di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 23 gennaio 2015 ore 13:30
In redazione è arrivata nella sua nuovissima custodia dorata la Gibson SG Standard 2015 con tutte le sue novità e le sue forme ormai classiche. Non abbiamo perso un minuto ed eccola da Michele Quaini per un test in compagnia di una manciata di pedali Bogner che recensiremo a breve.
In redazione è arrivata nella sua nuovissima custodia dorata la Gibson SG Standard 2015 con tutte le sue novità e le sue forme ormai classiche. Non abbiamo perso un minuto ed eccola da Michele Quaini per un test in compagnia di una manciata di pedali Bogner che recensiremo a breve.
Ve le avevamo mostrate intorno a Natale, guardando da vicino le novità che il 2015 ha portato non solo sulla SG ma su tutta la gamma Gibson. Prima di sentirlo all’opera però, questo bel pezzo di mogano Heritage Cherry si merita una panoramica più approfondita.
Anche se le forme sono quelle classiche non sono pochi i dettagli che distinguono la serie attuale da quelle passate. Partendo dalla paletta troviamo subito il G-Force, nuovo e migliorato accordatore automatico. La differenza con il MinE-tune si nota soprattutto nella maggiore velocità con cui si raggiunge la perfetta accordatura. Scendendo verso il body da notare il capotasto in ottone con zero fret. Se questo non rappresenta una novità assoluta lo è la possibilità di regolarne l’altezza. Tramite due piccole viti si può quindi intervenire sulla action, in combinazione con il ponte e regolarla con una maggiore accuratezza. Proseguiamo lungo la tastiera, più spessa e larga rispetto ai modelli precedenti e raggiungiamo il tune-o-matic con le sellette in titanio che promettono di stressare meno le corde e garantire loro una vita più duratura.
Avvitati nel mogano ecco i due ’57 Classic con cover cromata a dare voce alla SG 2015. Connessi con cavi di sezione maggiorata ai quattro classici controlli, due volumi e due toni, sono entrambi splittabili con push pull dedicati. Tutte queste novità sembrano però non aver cambiato radicalmente il carattere della diavoletto. La colleghiamo quindi al Super Reverb del ’67 passando tramite una manciata di pedali Bogner che vedrete nel dettaglio nelle prossime settimane.
La SG, nata per soppiantare la Les Paul (senza riuscirci per fortuna) ha sempre avuto una personalità spiccata che l’ha resa un classico al fianco delle varie Les Paul, Strat e Telecaster. A differenza della più pesante LP la diavoletto senza il top in acero è molto leggera, tanto da risultare leggermente sbilanciata verso il manico. Il clean ci stupisce. Ci aspettavamo un output più potente in grado di sporcare fin da subito il nostro amp. In realtà è grosso, da humbucker, ma delicato a sufficienza per restare davvero pulito. Ci ricordiamo di tirare il push-pull e riusciamo perfino a lanciarci in qualche ritmica funk. Sia il pick up al manico che quello al ponte sono belli carichi di basse ma mantengono una certa frizzantezza che si esprime al meglio quando si passa al crunch e poi alla distorsione vera e propria. Qui la diavoletto tira letteralmente fuori le unghie trasformandosi quasi in un altro strumento.
Il crunch è caldo e grazie alle basse ben presenti risulta anche corposo. Le note restano belle intellegibili e basta ruotare leggermente il potenziometro del volume per tornare al pulito. Aumentiamo il guadagno e anche se il sound si fa leggermente più fuzzoso e aggressivo, il risultato è davvero tosto. La medio alte che spingono sui timpani riescono a far emergere bene la SG anche nelle ritmiche, ambito dove sa davvero dare il meglio di sé. Nella prova abbiamo anche usato un vero fuzz, di quelli impastati e turbolenti con cui la Gibson sembra andare a braccetto.
Con un prezzo di circa 1700 euro la Gibson SG 2015 si piazza esattamente nella fascia di prezzo che ci aspettavamo guardando le caratteristiche tecniche ma soprattutto timbriche. Va fatto un plauso alla nuova custodia dall’aspetto moderno e che offre un sacco di spazio per riporre gli accessori unito a una grande leggerezza, caratteristica sempre apprezzabile.