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Corland: una storia valvolare italiana
Corland: una storia valvolare italiana
di [user #42463] - pubblicato il

Quando i grandi marchi dell'amplificazione mondiale scrivevano la storia, l'Italia non restava a guardare. Nel sottobosco di produttori e artigiani che hanno dato voce alle band della metà del secolo scorso, Corland è stata una realtà torinese capace di crescere e reinventarsi, dalla valvola al transistor fino all'echo.
Quando i grandi marchi dell'amplificazione mondiale scrivevano la storia, l'Italia non restava a guardare. Nel sottobosco di produttori e artigiani che hanno dato voce alle band della metà del secolo scorso, Corland è stata una realtà torinese capace di crescere e reinventarsi, dalla valvola al transistor fino all'echo.

Quando si parla di amplificatori vintage dedicati alla chitarra elettrica, il primo nome storico che mi balza in mente è Vox, subito seguito da Fender, Marshall, Hiwatt e via dicendo. Parliamo ovviamente di marchi che hanno segnato la storia del suono della chitarra elettrica, di cui possiamo godere ascoltando i dischi dei nostri miti del rock. A partire dai primissimi anni '60, anche l'Italia è stata grande protagonista nel campo dell'elettronica musicale. Diciamo la verità, spesso le case nostrane scopiazzavano gli schemi degli amplificatori esteri che loro stessi producevano per il mercato europeo. In quegli anni l'Italia era considerata un po' come la Cina odierna, ma l'ingegno e l'inventiva che il mondo c'invidia non solo conferivano una grande fiducia da parte dei produttori esteri, ma ci permettevano di sfornare strumenti dotati di innegabile personalità tutta italiana.
I brand italiani più famosi in questo campo sono sicuramente Binson, Davoli, FBT, Eko, Meazzi. Queste case ci hanno regalato amplificatori ed effetti per chitarra oggi molto ricercati, soprattutto tra i collezionisti stranieri.

Con questo articolo voglio parlarvi di un'azienda Torinese poco conosciuta oggi: Corland. Qualche mese fa ho avuto l'immenso onore di intervistare il papà di questa fabbrica di amplificazione audio, Camillo Orlando (da cui il nome Corland). Camillo si è dimostrato una persona molto cordiale, disponibile e con la brillantezza di un ragazzino nonostante gli 85 anni di età.

Emanuele: Sig. Camillo, mi vuol raccontare come è nata la sua Corland?
Camillo Orlando: Le descriverò parte della mia vita. Già da ragazzino avevo la passione per le costruzioni meccaniche, quelle di falegnameria, ma soprattutto per le costruzioni elettriche ed elettroniche. Nel 1948, a 18 anni costruivo le radio ancora in casa dentro uno sgabuzzino, e poi a 20 anni affittai un piccolo negozio dove iniziai la costruzione di amplificatori.
A quei tempi c'era una miseria nera, e di soldi ve ne erano pochini.
Le mie attrezzature me l'ero costruite da me, parlo della sega per tagliare i fogli di legno, della fresatrice per arrotondare gli spigoli delle casse, usando un piccolo motore trifase che per farlo funzionare con la terza fase usavo dei condensatori.

Corland: una storia valvolare italiana

Mi ero costruito anche un compressore con cui verniciare, usando un piccolo compressore da frigo che avevo trovato al mercatino delle pulci e applicando al motore una bombola. Funzionava benissimo. I primi telai li dipingevo alla vernice nitro tipo martellato, e prima che avessi il compressore usavo... non le dico cosa, perché si metterebbere a ridere.
Il mio orario era sempre superiore alle 16 ore, ma avevo vent'anni e non pativo.
A 15-16 anni andavo a studiare presso scuole private alla sera, compravo molti libri di elettrotecnica e altro, e li studiavo a letto prima di dormire fino alle tre di notte. Quando poi avevo già raggiunto un buon giro di lavoro, trovai in affitto un locale di quasi trecento metri quadri, e guardi il caso, quel locale era proprio dove da giovane andavo a studiare alla sera.
Nel 1950 ebbe inizio la moda delle chitarre elettriche, e questo mi diede l'idea di costruire i primi amplificatori per chitarra.
Feci diversi progetti e mi attrezzai in modo molto modesto per la loro costruzione. Mi diedi da fare a presentarli nei negozi di strumenti musicali, molti erano soddisfatti del buon funzionamento e cominciai a venderne un buon numero girando io stesso per i rivenditori di Piemonte e Lombardia.

