Fino a qualche mese fa ero convinto di prendermi una bella Telecaster american standard, essì perché io sono un Fenderista di quelli sfegatati.Proprio così, però sono un Fenderista che ampia i propri orizzonti.
Qualche mese fa ho avuto modo di provare una Gibson Les Paul Custom di un mio caro amico, anche lui rimasto stupito della cosa.
La imbraccio, e mi trovo subito a mio agio.
Partendo dall'estetica la chitarra risulta di un viola scuro quando esposta alla luce, ha il corpo in mogano unito al manico, humbucker, meccaniche, ponte tune o' matic, ingresso per il jack e strap lock color oro.
Il binding risulta bianco e copre anche la paletta, dove su quest'ultima troviamo il classico logo Gibson.
Il manico è lo slim taper del 60', a forma di C, molto comfortevole al tatto e allo stesso scorrevole, si raggiungono i tasti alti in un batti baleno, 22 tasti.
Chiudo infine parlandovi dell'elettronica e del suono.
La chitarra dispone di due Humbucker, di un 490R al manico e un 498T al ponte, di cui a ognuno di essi viene assegnato il classico controllo di tono e di volume.
La custom del mio amico però è stata "customizzata" dal mio amico, perché ha rimosso il 490R e ha inserito un Burstbucker pro.
Arrivo dunque a parlare dei suoni.
Sui puliti a mio parere suona bene, anche se, non ai livelli dei puliti Fender.
Di pro hanno un elevato output di uscita e sono belli ricchi sui bassi, nemmeno troppo crunchosi.
Sui distorti invece, beh si sa, non serve dire niente.
"Knockin on heaven's door, humbucker al ponte, volume al massimo, pennata in giù, calci nella schiena assicurati".