabile tramite un interrutore e che permette di intervenire sull’eq del suono mixato ed evitare che lo strumento ad alti livelli entri in risonanza. Questi non sono gli unici parametri gestibili sul master in uscita. In alto a destra chiudono la panoramica sui controlli i tre volumi. Il primo dedicato all’uscita DI, il secondo all’effect return e il terzo quello generale con cui si può scatenare tutta la potenza dell’Acus 8.
Il LED blu, molto luminoso, ci indica che l’amplificatore è operativo e pronto ad accogliere la Lakewood di Paolo. Cominciamo ascoltando il segnale dry, senza effetti e senza equalizzazione. Fondamentale per prodotti di questo tipo è sicuramente la fedeltà rispetto al sound originale dello strumento. La differenza tra il suono unplugged e quello amplificato è pochissima. Va segnalato giusto un incremento delle basse, dovuto sicuramente al sistema di ripresa della chitarra. Siamo in flat, quindi ci vuol poco a togliere pesantezza ai bassi e recuperare un po’ di brio sugli alti. L’intervento del preamplificatore è garbato, anche alzandolo oltremisura non si avverte nessun tipo di distorsione fastidiosa ma anzi il suono si fa più caldo e corposo. Otto diversi riverberi compongono la sezione effetti. Sia sul sito che sul manuale non si trova una descrizione precisa della tipologia scelta. Dal primo all’ottavo la differenza più marcata è sicuramente il decay che aumenta progressivamente. In generale ci hanno dato l’impressione di essere di ottima qualità, digitali ma realistici. Sarebbe un vero peccato rovinare tutto con degli effetti mediocri, ma fortunatamente così non è.
Quando si parla di amplificatori per chitarra acustica, e per strumenti acustici in generale, si finisce sempre per discutere se sia meglio collegare il tutto a una bella DI dentro nel mixer o passare per un sistema come il One Forstring. Di fatto l’Acus in prova è un vero e proprio PA in miniatura che può avere diversi vantaggi e utilizzi. Può essere un comodo impianto per piccole ensamble. Con tre canali completi, più un quarto con ingressi RCA è perfetto per serate in piccoli locali. Su un grosso palco diventa un’arma efficace per chi vuole costruirsi il proprio suono senza affidarsi al fonico, utilizzando inoltre gli speaker onboard come monitor. Con più canali a disposizione l’Acus risulta perfetto anche per chi deve suonare più strumenti nella stessa serata. Ognuno entrerà in uno diverso e avrà la sua equalizzazione dedicata, condividendo con gli altri solo ed esclusivamente gli effetti.
L’Acus One Forstring 8 è un combo in grado di soddisfare molte necessità e grazie alla realizzazione accurata e ai materiali di qualità può fregiarsi dell’appellativo professionale. Di pari passo però va il prezzo che si attesta su 750 euro. Un costo adeguato a questo prodotto, che si propone a musicisti professionisti ma non solo.