E: Quindi la sua ditta cominciò a espandersi notevolmente...
CO: Nel giro di questi anni il lavoro aumentò di molto e dovetti assumere qualche ragazzo per far fronte agli ordini via via crescenti. Per velocizzare il lavoro brevettai un saldatore speciale che mi permetteva di montare un amplificatore che necessitava di tre ore di montaggio in sole due ore. Il funzionamento era molto semplice: premendo sull'impugnatura si procurava l'avanzamento dello stagno vicino alla punta, di conseguenza con la mano sinistra si teneva il pezzo e con la destra si avvicinava al punto da saldare.
Oggi con i circuiti stampati non avrebbe senso, ma in quegli anni il cablaggio era rigorosamente point-to-point e in questo modo non era più necessario fermare il pezzo sul banco, poi con la sinistra tenere lo stagno e con la destra il saldatore. Tutto questo faceva risparmiare più di un terzo di tempo di lavoro permettendomi quindi di vendere a prezzi migliori gli apparecchi e aumentarne la vendita.

Corland: una storia valvolare italiana

E: Mi parla dei primi amplificatori per chitarra da lei sviluppati?
CO: Nel 1955 presentai in Francia e in Belgio i miei apparecchi, e la vendita aumento di molto, tanto che nel 1960 arrivai ad avere una dozzina di dipendenti fra ragazze e ragazzi (tutti molto bravi). L'esigenza sempre più varia del mercato mi ha spinto a produrre diverse tipologie di amplificatori. A quei tempi le valvole costavano davvero poco ed erano di notevole qualità. Per gli amplificatori di piccola potenza usavo una sola EL84, una coppia di EL84 per i modelli da 20W, e per i modelli da 30/40 W usavo coppie di EL34. Per i modelli da 100 W doppie coppie di EL34. È importante notare che tutti gli amplificatori a valvole avevano impedenza d'uscita da 4OHM.

E: Gli amplificatori di sua produzione più famosi sono quelli appartenenti alla serie "K"...
CO: Il marchio "K" era stato dato per identificare il tipo di ogni modello in relazione alla sua potenza. Per esempio K40 era da 40W, K100 da 100W e via dicendo.

Corland: una storia valvolare italiana

E: Ho avuto modo di metter le mani su molti dei suoi amplificatori, dotati tutti di ottima componentistica. Mi vuol dire qualcosa sui suoi fornitori?
CO: Parto dagli altoparlanti. All'inizio utilizzavo quelli prodotti da Radioconi, forse il primo produttore di altoparlanti in Italia. Avevano un ottimi suono ma con il tempo decisi di cambiarli perché a volumi molto alti, con la chitarra, le ampie oscillazioni della membrana guastavano i capicorda.

Corland: una storia valvolare italiana 

Dal 1959 decidemmo di utlizzare quelli Melody (oggi Ciare) per la loro indiscussa qualità e robustezza. Come valvole usavo quasi sempre le tedesche RFT. I trasformatori inizialmente erano costruiti dalla TRM di Milano, con il passare degli anni iniziammo a costruirli in casa. Cambiavamo spesso fornitore di potenziometri, in maniera dipendende dal prezzo al momento.

E: A un certo punto è passato al transistor. Come mai?
CO: Verso il 1975, nel giro di un mese, dovetti passare dalle valvole ai transitor.
Questa decisione era dovuta al fatto che all'improviso le EL34 non erano più reperibili, a meno di pagarle tre volte tanto. Per i primi modelli non fu cosa semplice, e col tempo dovetti apportare diverse modifiche per migliorarne la qualità.

E: Oltre agli amplificatori, so che ha costruito anche effetti per chitarra. Quello più famoso è, se non erro, l'eco a tamburo Ecorland.
CO: Sì, si chiamava proprio Ecorland, con un gioco di parole. Era un apparecchio per riprodurre l'effetto echo. All'inizio li costruivo con un volano di ferro con avvolto sopra diversi fili d'acciaio fine con un processo molto simile a quello che utilizzava Binson, ma lavorati in modo diverso.

