Trovarsi a tu per tu con una Les Paul del '69 non è cosa da tutti i giorni, ma la "vecchia" strumentazione di un chitarrista meno giovane può riservare sorprese. Nel riscoprire il fascino della tradizione Gibson, viene spontaneo fare un rapporto suonato con la più classica delle Gibson moderne.
Qualche settimana fa mi capita di incontrare per caso un signore del mio paese, che sapevo essere un musicista di lungo corso. Così mi avvicino, lo saluto e, visto che l’occasione fa l’uomo ladro, gli domando se sia in possesso di qualche strumento vintage. Lui mi guarda perplesso ed esclama "Vi-che?". Io rispondo dicendo "Qualche chitarra degli anni 50 o 60?". La sua battuta successiva racchiude in sé tutta la semplicità sepolta dalle tonnellate di pensieri che facciamo nostri per osmosi virtuale e che poi in fin dei conti poco hanno a che vedere con quello che è davvero importante, ovvero la musica: "Ah, e dici 'na chitarra vecchia!" nel nostro dialetto "Sì, ho una Gibson del '69, una Les Paul Custom rossa...".Il discorso prosegue per circa venti minuti, durante i quali mi racconta la storia di come sia venuto in possesso di quella chitarra nel 1970 e quale sia stato l’uso che ne ha fatto. Evito di riportare qui tutte queste informazioni, che potrete direttamente leggere, qualora ne aveste voglia, in un articolo pubblicato sul suo sito personale, a .
Sempre nel mio dialetto, esiste un vecchio detto popolare che recita: "Cu tena faccia si marita e cu no rimana zita", che si può tradurre più o meno così: "Chi ha abbastanza faccia tosta si sposa, chi non ne ha resta zitella". Io di faccia tosta ne ho a tonnellate, quindi senza troppi indugi gli propongo di farmi provare la chitarra registrando anche qualche video, con l’intento magari di tirarne fuori una comparazione con la mia e altre di produzione moderna, come le Custom Shop , in modo da cercare di saggiare quale sia la distanza qualitativa tra strumenti dai costi e dalle epoche di realizzazione molto distanti. Il signor Tonino accetta di buon grado.
Aspetto che siano trascorse anche le vacanze pasquali e che un mio amico in Erasmus in Olanda faccia ritorno per qualche giorno qui da noi e così lo scorso sabato alle 9 del mattino arrivo puntuale all’appuntamento munito di chitarra, ampli, cavi, overdrive, videocamera, chitarrista da dimostrazione e finanche padre infortunato da sei mesi al seguito. Mio padre c’entra poco, ma lui ama le mie passioni e quindi è spesso con me nelle scorribande musical-strumentali.
Beviamo un buon caffè al bar, subito dopo Tonino ci accompagna in uno studio che si trova proprio sotto l'agenzia di viaggi di sua proprietà e ci invita a portare lì anche la nostra strumentazione. La sensazione che ho avvertito entrando in quella stanza è stata subito familiare, con la vecchia e grossa scrivania in bella vista, la poltrona e le sedie da ufficio molto anni ’80, la libreria alle spalle carica al punto da risultare minacciosa, un vecchio divano che ne avrà certamente tante da raccontare, un PC un po’ antiquato con il case aperto e diverse stampe al muro. Sapete, la sensazione di calore deriva dal fatto che io in ambienti così ci sono letteralmente cresciuto, visto che il mio babbo lavora da una vita in comune, localizzato a venti metri dal portone di casa mia, e io in uffici del genere ho trascorso interminabili pomeriggi a giocare con penne, righelli e tesserini, facendo finta che fossero dinosauri o mezzi militari a seconda del momento. Dopo questa piccola parentesi autobiografica veniamo a noi.
Mentre io mi affanno insieme al mio amico a predisporre il tutto per la prova, Tonino apre questa vecchia custodia e ci mostra con lo stesso orgoglio di un padre felice la sua bellissima e pesantissima bimba.
È una Les Paul Custom rossa, con hardware che una volta doveva essere stato completamente dorato, classica paletta enorme tipica del modello, cover dei pickup ossidate come ci si aspetta da uno strumento con questo genere di carta di identità che per di più non è rimasto in vetrina a far bella mostra, e una fantastica tastiera in ebano scurissimo. La prendo in braccio come si farebbe con un neonato, un misto di inebriante e fanciullesca impazienza e sapiente e mai troppo scontato timore reverenziale di fronte al valore dell’oggetto in sé. Chi ha letto i miei scritti sa che non ho nessun tipo febbre da idolatria né nei confronti di chitarre costose di produzione odierna né di quelle vecchie, come Tonino le ha definite, ma qui conosco la storia che sta dietro allo strumento e quello è nella mia mente il fattore che rende questa Les Paul particolarmente stuzzicante. Quando il proprietario di una chitarra ti rende partecipe degli episodi che con essa ha affrontato il tutto sublima a un livello superiore e non si tratta più di giudicare la tenuta dell’accordature piuttosto che l’output del pickup al manico rispetto a quello al ponte. Personalmente ho sempre avuto un’immaginazione piuttosto frizzante, pertanto mi vengono subito in mente le scene dei racconti di Tonino, migrante, all’estero, che suona in quella che lui preferisce definire orchestra, negli hotel svizzeri di lusso e in posti meno ragguardevoli.
