Con una scala da 24 pollici e switch per attivare singolarmente i due pickup fino anche a mandarli in controfase, la Duo-Sonic sembra la meno tradizionale delle Fender, ma sa difendersi anche con un po' di anni sulle spalle.
Ogni volta dici "basta" e poi puntualmente ci ricaschi. Ma come resistere quando l'occasione si presenta, allettante e spudorata? Pare brutto opporsi, e allora siamo qui, che ci devo fare?
Adocchio una Fender Duo-Sonic II del '65, Dakota Red. Il prezzo è invitante, le condizioni apparentemente ottime. È a 230Km, ma appena ho un sabato libero me li faccio d'un fiato avanti e indietro, ed è fatta.
Digressione: la Duo-Sonic II è praticamente identica alla più famosa Mustang, ma invece del ponte con vibrato ha un hardtail senza corde passanti. La denominazione "II" deriva dal fatto che l'anno prima Fender ha modificato il modello, che era con switch più classico per i pickup, un battipenna di forma diversa e qualche altro dettaglio. Essendo subentrata CBS, è già presente il cosiddetto "transition logo".
La mia è una versione con scala da 24 pollici, ma era disponibile anche una a scala ancora più corta. Il manico è stampato "8 novembre 1965", i pickup anche e il tutto collima con la placca del manico. Saldature intonse, valigia rigida originale. Tutto collima, non ci sono parti sostituite di nessun tipo.
Il manico è in acero, la tastiera in palissandro relativamente chiaro. Di norma ci si dovrebbe aspettare un round lam, ovvero uno spessore uniforme della tastiera a seguire la curva del manico. Qui invece c'è una slab board. Indagando un po', le slab board si trovano piuttosto raramente in questo periodo su questo modello. L'ipotesi è che Fender, per garantire le consegne, abbia favorito su alcuni batch di produzione la velocità di costruzione (una passata in meno di lavorazione sulla tastiera) rispetto all'economia sul materiale.
La verniciatura è ovviamente alla nitro, molto sottile, ma lo strumento è stato talmente ben tenuto da avere praticamente zero segni e botte. Solo a luce radente si nota che c'è un checking finissimo ma quasi onnipresente. La sensazione è assolutamente non collosa al tatto, ma molto asciutta e quasi satinata. Non è un manico molto grosso, ma molto comodo per sezione. I tasti sono quasi intonsi, e molto molto fini.
Il body è privo di segni evidenti, il Dakota Red è diventato più scuro ove esposto alla luce, sotto il battipenna è di un tono più chiaro. Probabilmente, visto il peso contenuto, è in tiglio o pioppo. Il risultato è uno strumento molto leggero. Per chi avesse dubbi sul suono risultante, vediamoci più sotto.
I pickup sono con le basette grigie, marcati '65, cavi cloth, tutto immacolato (anche se coperto da sporcizia varia).
Cerco di spiegare come funzionino i selettori dei pickup, dato che chi non ha questa chitarra ha difficoltà a farsi un'idea precisa. Ogni pickup ha un selettore a tre posizioni, che sono On, Off e controfase. Il tutto dà otto possibili combinazioni:
Manico ON
Manico Controfase
Ponte ON
Ponte Controfase
Manico ON + Ponte ON
Manico Controfase + Ponte Controfase
Manico ON + Ponte Controfase
Manico Controfase + Ponte ON
e ok, c'è anche tutto OFF.
Le foto non sono della mia, ma è praticamente identica.
A questo punto temo di aver confuso di più la situazione. Provo a chiarire.
Le posizioni singole On sono facili: il manico suona quasi da Telecaster, con parecchie basse però, molto bilanciato. Al ponte, il paragone con le altre Fender è più difficile. Il suono è né Telecaster, né Stratocaster. È mai eccessivamente graffiante, e con meno twang di una Telecaster, ma più tranquillo.
Le due versioni controfase in sostanza tolgono una certa quantità di bassi e lasciano suoni molto usabili ma più incisivi. Quello al manico da distorto impasta meno, quello al ponte diventa ottimo coi fuzz.
Veniamo alla parte complicata, i due pickup assieme. Ammetto che è un po' disorientate.
Le versioni On insieme sono in fase, se si mette invece un On con un controfase, diventa hum-canceling (non che abbia molto fruscio). La On-On è non più potente in sé, ma più complessa come suono e conserva la personalità dei due pickup da soli, come pure la versione Controfase-Controfase.
Le versioni invece "incrociate" fanno cose strane. Dicevo che tolgono bassi, ma cambia anche la frequenza risonante, sono un po' honky ma ciascuna centrata su una frequenza diversa. Essendo un po' scariche di bassi, si prestano bene ai fuzz più pesanti, impastando poco e mantenendo definizione.
Ecco quindi spiegati i pickup, spero si sia capito qualcosa.
Sul suono, le sensazioni iniziali sono molto strane, sia per il peso contenuto, sia per la scala da 24". Il suono "corre" molto meno, che non vuol dire che non abbia sustain, parlo piuttosto della risposta di alti e bassi, che è molto diversa rispetto a una normale scala Fender. Già da spenta il suono è forte, un po' medioso, molto musicale, non è per nulla una chitarra "spenta". Accesa, in ogni configurazione la costante è una grandissima presenza, attacco definito ma mai violento, un'ottima dose di armoniche, tanto che più di pestare sulle corde, viene da accarezzarle.
I bassi ci sono, gli alti non sono striduli e c'è una bellissima complessità nel suono, che è molto tridimensionale, assolutamente non piatto.
La cosa un po' spaesante all'inizio sono le configurazioni in controfase ma, una volta capito più o meno cosa aspettarsi, tutto torna.
Il carattere complessivo è di un grande bilanciamento sonoro: è ottima per gli accordi, ma passando ai fraseggi la chitarra rimane egualmente vitale e reattiva. È anche del tutto diversa dalle Fender classiche, ovviamente, in modo molto piacevole. Cinquant'anni fa era uno strumento student, ma è fatto in modo impeccabile, sulla tastiera si vola, grazie a'una action bassa e ai tasti finissimi.
In definitiva: soddisfattissimo.
E adesso Basta. O no?