di aleck [user #22654] - pubblicato il 29 aprile 2016 ore 19:15
Aprire per la prima volta la custodia della chitarra su misura appena sfornata dal liutaio di fiducia è un'esperienza unica e va condivisa. Ecco le prime foto e le prime note della Blackbeard Suscaster, un ibrido dal sapore californiano di legno bruciacchiato e pickup avvolti a mano.
Qualche mese fa vi ho raccontato come è nata la "mia" BlackBeard Suscaster. Insieme abbiamo ripercorso passo passo tutta la gestazione, dal concepimento alla nascita, ma il racconto era stato interrotto proprio un attimo prima della partenza dello strumento verso casa mia. Non vi ho raccontato del suo ingresso in famiglia né ho speso parole per descriverne il suono.
Lo strumento, partito dalla tana del suo creatore, è giunto a casa mia in circa tre giorni, percorrendo lungo la spina dorsale della penisola i 900km che dividono Merate e Bari. Come ricorderete, lo strumento era un regalo per i cinquant'anni di mio padre e abbiamo fatto in modo che arrivasse proprio in concomitanza con quella ricorrenza. Quando il corriere ha bussato in casa mia è sceso un emozionato silenzio. Mio padre è uscito, ha firmato e ha portato su il pacco, un voluminoso cartone ben imballato che custodiva una bellissima custodia in tweed. Il momento dell'apertura della custodia ha avuto un non so che di sacrale.
Giaceva, abbracciato dal pelo magenta della custodia, lo strumento che avevamo visto prender forma nei mesi precedenti ed era molto meglio di quanto immaginassimo. Lascio la descrizione dei primi momenti alle immagini, che saranno certo più eloquenti di quanto possa esserlo io.
Lo strumento è davvero meraviglioso, si vede la cura con cui è stato costruito. Ogni dettaglio è creato appositamente per raggiungere l'effetto desiderato. Si sente il lavoro manuale e si vede come ogni caratteristica sia frutto di prove e scelte ragionate per raggiungere lo stato dell'arte.
Toccando il corpo si ha la sensazione di accarezzare le mani di un anziano: le rughe, i calli, i segni di una vita che dicono molto della sua storia. Il manico, con le sue venature irregolari e tridimensionali, ricorda gli occhi di un vecchio viaggiatore che ha visto nella sua vita colori di paesi lontani, il blu profondo mare, il cielo terso e gli occhi di tante persone incrociate sulla strada. L'hardware invecchiato e le placche incise danno un tocco d'austerità e i pickup avvolti a mano, costruiti artigianalmente in ogni loro parte, scoperti e avvolti di spago, ricordano la vita rustica e contadina.
È raro che uno strumento appena nato abbia tanto da raccontare e tante suggestioni da offrire.
Il peso è contenuto, non basso ma neanche eccessivo, e il bilanciamento è ottimale. I tasti, gli storici "fretless wonder", sono perfettamente lucidati e adeguatamente levigati sui bordi. Le smussature e il contour del corpo offrono un'ergonomia ineguagliabile e il manico, spesso 23mm, riempie perfettamente la mano senza essere una mazza da baseball. La tastiera è piatta per agevolare a mio padre l'esecuzione: lui è abituato a una super-Strat di fine anni '80, non sopporta i manici eccessivamente vintage. Quando è arrivata, complice il lungo viaggio e la smania di mio padre per le corde rasoterra, le corde basse friggevano leggermente su alcuni tasti. Il problema è stato risolto in pochissimo tempo grazie alle indicazioni di Paolo "Mehari" "Barbanera" Lardera, un uomo dall'esperienza e dalla disponibilità addirittura superiori ai suoi tanti soprannomi!
Questa è sicuramente una delle cose più belle in questa esperienza: la chitarra è nostra, ma non per questo abbiamo tranciato i rapporti con la "madre naturale". Ecco, la gestante in questo caso ha un po' troppi peli in volto per somigliare a una bella mamma, ma l'amore che ha verso i suoi strumenti e la dedizione con cui è disposto a supportare (e sopportare) chi accoglie in casa propria una delle sue creature sono decisamente caratteristiche materne.