Corland: una storia valvolare italiana

Ne feci pochi esemplari in quanto, dopo un certo tempo, le testine si consumavano ed era necessario sostituirle, Decisi quindi di passare all'uso del nastro magnetico. Steelphon ne ha acquistati molti da noi, per circa due anni. Mi davano le etichette da apporre sopra il modello finito.

E: A proposito di Steelphon. Come erano i rapporti con loro, essendo un concorrente di spicco nel panorama Torinese?
CO: Con Steelphon ero in buoni rapporti, e precisamente con il titolare Ing. Santonocito. Ogni tanto veniva a trovarmi e vedendo le casse, le targhe, i telai per serigrafia per fare i circuiti stampati, i trasformatori e altre cosette ancora, come i telai di lamiera e relativa verniciatura, mi chiedeva consigli per farli anche lui e quindi risparmiare. In sostanza eravamo concorrenti, ma in buona amicizia.

E: Come è iniziata la crisi della sua azienda?
CO: Purtroppo nel 1985 la moda della chitarra elettrica in Italia ebbe un forte calo, di conseguenza mi diedi da fare per tamponare il calo di lavoro costruendo altre apparecchiature. Mi introdussi nella vendita per le Ferrovie dello Stato e per l'Azienda Municipale Elettrica (AEM). Anche le costruzioni di altre apparecchiature nel campo elettronico mi compensò a mantenere un discreto giro di lavoro. Nel 1996, raggiunta l'età della pensione decisi di cessare l'attività a malincuore. I motivi sono vari: il cumulo di pensione e troppe tasse creavano troppe difficoltà.

E: Camillo, intervistare lei è stata un'emozione indescrivibile. Grazie mille per questo splendido viaggio nella storia della Corland.
CO: Il piacere è tutto mio, sapere che ancora oggi c'è chi usa i miei amplificatori mi scalda davvero il cuore.

L'intervista si chiude qui. Con questa pagina spero di comunicare almeno un po' dell'emozione che ho vissuto io nel ripercorrere la vita della Corland insieme al Sig. Camillo Orlando. Se vi capita di provare un amplificatore Corland, vi garantisco che ve innamorerete.

