di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 10 marzo 2015 ore 07:30
Classica nel nome, la Gibson Les Paul Classic 2015 offre dettagli e specifiche in grado di renderla versatile ma senza perdere il timbro originale: all'appello, una manopola di meno e tre switch in più.
Classica nel nome, la Gibson Les Paul Classic 2015 offre dettagli e specifiche in grado di renderla versatile ma senza perdere il timbro originale: all'appello, una manopola di meno e tre switch in più.
La Les Paul Classic nel 2015 subisce il restyling comune a tutta la linea Gibson più recente. Si parte dallo zero fret in ottone, con cui si può regolare l’altezza delle corde ruotando un paio di viti, fino all’ologramma di Lester sul retro della paletta, per attestarne l’originalità. Queste, ovviamente, non sono le uniche due novità a disposizione della Classic. Con gli altri strumenti del 2015, condivide anche il rinnovato sistema di auto-tuning G-Force, migliorato sia dal punto di vista della precisione che della velocità. Altre chicche, come il battipenna rimovibile senza lasciare buchi e le sellette in titanio del tune-o-matic, completano la dotazione della Gibson in prova oggi. I legni scelti sono quelli ormai classici. Il body in mogano, con weight relief a 9 buchi e top in acero fiammato è incollato al manico della stessa essenza, con tastiera in palissandro. Questo a partire dal 2015 ha una superficie più ampia, mantenendo un profilo Slim Taper sottile e comodo.
L’elettronica è quella che riserva più sorprese, o meglio, quella che regala più soddisfazioni agli spippolatori seriali. La coppia di magneti scelti per la Classic sono un 57 Classical manico e un Super 57 al ponte. Entrambi sono splittabili tramite potenziometri push-pull sui due controlli di volume. I più attenti avranno già notato che il secondo controllo di tono è stato rimpiazzato da un mini switch. Questo attiva un mid-boost, alimentato con batteria a nove volt, l’ormai celebre Turbo-boost,in grado di dare una vera sferzata alla voce dell’amplificatore. Chiudiamo con la firma di Les Paul affiancata dal numero 100, orpello estetico scelto per celebrare il centenario dell’inventore della chitarra che ha fatto la storia del rock.
Abbiamo collegato la Les Paul Classic a un Fender Supersonic, passando attraverso il terzetto di pedali Bogner, realizzati con trasformatori Neve. Gli humbucker spingono molto, hanno una voce potente e i puliti tendono subito a sporcarsi. Ci viene in soccorso lo split, che permette di riportare il tutto alla pulizia più totale. Certo gli humbucker ammezzati non sono esattamente come dei single coil, non brillano per twang, ma sono utilissimi per smorzare l’aggressività dei magneti.
Il pick up al manico è ricco di basse, ma non risulta sbilanciato. I cantini riescono a emergere quando necessario e l’accoppiata con il Super 57 al ponte, più sguaiato e tagliente, risulta perfetta. Il crunch è un territorio di caccia ottimale per la Classic. Riesce a mettere in gioco un’ottima dinamica, che permette di gestire il suono in ogni suo aspetto. Qui si inizia anche ad apprezzare il fatto di avere un mid-boost on board. Attivandolo è come accelerare al massimo e fare urlare l’amplificatore, anche se la manopola del guadagno era ancora sotto la metà.
Pigiamo il pedale fino in fondo allora e scopriamo che la Les Paul è bella tosta. Le unghia le ha, lo avevamo già capito, ma il buon rendimento, anche sui distorti, ci lascia piacevolmente colpiti. Il boost resta ancora un’ottima arma, anche se ad alti livelli di guadagno il suo intervento si nota meno.
In definitiva la Les Paul Classic è un’ottima Les Paul. Ha il timbro giusto, è realizzata con cura e offre un pacchetto di soluzioni molto comode. Dal punto di vista estetico non è la più ricca e ricercata, con il top leggermente fiammato, ma questo permette di avere un prezzo di 2000 euro, non basso in generale ma ben più basso di quello della Standard, rendendola più appetitosa.