Attaccata all'ampli si fa apprezzare per la sua versatilità. Inaspettatamente, questa caratteristica non sacrifica affatto le peculiarità del suo carattere: abbiamo difronte uno strumento originalissimo, con una voce e un'anima inconfondibili. La mia Blackbeard ha il mojo ma è anche flessibilissima: non è camaleontica ma è un perfetto coltellino svizzero a sei corde.
Il pickup al manico, progetto originale di Paolo, offre un suono molto da Strat, arioso e nasale, se utilizzato a bobina dimezzata. A bobina intera offre invece un suono pieno, rotondo, potente. Giocando tra i due suoni si può tranquillamente coprire le esigenze di una chitarra ritmica e una solista. Il pickup centrale, il più anonimo dei tre, è molto tradizionale. Offre un suono medioso e chiaro, utile per le ritmiche funky ma, soprattutto, perfetto quando miscelato nelle posizioni intermedie. Il pickup al ponte è bilanciato e croccante in modalità humbucker mentre più sottile e squillante in modalità split-coil.
Le possibili combinazioni di suono sono, in totale, 13. Si spazia da un suono tipicamente Strat per raggiungere un suono che ricordi la Telecaster. L’humbucker non disdegna scapatelle in territorio hard e heavy, ma risulta indispensabile anche in territorio southern rock. Una combinazione inusuale è quella a tre pickup: un suono incredibilmente squillante, nasale e compresso, tagliente ma piacevole.
Che si suoni un una country band o in una formazione stoner rock, la BlackBeard sa come farsi notare. In ambito jazz non sono ancora riuscito a inserirla a dovere ma è sicuramente colpa mia, mentre in campo funky/blues è semplicemente perfetta: si trova nel suo habitat naturale.
Ogni giorno la apprezzo di più e, non fosse per la gelosia di mio padre, la farei provare e vedere a chiunque: se non la si tiene in mano si stenta a credere alle mie parole.
Ho provato anche a registrare qualcosa. Vi prego di sorvolare sulle mie capacità come chitarrista, sono consapevole di tutto. Concentratevi sullo strumento, è lei la protagonista.
Tiriamo le somme.
PRO: - rapporto qualità prezzo: ho una chitarra custom al prezzo di una Fender Standard - versatilità - bellezza e originalità - comodità ed ergonomia - qualità costruttiva e cura ai dettagli - suono.
CONTRO: - le manopole, per il mio gusto, oppongono poca resistenza alla rotazione e capita facilmente di ruotarle inavvertitamente - il settaggio era da sistemare ma siamo stati pienamente supportati da Paolo - che si è offerto anche di risistemarla a sue spese o raggiungerci nel caso non fossimo venuti a capo - e comunque il problema era legato al viaggio e a nostre errate indicazioni su come operare.
Questo è quanto. Per me è stata una grande esperienza, Paolo è una persona meravigliosa, un grande professionista, un uomo pieno di amore per quel che fa e i suoi strumenti sono dei capolavori. Vi saluto con le parole di Gabriele Cento e con la sua demo dello strumento, in modo da offrire il punto di vista di qualcuno meno coinvolto sentimentalmente:
"Una chitarra con tantissimi pregi, davvero! Quando arriva in studio uno strumento nuovo cerco di sapere il più possibile su di esso così da poter fare una demo che ne rispecchi (auspicabilmente) le caratteristiche sonore e tecniche. Quando ho sfiorato la Suscaster ho pensato <<hey ne voglio una uguale!>>. I legni erano lavorati e rifiniti in maniera ottimale, in perfetto stile BB ma forse con un tocco di ulteriore raffinatezza tecnica. È molto importante la sensazione che uno strumento trasmette alle mani e questa è tra le chitarre che in questo senso mi hanno colpito di più."