amplificatori corland gli articoli dei lettori interviste
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Ciao, bella testimonianza . Se ...
di Tubes [user #15838]
commento del 19/02/2015 ore 11:14:53
Ciao, bella testimonianza . Se hai dei video facceli vedere !
A presto
Rispondi
Re: Ciao, bella testimonianza . Se ...
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 19/02/2015 ore 22:39:
Ciao Tubes,
dare una reale idea di come suona un amplificatore tramite un video non è semplice, comunque mi sto attrezzando. Ho un pò di amplificatori vintage italiani che vorrei farvi ascoltare :)
Rispondi
Paradossalmente i primi a boicottare ...
di fabiojay [user #20826]
commento del 19/02/2015 ore 12:16:33
Paradossalmente i primi a boicottare i prodotti italiani siamo stati proprio noi stessi... eppure a parte forse un estetica un po' più accattivante questi prodotti non avevano (e non hanno tuttora) niente da invidiare ai colleghi stranieri...
Rispondi
Re: Paradossalmente i primi a boicottare ...
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 19/02/2015 ore 22:52:49
Hai ragione, il punto di vista estetico non è di certo il nostro forte. Questo vale per quasi tutti gli strumenti vintage italiani, non solo amplificatori. Basta pensare anche ai sintetizzatori realizzati a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80, non proprio uno spettacolo da vedere. A parte questo... noi italiani purtroppo siamo così...allunghiamo sempre troppo l'occhio verso il vicino senza considerare il bello che abbiamo proprio sotto di noi..
Rispondi
fa piacere che il TEFI ...
di Sykk [user #21196]
commento del 19/02/2015 ore 12:49:07
fa piacere che il TEFI Lab sia su accordo : )
Sarebbe bello anche un articolo sulla Davoli (tra l'altro Athos Davoli è mancato il 14 di questo mese)
Rispondi
Re: fa piacere che il TEFI ...
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 19/02/2015 ore 23:02:27
Ciao Sykk! Ti giuro non lo sapevamo..e mi dispiace profondamente, ho avuto l'occasione andare a Parma per conoscere Athos circa 5 anni fa ma...aimè...il tempo non mi ha mai permesso di farlo. Peccato davvero, me lo hanno descritto tutti come una persona d'oro. Sarebbe stato interessante chiacchierare delle soluzioni circuitali (originali e spregiudicate) che ha adottato, della nascita dell'azienda e del suo notevole successo. Appunto...Davoli è probabilmente la casa musicale italiana più famosa all'estero, davvero nessuno ha dedicati un articolo a loro?
Rispondi
Re: fa piacere che il TEFI ...
di Sykk [user #21196]
commento del 20/02/2015 ore 07:33:50
non su queste pagine.
PS: anche se qui bazzicano soprattutto chitarristi, non si disdegna qualche articoletto sulle tastiere, parla qualcuno che ha comprato una Mini Compact anche se non la sa suonare...
Rispondi
bell'articolo
di telecrok [user #37231]
commento del 19/02/2015 ore 14:13:34
Bell'articolo, giustissimo Davoli perbacco, grandi Ampli, sarebbe interessante se ogni tanto (e qualcuno ad esser sinceri lo fa) si potesse leggere di più di storie come questa, legate alla nostra passione dove ognuno ha ricordi diversi circa l'attrezzatura che circolava un tempo.
Personalmente ricordo che quando ero ragazzino, quando ho iniziato a strimpellare ed era la fine degli anni 60, circolava un certo interesse per gli FBT, ricordo che riscuotevano molto consenso, specialmente presso i bassisti.
Ricordo anche certe discussioni dove si rimarcava il fatto che se qualcuno aveva questi amplificatori si pensava subito che doveva essere una buona band (o complesso come si chiamava allora) visto che poteva permetterseli, non ricordo però se costavano molto, ma erano ambiti, almeno dalle mie parti, in quegli anni, sicuramente per tutti i 70 in generale.
Ma magari gli FBT non sono italiani, ho fatto una gaffe?
Mi sembra che fossero italiani ed imponenti, specialmente quelli per il basso.
So che esistono ancora ma dato che ho smesso di interessarmi di chitarra e amplificatori agli inizi degli anni 80, non ho più fatto caso al loro sviluppo e solo da quando ho riiniziato a suonare e soprattutto tramite queste pagine, ho letto che sono ancora in circolazione.
Come sono quelli di adesso?
ciao a tutti

ps: A proposito, Santonocito mi fà venire in mente V. Gasmann...
Rispondi
Re: bell'articolo
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 19/02/2015 ore 23:28:58
Ciao telecrok! Magari tra un pò di tempo (ora non credo sia il caso) posso fare una chiamata a Willy, il figlio di Athos...se ne ha voglia sarebbe bello scrivere un articolo sulla Davoli. Ti confermo che la FBT è una casa italiana, precisamente marchigiana tuttora in notevole attività :) Ho avuto modo di studiare vari amplificatori FBT prodotti negli anni 60. Qualità di realizzo e componentistica davvero notevole, a partire dai trasformatori di alimentazione e di uscita. Il mio preferito è l'FBT 500R (riverbero a parte, che poteva essere progettato meglio), la versione per basso era sostanzialmente simile e si chiamava 500 BR. Anche il mod. 300 suona molto bene. Quasi tutti gli FBT con potenza intorno ai 50W utilizzano come tubi di potenza le EL503 che oggi costano un occhio della testa. Rivalvolarli non è proprio economico, a meno di effettuare pesanti modifiche. Stesso problema per i Davoli che usavano le EL500/504, una volta usate come amplificatori di riga nelle televisioni e quindi diffusissime all'epoca, oggi si trovano solo su ebay/mercatini.
FBT produce ancora amplificatori con il marchio Cicognani, visto che il creatore è proprio Guglielo Cicognani. Mi è capitato di metter le mani su un Brutus ed è fatto davvero molto bene, il suono poi dipende ovviamente dai gusti ma non mi dispiaceva affatto! :)
Rispondi
bene bene
di nawa utente non più registrato
commento del 19/02/2015 ore 20:07:11
molto bene! bravo.

