Ascolta Eric Johnson: il suono che cerchi forse lo avevi già
di redazione [user #116] - pubblicato il 05 marzo 2015 ore 07:30
Tra l'ascolto di una marca di batterie per i pedali e di una valvola più nuova di un'altra nella plexi, Eric Johnson condivide una riflessione. In un'area "GAS-free", invita a dedicare qualche pomeriggio alla ricerca del suono nella sua forma più pura, con un plettro, una chitarra, un cavo e un amplificatore.
Tra l'ascolto di una marca di batterie per i pedali e di una valvola più nuova di un'altra nella plexi, Eric Johnson condivide una riflessione. In un'area "GAS-free", invita a dedicare qualche pomeriggio alla ricerca del suono nella sua forma più pura, con un plettro, una chitarra, un cavo e un amplificatore.
Ogni chitarrista elettrico ama perdersi in fiumi di strumentazione. Si cerca una nuova chitarra per il calore extra che la vecchia non ha saputo tirare fuori, dei pickup sostitutivi per imitare "quel" tono e ci si circonda di effetti, overdrive più che altro, ognuno per una sfumatura ben precisa. Non è raro che i musicisti più attivi mettano insieme dei rig differenti per ogni situazione lavorativa, caricando in auto ora la pedaliera "da Jimi Hendrix", ora quella "da SRV" e così via. Il confine tra reale utilità e accumulazione compulsiva però è labile, e a volte la soluzione più efficace per individuare i suoni che si hanno in mente è a portata di mano nel vero senso della parola.
Eric Johnson è noto per il suo rig complesso, per i numerosi stompbox ed effetti vari che strutturano il suo suono e per i ricercati amplificatori che utilizza in coppia (almeno) per i suoi concerti. Eppure, un breve estratto dell'ultima intervista con lui ci ha dato da pensare: alcune delle variazioni timbriche che i più cercano tra pedali, equalizzazioni e chitarre di riserva, lui le rincorre su una sola Strat, a uno scatto di selettore più in là. Le considerazioni di Eric sono semplici, forse banali. Prendetele come una pillola, ma se ci si ferma a ragionare sull'uso preciso e ponderato che Johnson fa del selettore per i pickup, le riflessioni che potrebbero scaturirne sono sufficienti a far discutere di tocco e sound per settimane.
Qualunque amante della Stratocaster è tale perché probabilmente è rimasto folgorato dal suono profondo e organico proveniente dal pickup al manico. Alcuni ci fanno di tutto, con quel pickup, dalle ritmiche agli assolo fino a cercare di infilarlo in qualsiasi contesto, identificandolo come il "proprio suono". Raramente ci si rende conto che quel magnete, tanto adorato e godibile in un fraseggio blues, è davvero poco adatto a produrre arpeggi intellegibili e note chiare in un mix più affollato. È la solita storia: adorabile in camera, inservibile con la band. Quello meno considerato, invece, è proprio il pickup che potrebbe offrire maggiori soddisfazioni. La posizione centrale di una Stratocaster è per alcuni quasi superflua, tant'è che certi chitarristi finiscono anche per sacrificarla in favore di configurazioni più telecasteriane o "moderne". Quel suono bilanciato, vagamente acustico e definito quanto basta, in realtà, è capace di dare ottimi risultati se l'intenzione è replicare i clean hendrixiani. Senza il pickup centrale, poi, si perderebbero quelli che sono spesso indicati come gli aspetti migliori di una Stratocaster: le posizioni intermedie. Miscelato col ponte e se il tocco si adatta di conseguenza, il famigerato pickup centrale è capace di generare dei credibili toni alla Eric Clapton, ma non per questo si è ancora sentito il bisogno di spegnere il Marshall o di darsi al tip-tap in pedaliera. Ultimo in fila, l'uso del pickup al ponte per ritmiche in overdrive e per passaggi country è comune, ma la sua predilezione per le parti soliste è spesso sottovalutata. Non è un caso che, su molte chitarre, quello al ponte fosse nato come "lead pickup": l'abbondanza di frequenze acute e l'attacco delle note evidente permettono alla chitarra di essere più presente nel mix, anche a parità di volume con un suono da manico più caldo e morbido. Un blues tirato sulla Strat - pickup al manico e pentatonica al dodicesimo tasto - dà vibrazioni irrinunciabili a chi suona, ma se manca quel pizzico di incisività sul palco non snobbate l'idea di passare semplicemente al ponte prima di cercare nuove regolazioni sull'ampli o sui pedali.
La chitarra non è fatta solo di gusto personale, ma di suoni e frequenze che si incastrano meglio con gli altri strumenti a seconda dei contesti, e lo switch dei pickup è il primo equalizzatore subito dopo la mano plettrante. Tante sfaccettature provengono dal solo uso del selettore, il vecchio selettore che non dovrebbe avere segreti per qualunque chitarrista. Provate a immaginare se ci si aggiungessero la variante di un suono distorto e le combinazioni possibili con i toni.
Se uno come Eric Johnson la pensa così, forse è il momento di mettere per un attimo in stand by la ricerca spasmodica dell'ennesimo giocattolino con cui trovare il proprio prossimo suono perché magari, come nel mago di Oz, il suono che stai cercando l'hai sempre avuto con te.