Carmen Consoli dice di costruire i suoi spettacoli sulla base dei posti in cui li indirizza.
Il concerto di Trieste che abbiamo recentemente seguito, nel magnificente Teatro Politeama Rossetti, riflette perfettamente questa direzione artistica. Abbiamo assistito a un concerto scritto, pensato e arrangiato per il teatro, suonato – proprio a detta della Consoli – in punta di plettro, con archi e tra atmosfere delicate e rarefatte. I pezzi proposti in questa vellutata pronuncia, quasi totalmente acustica, hanno favorito un contatto confidenziale col pubblico, creando una dimensione intima nella quale le canzoni arrivavano quasi come racconti che la cantante confidava alla platea.
La Consoli imbraccia la chitarra acustica per tutto il concerto che inizia addirittura da sola, lei con la sua sei corde al collo. Si accompagna sicura e canta i suoi brani in maniera perfetta, senza cali d'intensità e vigore interpretativo. La sua voce incanta: è fiera, forte, maledettamente personale, tecnicamente impressionante. Preserva, nei picchi dinamici più alti e sofferti, l’impatto viscerale e l'irruenza degli esordi ma colpisce per l’eleganza e la pacatezza maturate in una carriera oramai ventennale. Tutto il lavoro della band è esclusivamente focalizzato sulla valorizzazione del cantato della Consoli che è letteralmente coccolato dagli arrangiamenti leggeri dei musicisti. La chitarra elettrica di Massimo Roccaforte tesse arpeggi impalpabili che amalgamano la voce degli archi alla sezione ritmica. E anche il basso e la batteria, tutte al femminile con Luciana Luccini al basso e Fiamma Cardani alla batteria, pulsano rotonde e sornione, sempre sotto la voce della Consoli.
Unico preziosismo strumentale dello show è l’assolo della percussionista e corista Valentina Ferraiuolo che con voce e tamburello strega e squassa l’intero teatro; è lei il vero alter ego della Consoli in questo show. A pochi pezzi dalla fine del concerto, verrebbe da dire che di rock in questo spettacolo non ce n’è nemmeno l’ombra. E proprio in quel momento la Consoli attacca “Geisha”: sola con la chitarra - con un leggero accompagnamento di percussione - nei ritornelli strilla come una punk e la sua voce, affogata del delay, travolge e fa rabbrividire per potenza e cattiveria. E c'è più rock in questo inciso della Consoli, vestita da mamma elegante, signora della canzone d'autore italiana, che in tutti i talent che passa la Tv, messi assieme.
Così, se basta un solo ritornello a ricordarci chi è la più grande Cantantessa rock italiana degli ultimi vent’anni, l’intero concerto fa brillare un’artista di valore, originalità e spessore assoluti. Una cantautrice pura, scevra da mode, manierismi pop e animata solo dall’urgenza di raccontare e raccontarsi in musica.