ma il titolare della steelphon non era Mario Ferro? (da cui il nome?) chi era Santonocito? :-)
Rispondi
Re: bene bene
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 19/02/2015 ore 23:51:5
Ciao Nawa! Ho riportato le parole esatte del Sig. Camillo, onestamente neanche io so chi sia esattamente Santonocito :) Tempo fa ho chiamato il Sig. Mario Ferro, gentilissimo anche lui, e ci siamo fatti una lunga chiacchierata al telefono. Purtroppo la linea era molto disturbata e non riuscivo a sentire tutto. Mi ha parlato dei suoi primi progetti e di come ha fondato la Steelphon da cui, come accenni, il nome "suono di Ferro" (non ho avuto il coraggio di dirgli che ferro in inglese si dice iron, steel è acciaio...ma a quei tempi non avevano di certo google translator eheh). Ha riconosciuto come sui figli diretti i modelli Mustang, Conductor, Polaris, Pioneer (che io ho ed è l'ampli che uso di più in assoluto). "Quelli dopo non sono i miei", alludendo ai modelli Mystere, Mirage70 etc dicendo che poi da quando sono arrivati dei determinati tizi in società hanno iniziato a puntare sui circuiti stampati in serie cambiando le carte in tavola. Probabilmente parlava proprio di questo Santonocito. Qualche mese fa un amico mi ha informato che, purtroppo, il sig. Ferro è venuto a mancare. Inutile dire che mi è dispiaciuto tantissimo. Spero di riuscire a collezionare elementi sufficienti per un articolo sulla Steelphon da dedicare in sua memoria.
Rispondi
Re: bene bene
di nawa utente non più registrato
commento del 20/02/2015 ore 00:34:5
L'altro ieri è morto Athos davoli. nessuno lo ha ricordato qui su accordo...

I tizi che dice Ferro sono quelli della Mogar che nell'84 rilevano la maggioranza della società.

Grazie ancora dell'articolo

Stefano Aria
Rispondi
Corland 5 watt
di palmiuga [user #4028]
commento del 20/02/2015 ore 08:19:10
Eccolo!
vai al link
Rispondi
curiosità
di ParanoidAndrea utente non più registrato
commento del 20/02/2015 ore 08:59:07
Bellissima testimonianza, davvero viva e toccante. Grazie!
Una cosa che mi ha colpito è stata: "all'improvviso le EL34 non erano più reperibili, a meno di pagarle tre volte tanto.".
Speculando un po':
...ci è stato sempre stato raccontato che il transistor finì per soppiantare la valvola per motivi di praticità e di minor costo....
cioè, io pensavo che ad un certo punto i "nuovi" transistor fossero diventati più competitivi...
ed invece pare proprio che anche quella volta, qualcuno si sia messo di impegno (per esempio triplicando il costo delle valvole)
per imporre il transistor...
Teoria del complotto??
;-)
A.
Rispondi
Re: curiosità
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 04/03/2015 ore 00:06:05
Sicuramente sotto sotto c'è uno stratagemma per costringere i costruttori a preferire i transistor piuttosto che le valvole. Il transistor in quegli anni rivoluzionò tutto il concetto di elettronica sino a quel tempo conosciuta. Il transistor era l'innovazione, ma soprattutto aveva dei costi di produzione nettamente più bassi rispetto al tubo elettronico. Le aziende fanno degli accordi di cartello e se ti voglion fregare ti fregano..sarei curioso di sapere cosa hanno pensato un pò di anni fa quando, per colpa di noi musicisti, si son visti costretti a ripristinare i vecchi macchinari per la produzione delle valvole :)
Rispondi
grazie
di telecrok [user #37231]
commento del 20/02/2015 ore 10:14:29
Speriamo TEFIVintage che tu riesca nel tuo intento, così potrai fare un bell'articolo su Davoli di cui ammiravo molto i bassi, anche le chitarre no erano male, con un'estetica riconoscibilissima, particolare ed affascinante, si discostavano dalla concorrenza.
ciao a tutti





PS: Per quanto riguarda Santonocito (citato dall'intervistato in merito alla Steelphon di cui era titolare, Ing. Santonocito), ho scritto che mi fa venire in mente V.Gasmann perché in un film, famosissimo, con Tognazzi magistrato, interpretava anche lui un certo Ing. Santenocito (e non Santonocito), grande furbacchione, corruttore, amanicato e speculatore edilizio, indagato dal Tognazzi in merito ad un omicidio, mi sembra si intitoli "Nel nome del Popolo italiano".
Rispondi
Re: grazie
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 04/03/2015 ore 00:01:09
Spero di riuscire a trovare informazioni necessarie per un articolo, già mi son attivato!