Naturalmente le chitarre van suonate perciò, dopo aver potuto verificare di persona che quell'appellattivo di "fretless wonder" si addice perfettamente a questo esemplare in quanto l’action è talmente bassa che le corde non fanno nessuna ombra sulla tastiera, arriva il momento di agire sullo stand-by del mio ampli e vedere un po' come si comporta la vecchia signora.
L’accordatura è un po’ ballerina, sia per via delle corde non esattamente nuove sia delle meccaniche non propriamente stabilissime, ma nulla di troppo tragico. Il manico è importante, ma non più di quanto lo sia quello della mia Traditional, e infatti la sensazione di familiarità è immediata. Quello che stupisce subito il mio udito è la propensione del pickup al manico verso una gamma particolarmente acuta. Vi posso garantire che ho provato chitarre che non raggiungevano con il pickup al ponte questo tipo di sonorità. Nella mia mente è subito balenata l’idea che il pickup al ponte sarebbe quindi dovuto essere di un’acidità quasi fenderosa, e invece no, perché l’output era significativamente più basso di quanto mi sarei aspettato, ma l’equilibrio tra le varie frequenze era perfetto.
Questa chitarra ha dei suoni puliti notevoli e la posizione intermedia è molto molto godibile. Passando ai suoni saturi invece, contrariamente alle mie aspettative, la Les Paul Custom in questione non è a proprio agio. I pickup non hanno la spinta necessarie a far ruggire le EL34 del mio JCM e a tratti la gamma acuta diventa quasi invadente. Ma questi non sono difetti, dato che non potete chiedere a una pesante berlina di lusso di aggredire le curve come una GT dall’animo corsaiolo. Lei sta benissimo lì, tra suoni jazz, swingati, blues un po’ sofferti, proprio nel punto critico che solo negli ampli giusti si può gestire e sfruttare al meglio.
La mia Traditional offre un suono più compatto e composto, più granitico oserei dire, ha un output significativamente più elevato e una propensione verso territori rockeggianti molto più marcata, oltre che una maggiore nasalità in tutte le posizioni. Per un po’ io e il mio amico ci divertiamo insieme, sulle note di "Slow Gin" di Bonamassa, io con la vecchia signora pluggata al JCM800 e lui con la Traditional moddata collegata a un ampli di Tonino. Dopodiché, stabiliti dei volumi sufficientemente alti da tirar fuori il carattere delle chitarre e bassi al punto tale da non mandare in distorsione il microfono della telecamera, abbiamo registrato sei clip video, andando da suoni clean agli hi-gain puri del mio ampli, e passando per un crunchettino sfizioso ottenuto tirando un po’ su il volume del canale clean e boostandolo con un Boss SD-1 totalmente stock, settato con Level quasi a fine corsa, Gain a poco più di zero e Tone a ore 14.
Un po' di precisazioni sono d’obbligo: non sono in possesso di roba per registrare professionalmente, quindi accontentatevi dello sforzo profuso sostanzialmente più per rendervi partecipi, al meglio delle mie possibilità, dell’esperienza presentatasi così per caso che non per offrire dati oggettivi. Il mio amico, sempre molto restio a concedersi al giudizio altrui nonostante la lunga e ricca carriera live, è stato preso letteralmente alla sprovvista, caricato sull’auto, seduto di fronte a una videocamera con due chitarre da provare e niente di minimamente preparato prima. La terza considerazione è quella che mi sta più a cuore, ovvero non pensiate che mi sia portato dietro la mia chitarra per dimostrare a me stesso o ad altri se una Custom del '69, al di là del suo valore storico, sia effettivamente tanto meglio di una chitarra di produzione moderna: la mia chitarra è per me un riferimento importante, lei sta con me tutti i giorni, so cosa aspettarmi collegandola al mio ampli, ne conosco ogni millimetro quadrato, l’ho personalizzata tutta da me e l’ho settata secondo le mie preferenze, quindi, anche in virtù del fatto che di Traditional in giro ce ne sono una marea, ho ritenuto opportuno farvela ascoltare. Con delle cuffie decenti, nonostante l’amatorialità del video, dovreste essere in grado di percepire il suono delle due chitarre.
Superata la fase di prova, in realtà la mattinata è stata più che altro occasione di incontro fra persone appassionate di musica. Così Tonino ci ha fatto ascoltare alcune sue composizioni, ci ha mostrato fiero dei manifesti degli inizi degli anni ’60, inerenti manifestazioni locali alle quali aveva partecipato come musicista, e ci ha raccontato qualche aneddoto. Queste però son cose che tengo per me, se volete saperne di più venite a visitare il mio bel territorio, fatemelo sapere prima e un caffè accordiano, o una pizza accordiana, o una mangiatona accordiana di pesce fresco a prezzo calabro in compagnia mia e del buon Tonino non ce la toglie nessuno.
Come sempre cerco di andare oltre la semplice elencazione di dati tecnici facilmente reperibili ovunque e di rendervi partecipi di questi piccoli e straordinari accadimenti felici che mi si presentano ironicamente, o magari in maniera oltremodo auspicabile, in quello che non è proprio il momento più felice. Sarà il karma che riporta tutto in equilibrio.
Un ringraziamento veramente speciale al signor Tonino Cavallaro per la cortesia e la simpatia dimostrate, al mio amico Claudio Romeo per avermi prestato le sue manine e a mio padre, che mi asseconda e mi segue.