P.S. Eheh, adoro i film italiani anni '70. Ammetto che "Nel nome del Popolo Italiano" mi manca, provvedo subito..grazie per la dritta :)
Rispondi
Bella testimonianza,grazie del contributo. ...
di sidale [user #29948]
commento del 20/02/2015 ore 21:31:50
Bella testimonianza,grazie del contributo.
Rispondi
L'ho conosciuto di persona....
di FBASS [user #22255]
commento del 25/02/2015 ore 11:45:12
Cioè quando mi recai da lui con il mio compianto amico e collega Michele Gallo ( abitavamo all'epoca entrambi a Villastellone ), per ritirare un Mixer ordinatogli proprio da Michele, era il 1977 o 1978; in verità ci trattò un po' male, poi sapemmo perchè (aveva avuto da poco la notizia di un male grave che aveva colpito la moglie, poi si scusò dicendo che il mixer non era pronto poichè il motore non andava bene e l'echo "miagolava", ci fece vedere anche come era organizzato e i suoi attrezzi in parte autocostruiti, ce lo consegno un mese dopo). Questa estate, un amico accordiano pugliese mi portò a controllare e ritarare due Echorec Binson che però stavano in buone condizioni, aveva portato anche un Echo Corland, che utilizzava lo stesso sistema del mio vecchio Echo Fender, la testina di lettura era una sola ma mobile lungho un binarietto lineare, mentre il Fender eseguiva una mezza circonferenza circa, andò tutto bene e promisi all'amico un jack piccolo Geloso, introvabile che avevo da qualche parte ed ora ho in evidenza ma lui non si è più fatto sentire , Ciccio il Napoletano. PS) dato che sono 45 che restauro e resuscito amplificatori ed effetti d'epoca ( solo di Echorec Binson ne ho perso il conto, adesso con calma e rassegnazione sto cambiando tutti i cavi al mio Echorec Binson a rack PE 603 T), ancora oggi di amplificatori d'epoca me ne capitano a carrettate, i Davoli sono i migliori e funzionano ancora adesso, degli FBT, anche se ne ho posseduti due, non posso parlar bene per via della loro scelta di usare come finali le EL503, da subito introvabili e costosissime, poi c'è l'introvabilità della ELL80 usata da molti all'epoca, Davoli in testa, ma io preferivo gli EKO, ho avuto sia il SuperDuke ( ma con problema dei flessibili degli altoparlanti troppo corti ), che il più affidabile Viscount ( mi è durato 10 anni fino al mio primo Fender Bassman 70 ); ora uso solo Fender e ne ho tre, di cui due valvolari vintage ( un Bassman 100 del 1969 ed un Supertwin 180 del 1979 ), ma avevo lo Steelphon Conductor che ho regalato solo qualche anno fa ad un collega di Benevento.
Rispondi
Re: L'ho conosciuto di persona....
di TEFIVintageLab [user #42463]
commento del 04/03/2015 ore 00:23:09
Ciao! E' stato interessante legger la tua avventura con Camillo :) Un pò di anni fa ebbi l'occasione di vedere un Mixer Corland in un mercatino dell'usato. Aveva tante manopole colorate e l'eco a tamburo ma..aimè...quando tornai a prenderlo qualcuno mi aveva anticipato..sigh! Anche io ho avuto il piacere e l'onore di ripristinare vari Binson Echorec, una macchina perfetta..difficile da gestire (e da riparare come saprai benissimo) ma assolutamente fantastica. Devo esser sincero, non amo particolarmente i Davoli, sebbene amplificatori rivoluzionari per l'epoca e con un circuito tutto loro; Athos costruiva (amplificatori organi e sintetizzatori) con tutti i componenti più utilizzati in quel momento, come ad esempio le EL500/504 con zoccolo magnoval e le ELL80, entrambe rarissime oggi ma molto diffuse all'epoca. Adoro invece l'affidabilità e la costruzione degli FBT: cablaggi perfetti, condensatori di prima scelta, trasformatori di notevole qualità. Le EL503 sono introvabili, si possono fare delle modifiche per sostituirle con le più disponibili EL36 ma parte del segreto del suono di questi ampli è da attribuire proprio alle EL503.
Ottimi gli EKO, azzeccatissima la serie Herald, se mi capita un Viscount lo compro al volo, ma anche lui sembra essere sparito dal mercato.
Parlando di Steelphon non posso che parlarne bene. Quando vado in giro a suonare con la mia beat band uso il Corland K40 oppure lo Steelphon Pioneer, amplificatore costruito meravigliosamente bene e con un sound favoloso. Molto bello anche il Mirage70 che ho avuto e il Polaris (sostanzialmente molto simile al Conductor). Grazie per la chiacchierata :) Emanuele
Rispondi
Re: L'ho conosciuto di persona....
di FBASS [user #22255]
commento del 05/03/2015 ore 10:03:47
Faccio riparazioni dal 1971 ( oltre a suonare il basso dal 1968, ho tre Fender Vintage, cioè un Telecaster Bass 1968, un Precision Bass del 1971 ed un Jazz Bass del 1974, più un Violin Bass Hofner del 1967 ed un Gibson G 3 del 1978, più altri e molte chitarre delle due brand più conosciute, però solo di Montarbo, dell'epoca con il pilotaggio dei finali 2N3055 a trasformatore e resto degli schemi prevalentemente al Germanio con AD 149/143 come finali, ne ho riparato a carrettate; non ti parlo di LEM, Meazzi, Farfisa, GRS, Vox, Fender ed Ampeg, solo per citarne alcuni, i miei FBT erano due piccoli con Push-Pull di EL 84, un combo con tremolo per chitarra ed uno per basso, entrambi con la EZ 81 ), ma avevo già la passione del'elettronica all'epoca dell'ITIS A. Volta cioè dal 1966 in poi, poi mi sono laureato in Ingegneria Elettrica ed in FS ho lavorato sulla conversione statica sia in trazione che nei servizi ausiliari, assunzione alla Sq. Rialzo di Torino PN nel 1973. Ho quasi tutti gli schemi USA e moltissimi Europei, noi in Italia non eravamo secondi a nessuno fino all'era dei pedali giapponesi ( ho usato anche i Melody CIARE M250-32C egli M320-50C ed M320-38C all'epoca ) FBASS.
Rispondi
di dorico [user #13473]
commento del 02/03/2016 ore 14:43:35
Salve, leggendo il vostro post e l'esperienza avuta con gli amplificatori Eko chiedevo se potevo avere alcune informazioni a riguardo....vorrei acquistare un amplificatore viscount e mi chiedevo quale potesse essere la qualità e il valore di questi oggetti...
Grazie mille anticipatamente e saluti
Rispondi
ok
di telecrok [user #37231]
commento del 05/03/2015 ore 14:22:09
Bene, (o meglio...male!) vedo che non siamo tutti di primo pelo e abbiamo qualche qualche annetto.
FBASS mi complimento per la scuderia strumenti, tutto roba da siuri, un patrimonio in Euros o $ se preferite.
Ho dimenticato Montarbo, ne vedevo nei primi 70 e ne ho un ottimo ricordo, roba di qualità.
Voi siete esperti e pratici di elettronica e sarà una gran bella soddisfazione rimettere in moto questi onorati ed eroici amplificatori made in Italy.
ciao a tutti

PS: FBASS gradirei molto (e non solo io...) vedere una bella carrellata di foto dei tuoi strumenti citati, ci faresti un regalo, qualcosa di autentico e storicamente ineccepibile.
Hai praticamente il meglio della basseria storica, ti manca Rickenbaker, aggiungi quello e sei a posto.
Rispondi
Aiuto
di Felixtherock [user #43302]
commento del 07/05/2015 ore 20:40:41
Ciao sono nuovo e ho bisogno di una cortesia.... Sono di Torino e ho due corland un k50 testa e cassa e un altro testa e cassa che girovagando sulla rete credo di ver capito sia stato prodotto tra il 50 e il 55.... Purtroppo entrambi non funzionano.... Il k50 l ho ereditato così.... L altro beh.... Ha iniziato ad avere dei problemi e non lo ho più usato per un po'.... Quando lo ho riacceso era deceduto... È io lo amavo come suono.... Per cui vorrei chiedervi se qui in zona ci fosse qualcuno di specializzato o cmq in grado di metterci mano con la dovuta cautela ed esperienza.... Vi ringrazio in anticipo felix
Rispondi
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